sabato 25 dicembre 2010

Detenuti palestinesi digiunano da ventinove giorni per protesta contro carcerazioni brutali e illegali


Mentre molti di noi (anche chi scrive, beninteso) sono occupati a venire a patti con la sostanziosa scorpacciata natalizia può essere utile rivolgere un pensiero a quanti, nella giornata odierna, non solo non hanno consumato alcun festivo banchetto, ma anzi, sono passati attraverso il ventinovesimo giorno di digiuno consecutivo.

Si tranquillizzino i nostri lettori, questa non é la solita predica un po' ipocrita e un po' pietistica sul problema della fame nel mondo, ma piuttosto una riflessione volta a coloro che della fame, della volontaria privazione del sostentamento, hanno fatto un'arma politica, per denunciare, a prezzo della loro stessa salute, le condizioni inumane in cui sono tenuti carcerati i detenuti arrestati dagli askari coloniali di Fatah, ansiosi di compiacere il bwana israeliano.

I gendarmi della West Bank hanno infatti arrestato centinaia di sostenitori e aderenti della Resistenza, trattenendoli in galera pur senza che nessuna accusa formale sia stata elevata loro contro, e anzi, persino dopo che la Suprema Corte di Giustizia dell'Anp si é pronunciata per il loro rilascio.

Ma, dai tempi del fallito Colpo di Stato tentato contro il legittimo Governo palestinese espresso da Hamas, l'Autorità nazionale palestinese é un organismo morto, totalmente soggetto all'arbirtri dei cacicchi di Fatah; per questo cinque detenuti hanno iniziato a rifiutare il cibo il 26 novembre scorso e toccheranno domani il mese esatto di sciopero della fame.

Essi sono:

-Ahmed Mohammed Yusri al-Uwaywi, arrestato il 15 settembre 2009, doveva essere scarcerato il 3 febbraio 2010,





-Majd Maher Abid, arrestato l'11 ottobre 2009, doveva essere scarcerato il 3 febbraio 2010,






-Muhammad Mahmoud Neiroukh, arrestato il 10 ottobre 2008, doveva essere scarcerato il 19 gennaio 2010,






-Wael Said al-Beitar, arrestato il 19 aprile 2009, ancora senza una imputazione precisa,






-Wisam Azzam al-Qawasama, arrestato l'8 ottobre 2009, doveva essere scarcerato il 19 gennaio 2010.

Israele augura "buon natale" ai palestinesi: un morto e tre feriti


L'esercito sionista ha fatto i suoi auguri di "Buon Natale" a Gaza, intensificando i propri attacchi contro la popolazione civile nel crudele quanto ottuso tentativo di fiaccarne lo spirito attraverso la violenza e il dolore: soldati dell'esercito più (im)morale del mondo hanno aperto il fuoco nella fascia Nord della Striscia di Gaza colpendo alla schiena un giovane pastore che accudiva il suo gregge. Il pastore, Salem Abu Heshish, é morto sotto i colpi degli assassini in uniforme, mentre altri tre ragazzi palestinesi sono stati feriti in un'altra zona della Striscia: uno é in condizioni disperate, mentre le condizioni degli altri due non destano preoccupazioni.

Adham Abu Selmiya, portavoce del legittimo Governo palestinese per i servizi medici, ha detto che i tre giovani sono stati fatti segno del fuoco sionista mentre raccoglievano detriti di cemento da sgretolare per farne sabbia da costruzione; secondo le cifre fornite dall'ONG Defence for Children International fra il 26 marzo e il 10 dicembre 2010 le truppe dello Stato ebraico hanno ucciso 19 bambini e ragazzi palestinesi impegnati in quest'attività, mentre sono state tredici le vittime dell'escalation di violenza israeliana dal primo dicembre a oggi. I feriti, invece, sono stati circa una trentina.

Buon Natale a tutti i nostri lettori!!!!



NEL GIORNO DEL SUO COMPLEANNO DELL'ANNO DI GRAZIA 2010
POSSIAMO SOLO CHIEDERCI,

SE TORNASSE TRA NOI,
COSA FAREBBE,

POTREBBE CHIEDERE A QUESTI RAGAZZI
DI NON TIRARE LE LORO PIETRE,

POTREBBE CHIEDERE A QUESTE DONNE
DI PORGERE L'ALTRA GUANCIA,

MA DOPO AVER VISTO QUESTO...QUESTO...E QUELLO

FORSE PIANGEREBBE DALLA RABBIA E DALLO SCONFORTO,

QUESTA E' LA MIA CASA,

LE COSE SONO ANDATE IN ROVINA,

COME POSSONO ACCADERE SIMILI INGIUSTIZIE?

IN QUESTA TERRA, SOTTO QUESTI ALBERI,

CHIEDEREBBE A QUESTO BAMBINO DI AVERE PAZIENZA,

CHIEDEREBBE A QUESTA RAGAZZA DI NON PERDERE LE SPERANZE,

CHIEDEREBBE A LORO DI PERSEVERARE,

O POPOLO DI PALESTINA

NON DISPERARE

NON TI ARRENDERE

PER L'AMORE, LA GIUSTIZIA E LA PACE,


TU PREVARRAI.

venerdì 24 dicembre 2010

Inchiesta del controspionaggio egiziano smaschera una rete del Mossad nel Sud-Est asiatico!!

Omar Suleiman, capo supremo dei servizi segreti egiziani dal 1993.

Le indagini scaturite dalla scoperta del tentativo di infiltrazione sionista nella rete di telecomunicazioni egiziana si sono allacciate con altri filoni d'inchiesta aperti dal controspionaggio del Cairo che hanno portato allo smascheramento di una nascente rete di contatti per operazioni del Mossad nel sud-est asiatico, tra Macao, Nepal, Laos e Cambogia.

La dirompente rivelazione é stata data oggi dal quotidiano Al-Shourouk, secondo il cui reportage i due israeliani che avevano reclutato e controllato Tareq Abdel Rezeq Hussein, affarista del ramo tessile e potenziale talpa dei servizi segreti dello Stato ebraico nella rete di comunicazioni egiziana, sarebbero stati riconosciuti e identificati positivamente nelle istantanee scattate a due operativi del Mossad avvistati a più riprese nei più diversi scenari dell'Asia sudorientale: dalle pendici dell'Himalaya ai Casinò dell'ex colonia portoghese.

Il primo a stupirsi della dettagliata descrizione degli spostamenti dei suoi contatti é stato proprio l'accusato Rezeq Hussein, che ha espresso la sua sorpresa di fronte alle prove concrete del serratissimo pedinamento a cui i servizi del Cairo hanno sottoposto i "colleghi" sionisti lungo una mezza dozzina di stati e diverse migliaia di chilometri. Con ogni probabilità questo saggio di bravura sancisce la fine inappellabile dei giorni in cui lo spionaggio di Tel Aviv poteva permettersi di guardare dall'alto in basso le agenzie degli stati vicini é finito per sempre.

La presenza di operativi israeliani nell'Asia del Sud-Est non deve sorprendere, lo Stato ebraico é fin troppo consapevole di come l'asse di potere della politica e dell'economia mondiale stia rapidamente migrando dal Nordamerica all'Asia e, come sembrano confermare queste notizie, cerca di muovere per tempo le proprie pedine, impiantando sul territorio una serie di contatti e strutture onde non farsi sorprendere dall'alba sel "Secolo Asiatico".

Il sindaco ultranazionalista di Nazareth-Illit ordina: "Alberi di Natale...verboten!!!"


Il sindaco ultranazionalista di un sobborgo di Nazareth chiamato Nazareth-Illit ha emesso un'ordinanza che proibisce esplicitamente la collocazione di alberi di Natale in luoghi pubblici, definendo la richiesta, che proveniva dalla consistente popolazione araba della cittadina "una provocazione".

Shimon Gepso, questo il nome del sindaco sionista che evidentemente ha bisogno di un ripasso di cosa vuol dire essere sindaco di una comunità, si é decisamente guadagnato l'iscrizione nel "libro dei cattivi" di Babbo Natale con questa azione, che ha rinforzato con le seguenti dichiarazioni odiose e malevole: "La richiesta degli arabi di decorare le piazze dei loro quartieri con alberi di Natale non verrà mai soddisfatta finché sarò sindaco io, perché questa é una cittadina ebraica, se vogliono vedere gli alberi di Natale possono andare a Nazareth".

Gli ha dato manforte nella "crociata anti-abete" il rabbino fondamentalista Yeshaya Herzl, che, forse dimentico di tutti i suoi correligionari che a Vienna, Berlino, Varsavia e Praga avevano adottato il "Tannenbaum" come simbolo laico delle festività invernali, ha definito l'erezione di abeti decorati addirittura "offensiva" per gli occhi ebraici.

"La posizione del sindaco é discriminatoria e razzista, ed é solo una parte degli atteggiamenti persecutori e ingiusti a cui, come comunità siamo sottoposti per tutto l'anno", dichiara Aziz Dahdal, un cittadino trentacinquenne, arabo di religione cristiana; oltre agli arabi cristiani (circa diecimila) Nazareth-Illit é anche abitata da molti russi, immigrati in Israele per via di lontane parentele ebraiche, che però non hanno rinunciato alla loro religione.

Shukri Awawdeh, membero del consiglio municipale, aggiunge: "Cristiani, Musulmani ed Ebrei sono sempre vissuti in pace, fianco a fianco, ma decisioni come quella di Gepso rischiano di incrinare un'atmosfera di convivenza e armonia che sarebbe importante non solo preservare, ma diffondere e incoraggiare". Il Grinch "Shimon Gepso", bilioso e malevolo come il protagonista del racconto natalizio é riuscito a rubare un simbolo del Natale, ma non potrà rubare ai cuori degli abitanti di Nazareth-Illit il significato profondo di una festa che é un messaggio d'amore per tutti gli uomini di buona volontà.

Videla condannato all'ergastolo! Un altro dittatore sudamericano molto amico di Israele!!


Una ottima notizia.

Jorge Videla é stato condannato all'ergastolo.

Nonostante tutto, nonostante i non luogo a procedere che sembravano avere "graziato" l'ex dittatore di Buenos Aires nel 1985, l'anno successivo alla caduta del regime militare che lui stesso aveva inaugurato col Golpe del '76, nonostante gli spalleggiamenti più o meno evidenti ricevuti dai presidenti Alfonsin e Menem nei primi anni di "normalizzazione" della società argentina emersa dagli orrori della repressione e della "Guerra Sucia", sporca, fatta di torture e di sparizioni, di bambini rubati e allevati dalle famiglie di coloro che ne avevano martirizzato i genitori, nonostante tutto questo, grazie anche alla dedizione al coraggio delle madri e delle nonne di scomparsi e rapiti, alla volontà del popolo argentino di fare giustizia, si é arrivati alla condanna, ergastolo, anche a trent'anni dai fatti, ergastolo, anche a un ottantunenne, ergastolo, perché certi crimini e certi orrori non vanno mai in prescrizione...ergastolo!
Una mappa delle principali attività israeliane in sostegno di regimi militari e razzisti, clicca qui per visualizzare una versione commentata.
Ovviamente, come tutte le buone notizie che parlano di libertà, di giustizia, di affermazione di diritti umani, di solidarietà e democrazia, anche questa sarà male accolta a Tel Aviv...nelle stanze del potere del regime sionista dell'Apartheid. Perché Israele, il 'bravo e democratico' Israele che piace tanto ai Saviano, ai Fassino, alle Nirenstein...é stato il miglior alleato e spalleggiatore della dittatura militare di Jorge videla e camerati. Lo Stato che millanta di essere stato costruito da poveri sopravvissuti dell'Olocausto stava spalla a spalla coi militari fascisti dello Stato che (ai tempi di Peron) aveva dato asilo a più criminali nazisti di qualunque altro (anche ad Adolf Eichmann).

Ma...come é possibile questo? Si chiederanno diversi, forse molti dei nostri lettori?

Dobbiamo sempre ricordare che: prima di tutto a Israele dell'Olocausto e delle sue vittime non potrebbe importare di meno, tranne quando si tratta di spremere risarcimenti allo Stato tedesco o alle banche svizzere, oppure a sviare l'attenzione del mondo occidentale di fronte ai suoi pogrom, alle sue invasioni e ai suoi massacri, pretendendo di costruirsi una "nobile ascendenza di sofferenti sopravvissuti a Buchenwald od Auschwitz" per evitare di pagare dazio di fronte alle assemblee e agli organismi internazionali per la propria inqualificabile condotta in politica interna ed estera.

Inoltre, allineato sulle posizioni di anticomunismo più estremo in ogni angolo del globo Israele trovava logico e naturale allearsi con colonnelli greci, dittatori sudamericani, razzisti afrikaner e persino neofascisti e neonazisti italiani...quello che importava era mettere i bastoni fra le ruote all'Urss la cui retorica della liberazione e dell'affrancamento delle masse oppresse, per quanto in gran parte -appunto- retorica, suonava tuttavia come stridore di unghie sulla lavagna per le orecchie sioniste, visto che in un sol colpo negava la legittimità a esistere dello Stato ebraico, costruito esattamente sulla spoliazione ed oppressione dei Palestinesi.

"Realpolitik" era la parola d'ordine, anche se voleva dire stringere la mano e battere pacche sulle spalle di gente che aveva aiutato i persecutori e gli sterminatori degli Ebrei di Praga, Varsavia, Stettino, Lodz, Leopoli, Kiev, Riga, Minsk.

La repressione argentina della Sporca Guerra fu aiutata da Israele, così come la ragnatela di quel vero e proprio "mercato comune" di attentati, rapimenti, assassini e intimidazioni che andava sotto il nome di "Operazione Condor" e che vide uomini delle polizie segrete di tutto il Sudamerica (Brasile, Bolivia, Colombia, Cile, Argentina ed altri ancora...) mettere in comune strutture, fondi, uomini e informazioni per meglio schiacciare i movimenti popolari di lotta e di Resistenza alla brutalità militare patrocinata da Washington e armata e addestrata da Tel Aviv.

Ma la cooperazione fra la dittatura argentina e Israele non si limitava all'intelligence e alla tortura, generali e ammiragli di Buenos Aires erano graditissimi ospiti di leader sionisti militari e civili e a loro volta li ospitavano, come quando, nel 1980, Yitzhak Rabin venne a rendere loro visita, proprio lui, Rabin il 'martire della pace', Rabin 'la colomba', andava in pellegrinaggio presso Videla, perché, ovviamente, c'erano buoni affari da portare a termine: nel 1977 Jimmy Carter aveva chiuso i rubinetti degli aiuti militari a un regime argentino ormai sempre meno presentabile sul piano internazionale, Israele si faceva avanti con armi buone quanto quelle 'yanqui' e molto ma molto meno pelo sullo stomaco per 'appena' trentamila desaparecidos e cose simili, che turbavano i benpensanti Stati uniti, ma non certo lo Stato ebraico.

Un vero e proprio diluvio di armi israeliane si riversò sugli increduli generali e ammiragli sudamericani: Mirage III e A-4 Skyhawk dismessi dall'IAF, missili Shafrir per equipaggiarli, battelli lanciamissili Dabur equipaggiati con missili antinave Gabriel, e la versione modificate del Mirage, il Nesher (che in Israele era diventato ridondante vista l'introduzione del suo successore, lo Kfir); tutto questo "ben di dio" militare venne messo alla prova contro la flotta di Madama Thatcher durante la Guerra delle Falklands/Malvinas, riuscendo per qualche tempo a tenere testa alle forze di una potenza europea, per quanto in declino come la Gran Bretagna.

Subita la sconfitta a opera di Albione, i messaggeri e procacciatori d'affari israeliani entrarono in frenesia: c'erano tutte le perdite della guerra da reintegrare e sostituire, e, resi ambiziosi dall'influenza che sapevano di avere, prospettavano grandi cose a venire: parlavano apertamente di rendere l'Argentina una "potenza sud atlantica", baluginavano possibili rivincite contro l'Inghilterra, ma la declinante popolarità dell'apparato militare presso una popolazione che era stata dapprima oppressa e terrorizzata, quindi trascinata in un'avventura bellica finita malissimo impedirono il realizzarsi di quei progetti sionisti in Argentina.

Ora, con l'ergastolo a Videla, quel capitolo molto fosco e deprimente nella storia del Paese fondato da Belgrano può dirsi finalmente chiuso, ma a tutti gli amici dell'Argentina, del Sudamerica e della Giustizia e della Democrazia, sta il compito di ricordare ciò che é stato e quanto Israele sia stato strumentale ed entusiasta nel sostenere e foraggiare una delle più infami dittature del continente.

Ali Abunimah sputtana un doppiogiochista della lobby filosionista olandese!

Ci perdonino il francesismo quanti di voi, impegnati nei preparativi natalizi, stanno forse dedicando a "Palaestina Felix" un momento di pausa fra le ultime compere e l'inizio della preparazione del cenone; scusateci, non é certo nostra intenzione rovinarvi l'appetito o l'atmosfera natalizia con linguaggio da trivio ma, come si dice, quando ci vuole ci vuole.

Perché, grazie al sempre ottimo e sempre affidabile portale "Electronic Intifada" siamo appena venuti a conoscenza di un colpo magistrale vibrato da Ali Abunimah, (autore palestinese-americano di cui vi avevamo già presentato l'intervento berlinese sul tema "Stato unico, unica soluzione per la Palestina"), contro un'estensione della lobby filosionista che pezzo per pezzo, poco alla volta, in maniera sorniona e vigliacca cerca di nutrire l'opinione pubblica di un paese civile e solidale come l'Olanda di "polpette avvelenate" made in Tel Aviv, distorcendo e inzuccherando la realtà della brutale segregazione e persecuzione che lo Stato ebraico impone agli abitanti della Palestina.

La metastasi in questione si chiama CIDI, che starebbe per centro di documentazione e informazione su israele, e, con ingegnoso ribaltamento della realtà di marca prettamente orwelliana, si ammanta di una sigla che corrisponde all'esatto opposto del suo fine primario: per meglio diffondere balle e menzogne su Israele, i dirigenti del Cidi hanno pensato bene di infiltrare uno del loro numero in una venue giornalistica apparentemente inattaccabile: Haaretz.

Conosciuto ai lacrimosi e teneroni sostenitori della "Soluzione a due Stati" come il più "liberale" e "progressista" giornale israeliano (il che vuol dire che condanna con aspre parole gli attacchi al Libano e i bombardamenti su Gaza, poi negli effetti non fa nulla per interromperli e prevenirli) esso é necessario all'impostura della finta democrazia sionista quanto il covone di fieno che ne sostenga un secondo, uguale e simmetrico, perché senza i finti pacifisti progressisti i veri ultranazionalisti razzisti dovrebbero ammettere di stare portando avanti un regime etnocratico con piani e finalità genocide e la colossale, insopportabile balla di "Israele democratico" cadrebbe finalmente al suolo davanti agli occhi di tutti.

Questo infiltrato del CIDI porta il nome molto esotico e "chutzpatico" di Cnaan Liphshiz, le cui sillabe rotolano fra palato e labbra con la stessa dolcezza speziata di una fettina di zenzero candito, lasciando perfino la puntura frizzante sull'apice della lingua con la zeta finale e, se lo chiamiamo infiltrato c'é un'ottima ragione: infatti in nessuno degli articoli pubblicati sulla 'progressista' testata israeliana si trova il benché menomo riferimento alla sua militanza nella colonna olandese della lobby ebraica, il che non solo costituirebbe QUANTOMENO un caso piuttosto palese di conflitto d'interesse, ma fa sorgere addirittura seri dubbi sull'onestà intellettuale dei capiservizio e capiredazione di Haaretz, o sulla loro capacità di verificare il background dei loro collaboratori.

Dal 2007 in avanti Lipshitz ha pubblicato almeno una cinquantina di articoli sull'Haaretz che citano estesamente informazioni e dati diffusi dal CIDI, in special modo dal suo Direttore esecutivo Ronny Naftaniel (foto sopra); naturalmente questi articoli, oltre a tacere il collegamento fra il loro autore da una parte e il CIDI e Naftaniel dall'altra non offrono nessuna critica o controcanto ai materiali forniti da essi, li presentano tout court come 'Word of God', e tramite essi cercano di sviare e influenzare il lettore in senso filo-israeliano, conseguentemente con gli intenti e gli obiettivi della lobby a sei punte.

Abunimah (da tenace e "tosto" segugio di notizie quale é) é riuscito persino a cogliere Lipshiz in castagna individuando due successive versioni della sua biografia, pubblicata come corredo alla sua progettata partecipazione all'ennesima geremiade sulla 'cultura ebraica' (eufemismo che la lobby sionista usa per indicare un baccanale celebrativo di Israele e del suo Apartheid), prevista, a scanso di fortunati eventi, per il prossimo 11 gennaio.
Clicca per ingrandire e leggere le due successive versioni della biografia di Lipshiz.
Nella prima versione si dice chiaramente che Lipshiz lasciò Israele "appositamente" per andare in Olanda a "lavorare per il CIDI", nella versione in seguito editata e corretta l'emigrazione del chutzpatico Lipshiz non ha più spiegazioni: chissà, forse l'irrefrenabile desiderio di odorare tulipani, o un imperioso appetito di Gouda.
Hmmmmm...Goudaa!!
Interrogati da Abunimah quelli del CIDI ammettono soltanto che il Lipshiz dopo essersi trasferito in Olanda avrebbe occasionalmente lavorato per loro, compilando delle tabelle statistiche sulla base di un contratto di collaborazione occasionale; la Redazione di Haaretz invece lo descrive come collaboratore sotto contratto fino all'agosto 2010, momento in cui é diventato solo un collaboratore free-lance.

Anche se il CIDI non ha dato ad Abunimah un time frame certo per l'inizio e la conclusione del progetto statistico di Lipshiz é chiaro che esso si é sovrapposto al periodo (dal 2007 fino all'agosto scorso) in cui era sotto regolare contratto pagato da Haaretz; sarebbe stata quindi normale deontologia giornalistica indicare la sua affiliazione alla lobby a sei punte olandese, in modo da informare il lettore che quelle che aveva appena recepito erano opinioni schierate (non diciamo "partigiane" perché siamo troppo sentimentalmente legati a quella parola per 'sporcarne' il retaggio applicandola a un sionista).

Evidentemente il chutzpatico Lipshiz, che nella sua bio si vanta del periodo passato nell'esercito più (im)morale del mondo come ufficiale dell'intelligence, si sta prolungando il servizio militare come può, come fanno tanti militaristi che, nostalgici dei tempi sotto le armi entrano un po' in "paranaia", continuando a comportarsi e atteggiarsi come se indossassero ancora le stellette. In quel caso Lipshiz sta interpretando il ruolo dello scout in territorio nemico, impegnato a raccogliere informazioni mentre le nega all'avversario: la manovra di dissimulazione di dove e con chi sia schierato sarebbe dunque pienamente spiegata.

Per quanto riguarda Haaretz, la sua condotta nell'affare non fa altro che confermarci come non possano esistere "sionisti buoni" o progressisti o liberali; speriamo che l'inchiesta di Abunimah convinca della stessa cosa anche tanti altri tenerosi sostenitori dell'illusione "a due Stati".

Netanyahu vuole a tutti i costi liberare Pollard, traditore del suo paese a favore di Israele


Negli ultimi due mesi il Primo Ministro likudnik Benyamin Netanyahu ha spesso sollevato la "questione" di Johnatan Pollard, cittadino statunitense ebreo incarcerato per alto tradimento e spionaggio a favore di Israele, per essere precisi la ha menzionata ben sei volte nel corso dei suoi colloqui col Presidente Obama e, con la certo più ricettiva Hillary Clinton, Segretario di Stato totalmente "azzerbinato" sui desiderata della potentissima e invadente lobby filosionista che avvolge Washington in una ferrea stretta.

Tale insistenza ripetuta, tanto interesse, é molto indicativo, per non dire, passateci il termine "incriminante", visto che i governanti israeliani, quando Pollard e sua moglie vennero arrestati nel 1985, dopo avere inutilmente cercato rifugion nell'Ambasciata israeliana a Washington ed esserne stati respinti con violenza (vatti a fidare dei sionisti!), dichiararono e ripeterono "ad nauseam" che Pollard e signora erano due "dilettanti" che si erano impelagati in una operazione di spionaggio "fai da te".

E allora perché tutto questo interesse?

E allora perché quando gli investigatori dei servizi segreti americani chiesero la collaborazione delle autorità di Tel Aviv per identificare e mettere sotto accusa i reclutatori e controllori di Pollard si videro sottoposti a ogni sorta di disguido, angheria, provocazione, guerriglia psicologica (tanto per citare qualche esempio: spostamenti da un hotel all'altro nel cuore della notte su fuoristrada oscurati che facevano tragitti lunghissimi su pessime strade, ufficialmente per 'motivi di sicurezza', in realtà per impedir loro di dormire e reintegrare le energie spese durante il giorno, routine di trascrizione di ogni domanda fatta ai colleghi del Mossad dall'inglese all'ebraico e viceversa anche se i loro interlocutori parlavano fluentissimamente inglese, bagagli danneggiati, trafugati e dati per persi...) fino a costringerli a lasciare il paese con un pugno di mosche?
Ebrei americani della lobby filoisraeliana fanno gazzarra per chiedere la liberazione del loro "eroe"...il traditore Johnatan Pollard.
 La verità é che Pollard é stata la principale e più importante fonte di informazioni provenienti dagli Usa e dirette a Israele di tutti gli anni '80, rubando, copiando, duplicando oltre 120 metri cubi di documenti riservati e segretissimi che poi lo Stato ebraico ha passato all'Urss o venduto al migliore offerente, causando agli Stati Uniti danni per miliardi e miliardi di dollari. Non che ci sia niente di male in ciò, anzi, ma ci si aspetterebbe che dopo aver scoperto una simile fuga di notizie la Casa Bianca operasse ritorsioni, sanzioni, mettesse all'indice tutto ciò che riguardasse Israele anche solo da lontano.
La lobby ebraica statunitense non soffre di alcun complesso di "doppia lealtà", la loro è una lealtà unica...tutta a favore di Israele!!
Invece, niente, gli Usa regalano ogni anno a Israele più di quanto spendano in aiuti per tutta l'Africa, l'AIPAC e gli altri gruppi di pressione sionisti dominano Washington e tengono in mano il Parlamento e la Casa Bianca, i media statunitensi, dai giornali ai network televisivi, sono tutti invariabilmente filoisraeliani.
Patetico e disingenuo tentativo di Cartoon sionista che vorrebbe mettere in cattiva luce le agenzie di intelligence Usa, che si "ostinano" a tenere in carcere Johnatan Pollard, il più grande traditore della storia americana...
Nel 1998, durante il suo primo termine di Governo Netanyahu riuscì a strappare a un ingenuo Bill Clinton la promessa di liberare Pollard; il Presidente Usa menzionò la cosa ai suoi collaboratori pensando che si sarebbe trattato di firmare due carte e portarlo in Israele...ma venne così violentemente investito dai vertici della CIA e della Marina (il servizio dove Pollard si era arruolato), che spiegarono dettagliatamente quanti e quali danni la "talpa" sionista aveva causato agli Usa, da far rapidamente e decisamente cadere ogni ambizione clintoniana verso grazie e gesti magnanimi.

L'odio e il disprezzo nei confronti del traditore Pollard sono talmente radicati (e totalmente giustificati) che vogliamo ricordare come, in sede di giudizio, la Corte andò ben oltre le richieste di condanna dei Procuratori generali dello Stato, che avevano chiesto una pena piuttosto mite, in linea con il reato di "Spionaggio per un alleato". Pollard venne invece condannato all'Ergastolo, pena che ha scontato per tutto l'ultimo quarto di secolo.

Israele é specializzato nello scatenare le sue operazioni più controverse e sanguinose quando l'attenzione collettiva del mondo é centrata altrove, per questo molte volte Israele ha iniziato le sue aggressioni e le sue violazioni dei Diritti Umani collettivi e individuali durante periodi di festa e di vacanza: nel 2006 attacco il Libano a metà luglio, nel 2008 si lanciò contro Gaza alla vigilia dell'anno nuovo (e con la presidenza Bush in pieno disarmo per la recente elezione obamiana), persino il vigliacco attacco a tradimento contro l'Egitto nel 1956 venne organizzato per l'ultima settimana di presidenza Eisenhower...forse dobbiamo prepararci a un nuovo "colpo di testa" dello Stato ebraico?

giovedì 23 dicembre 2010

Hamas deplora i bombardamenti sionisti e il servilismo di Fatah

Un portavoce del legittimo Governo palestinese di Gaza (espresso da Hamas in quanto assoluto vincitore delle libere e democratiche elezioni del 2006) ha ufficialmente condannato le operazioni militari contro la Striscia e i suoi abitanti, che nelle ultime settimane hanno subito una drammatica escalation, toccando punte di intensità e violenza di cui non si registrava l'eguale da molti mesi; la denuncia é stata resa pubblica durante un'affollata conferenza stampa tenutasi nella giornata di mercoledì 22 dicembre da Taher el-Nono, che ha altresì annunciato l'estensione di rimostranze ufficiali presso l'Assemblea generale delle Nazioni Unite, il Consiglio internazionale dei Diritti umani, la Lega araba e l'Organizzazione della Conferenza islamica, più altri organismi e comitati internazionali.

El-Nono ha dichiarato che tutti i gruppi di Resistenza palestinese sono stati indeboliti e allontanati gli uni dagli altri dai tentativi del Governo sionista di Netanyahu di diffondere sospetto e ostilità nel fronte avverso, non mancando di notare come, ai recenti attacchi delle forze armate israeliane contro Gaza, si sia accompagnata una repressione delle forze di sicurezza di Fatah contro esponenti e simpatizzanti di Hamas in Cisgiordania, che indica piuttosto chiaramente come almeno una parte del movimento di Mahmud Abbas agisca di concerto con le forze di occupazione ed aggressione dello Stato ebraico.

Secondo quanto riportato nel corso della conferenza stampa sarebbero esattamente 3.033 i sostenitori e affiliati di Hamas arrestati e detenuti nelle galere di Fatah, che in quanto fazione monopolista delle strutture e delle competenze che furono dell'Anp ne ha usurpato i compiti di polizia e sicurezza. Fra i prigionieri vi sono intellettuali, leader spirituali, accademici, membri di Consigli municipali regolarmente eletti, professionisti, imprenditori e semplici cittadini che hanno compiuto il solo crimine di impegnarsi attivamente per la superazione dell'Occupazione a fianco del movimento musulmano di Resistenza. I media locali che parlano della condizione dei prigionieri di Hamas rischiano censure e rappresaglie; mentre alle agenzie, testate e televisioni estere viene sistematicamente negato il permesso di poter documentare le loro sofferenze.

Lo squalo Dahlan infittisce le sue trame verso Abbas, ora chiede il sostegno dei filosionisti europei!


Ibrahim al-Darrawy, giornalista egiziano esperto di questioni palestinesi, ha recentemente affermato che Mohamed Dahlan, di gran lunga il più filoisraeliano e filoamericano fra gli esponenti di Fatah, avrebbe recentemente espresso il desiderio che alcuni suoi "contatti" europei, fra cui molti aderenti alla lobby filosionista, si "mettessero in moto" per esercitare pressioni sul Mahmud Abbas, dirigente della stessa formazione che fino al gennaio 2009 ha occupato la poltrona di presidente dell'Anp.

Le 'pressioni' che Dahlan vorrebbe veder sviluppate contro Abbas riguardano un suo ritorno in auge nella piccola schiera di "cacicchi" di Fatah che occupano le posizioni privilegiate nell'amministrazione della Cisgiordania, la parte di territorio palestinese occupato rimasta in mano di Abu Mazen e soci dopo il loro fallito tentativo di Colpo di Stato contro il legittimo governo espresso da Hamas in conseguenza della sua schiacciante vittoria elettorale del 2006.
"Sì...pronto? Parlo dall'ufficio di Mohamed Dahlan...allora, ci porti cinque kebab di agnello completi di tutto, sì, molto piccanti...e patatine a parte...poi...due vaschette grandi di tabouleh..."
Dahlan sosterrebbe di avere un nuovo piano "a prova di errore" per 'farla finita' con Hamas e distruggere il prestigio politico e il sostegno popolare di cui gode il movimento musulmano di Resistenza. Senza dubbio un "colpo" simile cancellerebbe l'onta e l'umiliazione patite da Dahlan, nativo della Striscia di Gaza, nel 2007, quando, durante gli scontri coi militari di Hamas i suoi uomini (egli era all'epoca responsabile della Sicurezza dell'Anp) furono i primi a venire scacciati e messi in fuga dalla Striscia come altrettanti cani bastonati: le immagini del suo studio occupato dagli armati di Hamas che tenevano i piedi calzati di anfibi sulla sua scrivania e parlavano al suo telefono personale fecero il giro del mondo arabo e non solo.
Manifesto commemorativo di Hamas per Mahmoud al-Mabhouh, ucciso grazie alla cooperazione fra il Mossad e Mohamed Dahlan.
Da allora, come uno Iago verde di bile e desideroso di vendetta, Dahlan si é ancora più avvicinato a Israele, arrivando persino a servirsi di due suoi ex-dipendenti della Sicurezza di Gaza come "battistrada" per il commando di assassini del Mossad che, a Dubai, ha ucciso in un agguato il dirigente di Hamas Mahmoud al-Mabhouh; c'é da essere piuttosto certi che anche in questo suo nuovo piano "a prova d'errore" vi sia più che lo zampino dei servizi segreti ebraici.

Mohamed Dahlan, all'apice della sua influenza, controllava tramite le varie agenzie di sicurezza dell'Anp, un totale di 20.000 uomini, ed era così riverito e temuto che i Palestinesi parlavano della Striscia di Gaza come "Dahlanistan"...tuttavia la sua popolarità (e il suo potere) ricevettero una prima grave scossa quando si scoprì che i doganieri del valico di frontiera di Karni dirottavano il 40% delle imposte di dogana riscosse direttamente sul suo conto corrente personale.

L'aviazione sionista bombarda e distrugge un caseificio a Gaza, per meglio affamare gli abitanti della Striscia!


Rovine. E polvere.

E' tutto ciò che rimane di un impianto di trasformazione lattiero-caseario della Striscia di Gaza, deliberatamente attaccato e bombardato da aerei da guerra dell'aviazione sionista, nella fascia centrale della Striscia di Gaza, colpito con precisione dalle armi altamente tecnologiche comprate e pagate coi dollari che "Zio Sam" concede con grande prodigalità a Tel Aviv, prelevandoli dal gettito fiscale dei contribuenti americani. Prima dell'attacco l'impianto aveva tre linee di produzione, per la pastorizzazione del latte e la sua trasformazione in burro e formaggi che poi venivano distribuiti in tutta la Striscia, andando a mitigare le carenze alimentari della popolazione, sottoposta da quattro anni a uno stringentissiomo assedio.

L'impianto dava da lavorare e da vivere a quaranta nuclei familiari che erano coinvolti nelle sue operazioni: dopo il passaggio degli Attila con la Stella di Davide a Gaza ci sono migliaia di famiglie senza latte e burro per i propri bambini e diverse dozzine di disoccupati in più. Se c'é una cosa che Israele non riesce a sopportare é la vista del popolo di Gaza che, grazie al suo ingegno e alla sua industriosità (non certo foraggiate da tre miliardi di dollari di "aiuti" all'anno) riesce comunque a sopravvivere e prosperare...Israele é incapace di veder prosperare i suoi vicini, non vuole vicini con cui vivere in pace e alla pari, ma solo nemici e schiavi.

Due missili aria-terra "maverick" sono stati lanciati contro l'impianto, distruggendone i macchinari oltre ogni capacità di recupero e facendo collassare l'intera struttura sui loro rottami; il bombardamento aereo si é inserito in una cornice di rinnovati attacchi contro le infrstrutture civili e le attività economiche di Gaza, condotti con crudele precisione secondo la nuova e disumana dottrina operativa dell'esercito più (im)morale del mondo, che punta a concentrare gli sforzi contro i civili per mettere in crisi le strutture e i quadri della Resistenza organizzata.

Controllando le macerie del caseificio, Shadi al-Batsch, ormai ex-capo delle operazioni, ha rivelato ai che l'impianto era stato inaugurato ben dopo l'inizio dello strangolamento sionista del "ghetto" di Gaza e che la sua operatività era un meraviglioso sogno realizzato, un sogno che indispettiva troppo gli occhi del malvagio gigante israeliano, che ha pensato bene di schiacciarlo e distruggerlo dal cielo.
"Ci saranno danni per almeno un milione, un milione e centomila nuovi shekel (circa 230mila Euro) ma, a parte i danni finanziari diretti, altre tribolazioni economiche saranno inflitte di rovescio a coloro che si impegnavano nella fornitura dei materiali per il confezionamento, nella distribuzione, persino nella raccolta e nel riciclaggio dei contenitori usati".


Nei pressi del caseificio distrutto sorgono anche un'installazione di acquacoltura, un parco pubblico, un'area giochi per i bambini e un allevamento di pollame; il parco e l'area giochi sono sempre stati una meta popolare per genitori e scolaresche ed erano attrezzati con un mini-treno panoramico che passava molto vicino alla centrale del latte; possiamo solo immaginare quali sarebbero state le conseguenze se dei bambini fossero stati coinvolti nell'attacco sionista.

Una comitiva di giovani studenti palestinesi é arrivata al parco proprio mentre il signor Al-Batsch visitava le rovine; le loro reazioni di fronte allo spettacolo di desolazione sono composte, ma molto determinate; interrogati se non temono un nuovo attacco israeliano sulla zona rispondono: "Abbiamo saputo dell'attacco ma siamo voluti venire lo stesso, tanto gli israeliani possono bombardare tutta Gaza, quindi...che cosa pensano di fare, di ottenere, bombardando un posto come questo? Che diritto pensano di avere? Questo é uno dei pochi posti dove ragazzi, bambini e famiglie possono venire per divertirsi e scaricare un po' di stress".

Ed é proprio per questo, ovviamente, che Israele, nella sua guerra alla normalità e alla felicità dei cittadini di Gaza, decide di colpire simili obiettivi.