sabato 26 febbraio 2011

Magnate del porno sionista ricatta centro di cultura gay newyorchese che sostiene i diritti dei Palestinesi!


Il signor Michael Lucas é un sionista.

Il signor Lucas, per lavoro, produce film pornografici, dove non appaiono donne.

Qualche altro sito, dotato di minore integrità morale del nostro, farebbe una facile ironia sull'attività lavorativa di Mister Lucas.

Non noi.

Fino a che il signor Lucas paga i suoi attori il minimo sindacale e non si approfitta di loro per quanto ci riguarda può produrre tutti i film porno gay che vuole.

Ma il signor Lucas, a parte la sua carriera di pornografo, é un sionista.

Come tutti i sionisti convinti egli non può accettare che altre persone manifestino democraticamente in favore dei diritti dei Palestinesi.

Perciò il signor Lucas ha esplicitamente ricattato il Centro di Cultura omosessuale "New York City’s LGBT Center" affinché cancellasse un progettato evento contro l'Apartheid in vigore in Israele.

Non solo.

Unendo "l'utile al dilettevole" il signor Lucas ha usato le rovine di villaggi palestinesi distrutti nella Nakba, l'invasione violenta della Palestina da parte dei miliziani sionisti, punteggiata da violenze e massacri, come "set" per una delle sue opere, in modo che gli 'stalloni' della sua scuderia 'versassero il loro seme' sulle pietre delle case palestinesi distrutte 63 anni fa dai sionisti trionfanti.

Quale modo migliore per "giudaizzare" la Palestina?

Vi ricordate "Vittime di Guerra" di Brian de Palma, con Sean Penn e Michael J. Fox?
Vi ricordate Sean Penn, marine muscoloso e deficiente, che mollava l'M-16, si afferrava il "pacco" e strillava: "Questa é un'arma!"

E' anche quello che pensa il signor Lucas.

E questo, signor Lucas, é veramente schifoso.

E' schifoso non perché riguarda il sesso, o la sua parodia, o la sua estremizzazione per fini commerciali.

E' schifoso perché é offensivo, perché é FATTO con l'intenzione di offendere.

Che ne penserebbe signor Lucas, se qualcuno girasse un film porno ad Auschwitz? Magari con attori in divisa da SS che mimano stupri su altri vestiti da prigionieri?

Ci fermiamo qui Mister Lucas, perché non vorremmo darle delle idee.

Chi fa quel che ha fatto lei non conosce decenza o vergogna.

Potrebbe persino farci un pensierino...

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Truppe sioniste attaccano dimostrazione pacifica nella cittadina di Al-Khalil!


Cinque dimostranti palestinesi sono stati feriti più o meno gravemente da proiettili di plastica con anima in metallo sparatigli contro dalle truppe sioniste mentre dimostravano pacificamente per la riapertura di Shuhada Street, l'ormai celebre "Strada dei Martiri" nella cittadina cisgiordana di Al-Khalil. Quattro attivisti internazionali per i diritti umani sono stati arrestati durante gli scontri, che hanno visto i gorilla in uniforme dell'Apartheid ebraico accanirsi con l'usuale insensata violenza contro civili disarmati che reclamavano per il recupero della loro libertà di movimento.

Numerosi testimoni oculari hanno riportato che le truppe sioniste hanno iniziato senza alcuna provovazione a lanciare candelotti di gas urticanti, granate sonore e proiettili di plastica, indirizzando i colpi direttamente alla testa e al volto dei dimostranti, in spregio a qualunque norma di impiego delle 'munizioni non-letali' (le munizioni restano 'non letali' solo e soltanto se sparate al corpo, ma possono sortire l'effetto di un regolare proiettile di piombo se sparate al cranio o agli occhi).



Shuhada Street é rimasta chiusa al traffico fin dal 1994, ben diciassette anni fa, quando il colono ebreo-americano fondamentalista Baruch Goldstein, travestito da soldato, entrò nella sala di preghiera della Moschea Ibrahimi e iniziò a sparare alle spalle alla folla di fedeli musulmani lì riuniti, uccidendo trenta persone e ferendone oltre cento; da allora la strada é stata chiusa e interdetta al traffico e, regolarmente, gli abitanti di Al-Khalil ne chiedono la riapertura.


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Diritto al Ritorno: un cartoon esplicativo


SIONISTA: E' irrealistico che DOPO BEN 63 ANNI i Palestinesi pretendano ancora di tornare nella loro patria!


PALESTINESE: C'é QUALCUNO che pretenderebbe di essere tornato dopo TREMILA!

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Netanyahu se la prende per il "sì" tedesco alla Risoluzione anti-coloni: la Merkel lo 'sculaccia'...al telefono!


Nuova debacle diplomatica per il povero Benji Netanyahu, che, dopo avere espresso disappunto per l'annunciato voto favorevole della Repubblica federale tedesca alla bozza di risoluzione anti-colonie presentata al Consiglio di Sicurezza dell'ONU (e prontamente silurata dagli Stati Uniti, asserviti alla 'Lobby a Sei Punte'), parlando al telefono con la burrosa Dama Merkel la ha vista, o meglio, sentita, smettere i panni dell'affidabile patronessa del sionismo, e indossare quelli della virago castigatrice, esprimendo la sua forte disistima per l'azione politico-diplomatica di Benji nei termini più netti.

"Lei non ha fatto as-so-lu-ta-men-te niente per portare avanti il 'processo di pace'!" é stata una delle tante espressioni censorie dell'ex "Ragazza dell'Est", che ha poi rincarato la dose: "Come si permette, come OSA criticare il nostro operato?". La telefonata conferma e sottolinea l'impazienza e la delusione che si diffondono nelle capitali europee a guida conservatrice per la maniera sorniona e opportunistica con cui lo Stato ebraico continua nella sua politica di aggressione, persecuzione e pulizia etnica contro i Palestinesi.

Netanyahu, a corto di giustificazioni come lo scolaretto 'beccato' dalla maestra senza il compito fatto, non é riuscito altro che a balbettare debolmente la sua intenzione di "lanciare una nuova iniziativa con un discorso che terrò tra due o tre settimane". Pure, Dama Merkel, di cui abbiamo precedentemente testimoniato la disponibilità a fornire Israele di avanzati sistemi d'arma per i suoi 'assassini mirati' e di rimpinzare il 'Tribunale per il Libano' di filosionisti di tre e quattro cotte per trasformarlo in un'arma politica al servizio di Tel Aviv, aveva già dato voce al suo disappunto con la condotta politica del governo di ultradestra razzista presieduto da Netanyahu, nel corso di un suo recente viaggio nello Stato ebraico.

Delle due l'una: o il rimprovero di Dama Merkel non era stato espresso in maniera abbastanza esplicita da venire captato dalle deboli 'antenne radar' di Netanyahu o il povero Benji, pur occupando lo scranno governativo più alto, é talmente succube delle componenti più estremiste e fasciste del suo gabinetto, da non aver modo di influenzarne l'azione o le decisioni. Imbecillità o impotenza congenita? Qualunque diagnosi si riveli corretta le prospettive sono bige per il capo del Likud e per lo status internazionale della sua ammucchiata di coloni fanatici, sostenitori dell'Apartheid, catorci militaristi e altri scombinati.

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Gheddafi trincerato a Tripoli vede ministri e generali passare ai ribelli: insorta anche una base aerea?


La rivoluzione libica é arrivata a una svolta decisiva. Nonostante i rapporti parlino di misure e rappresaglie sempre più disperate da parte di Gheddafi e dei suoi seguaci sembra ormai chiaro che il regime gioca di rimessa e non ha più il pallino della situazione, che gli é sfuggita definitivamente di mano quando, liberata la Cirenaica, l'onda lunga dell'insurrezione e della ribellione ha iniziato a marciare verso ovest, in direzione della capitale.

Sarebbe proprio a Tripoli, secondo le agenzie riprese, fra gli altri, dal quotidiano britannico "Guardian" che nella giornata di ieri si sarebbero accese violente manifestazioni contro il Colonnello e la sua corte, ormai rinserrata nel complesso di Bab el-Aziziya. Voci per ora non confermate, ma che trovano un certo credito nei circoli di libici emigrati, vorrebbero che anche la base aerea di Mitiga (prima conosciuta come Wheelus Air Base) sia insorta denunciando il regime e i suoi eccessi e abbia lanciato un appello alla rivolta ai compagni d'arme.

Visto che la maggior parte degli ufficiali e del personale aeronautico vengono dalla stessa tribù e sono quindi legati da rapporti clanici e di parentela, tale appello potrebbe avere molto più peso e molto più successo di quanto non si protrebbe sospettare in prima istanza. Altri appelli all'insurrezione sono arrivati dai capi militari cirenaici, già da alcuni giorni ribellatisi agli ordini provenienti dalla capitale. Oltre a diversi ufficiali dell'Esercito anche Abdul Fattah Younis, Ministro dell'Interno e capo di una brigata scelta di commando ha abbandonato il campo pro-Gheddafi per unirsi agli insorti.

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venerdì 25 febbraio 2011

Israele perseguita un vescovo evangelista che aiutava i Palestinesi a comprare regolarmente casa a Gerusalemme!

Il Ministero degli Interni dello Stato ebraico si rifiuta di rinnovare il permesso di soggiorno al Vescovo evangelista Suhail Doany.

Il motivo sta nel fatto che Monsignor Doany, che risiede da anni a Gerusalemme, avrebbe fatto da garante per famiglie di Palestinesi che hanno potuto, grazie al suo intervento, acquistare regolarmente delle case e degli appartamenti a Gerusalemme Est da proprietari ebrei, in maniera da non poter essere sfrattati.

Nei progetti di giudaizzazione forzata di Gerusalemme che lo Stato dell'Apartheid porta avanti con inusitata violenza un ruolo molto importante hanno gli sfratti e le evizioni, che permettono di cacciare ogni anno centinaia e centinaia di famiglie palestinesi dalla Città santa in maniera da creare "spazio vitale" da far riempire a sciami di coloni ebrei fondamentalisti.

In una recente intervista telefonica il Vescovo Doany ha dichiarato che ciò che ha fatto é perfettamente legale e regolare e che lo rifarebbe mille volte e che ha tutte le intenzioni di portare il suo caso di fronte alle più alte autorità giudiziarie per ottenere la revoca di ogni addebito e il rinnovo del permesso di soggiorno, che gli é dovuto in base agli accordi stipulati tra Tel Aviv e la sua Chiesa.

Da questo evento si evince che la politica di minacce e intimidazioni sioniste contro leader religiosi che hanno il coraggio di combattere le pratiche israeliane di Apartheid e persecuzione etnica non é limitata a qualche 'barbuto sceicco islamico', ma colpisce anche bianchissimi e cristianissimi vescovi anglosassoni 'colpevoli' secondo la distorta mentalità sionista, di difendere il diritto di famiglie che DA SEMPRE hanno vissuto in Palestina di rimanerci anziché doversi trasformare in profughi per 'fare spazio' a qualche violenta tribù di settler appena scesi dall'aereo.

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Centinaia di spagnoli dimostrano contro la visita madrilena del criminale di guerra Shimon Peres!



Centinaia e centinaia di manifestanti spagnoli si sono riuniti davanti al Ministero degli Affari Esteri di Madrid per protestare contro l'accoglienza riservata al criminale di guerra Shimon Peres, attualmente Presidente dello Stato sionista dell'Apartheid, che é in visita nel paese iberico. A loro fianco sono scesi in piazza anche immigrati nordafricani, arabi e palestinesi che vivono in Spagna da anni, alcuni fuggiti proprio dalle persecuzioni israeliane o di qualche regime repressivo alleato di Tel Aviv, come per esempio l'Egitto di Mubarak.

Sono stati esposti cartelli e striscioni che denunciavano Peres come un individuo che dovrebbe essere arrestato e processato piuttosto che accolto e onorato come un capo di stato, e slogan in merito come: "Peres assassino" "Palestina libera" e altri sono stati scanditi fra battiti di mani e sventolio di bandiere nazionali palestinesi. Gli spagnoli sanno bene cosa voglia dire vivere sotto un regime militare fascista e molti di loro ricordano ancora come il caudillo Francisco Franco nel dopoguerra avesse coltivato ottimi rapporti con Tel Aviv, come tutti i dittatori di destra (tra cui i suoi 'colleghi' Salazar, i colonnelli greci e simili).

I manifestanti hanno chiesto che, lungi dal coltivare 'amichevoli' rapporti col regime dell'Apartheid ebraico, la Spagna faccia sentire la sua voce nel consesso europeo per chiedere ai leader sionisti una condotta responsabile e rispettosa del Diritto internazionale, sotto pena delle sanzioni economiche e dell'isolamento politico che molto già hanno fatto per abbattere un regime razzista ottimo amico di Israele, quello sudafricano.


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Abu Teir: "L'arresto di Raed Salah é una scoperta mossa intimidatoria!"

Abu Teir in compagnia del portavoce greco-ortodosso Atallah Hanna
 Il celebre deputato gerosolimitano in esilio, Mohammed Abu Teir, ha condannato l'arresto dello Sceicco Raed Salah, definendolo un nuovo tentativo israeliano di "mettere il bavaglio" alle voci palestinesi che si levano in difesa dell'unicità storica e culturale di Gerusalemme.
Anche Abu Teir ha conosciuto la prigionia per la sua coraggiosa lotta contro l'Apartheid israeliano
Salah, leader riconosciuto del Movimento musulmano in Israele, é stato letteralmente rapito dalla sua auto in mezzo a una strada di Sheikh Jarrah, martedì 22 febbraio, mentre tornava da un pacifico sit-in a Silwan, dove si era dimostrato contro i tentativi sionisti di giudaizzare a forza Gerusalemme 'inoculando' nel suo tessuto dosi massicce di coloni fondamentalisti ebrei.

Abu Teir sostiene che la strategia israeliana vorrebbe in primo luogo togliere un sostenitore tanto prestigioso e rispettato al movimento palestinese in difesa di Gerusalemme, in second'ordine, poi, tenterebbe di 'intimidire' lo stesso Saleh, scoraggiandolo dall'esporsi in simili iniziative in futuro. Il parlamentare ha però contemporaneamente riconosciuto che su un uomo di forte fibra morale come Salah tale 'minaccia' non farà altro che rafforzare la sua determinazione a impegnarsi contro le mire e le manovre del regime dell'Apartheid ebraico.

Abu Teir ha concluso invitando tutti gli arabi, i musulmani e i sostenitori della Giustizia e del Diritto ovunque essi si trovino ad aiutare i Palestinesi di Gerusalemme e di Israele a resistere ai tentativi sionisti di privarli dei loro diritti, della loro dignità, del loro retaggio storico e culturale.

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Ragazzino palestinese aggredito in carcere da stupratori israeliani!


Secondo la testimonianza di alcuni avvocati per i Diritti umani, che avrebbero raccolto testimonianze in proposito durante le loro visite a detenuti minorenni nelle carcere israeliane, un ragazzino palestinese tenuto nel carcere di Etzion avrebbe subito un tentativo di violenza sessuale da parte di agenti dello Shin Bet, la polizia politica del regime sionista.

Dopo il tentativo, gli agenti dello Shin Bet avrebbero detto al ragazzino che non sarebbe riuscito a sottrarsi alle loro "attenzioni" per sempre e che se avesse voluto firmare una confessione dove accusava altri suoi coetanei di avere 'lanciato pietre' contro le forze di occupazione israeliane, sarebbe potuto uscire di prigione in brevissimo tempo.

Il regime dell'Apartheid israeliano é famigerato per le condizioni umilianti e disumane in cui tiene i detenuti palestinesi, anche minorenni, costretti in celle piccolissime, buie e malsane, negando loro le visite di genitori e parenti nemmeno fossero ergastolani pericolosi.

Accusati di 'lancio di pietre', la maggior parte dei detenuti minorenni palestinesi sono in realtà stati fermati mentre giocavano in strada, mentre andavano a scuola o addirittura rapiti durante raid sionisti nelle loro case. Gli israeliani si meritano benissimo l'appellativo di "ladri di bambini".

Diverse associazioni internazionali per i Diritti umani hanno confermato che secondini e agenti dello Shin Bet spesso usano la prospettiva della violenza sessuale come arma di tortura psicologica per estorcere confessioni preconfezionate ai detenuti palestinesi, anche bambini e ragazzi.

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La Jihad islamica onora il martire Adel Jandiya, caduto sotto l'ennesimo attacco israeliano non provocato


Un nuovo nome si é aggiunto ieri alla lunghissima lista di coloro che sono caduti, versando il proprio sangue, militando per la Causa nazionale palestinese nelle fila della Resistenza armata. Adel Jandiya, membro dell'ala militare del Movimento per la Jihad islamica in Palestina, é stato proclamato morto nella notte tra mercoledì e giovedì, dopo che le ferite che aveva ricevuto in un attacco israeliano nel pomeriggio del 23 febbraio si erano criticamente aggravate.

Secondo il tradizionale costume arabo e palestinese le esequie si sono svolte nel giro di poche ore dopo la morte, con la salma del giovane, avvolta in un bianco sudario su cui spiccava il vessillo nero e oro della Jihad, che é stata portata a spalle per le strade del suo quartiere natio, con la folla che si accalcava attorno alla spoglia del nuovo "Shaheed" ('martire') per toccarla o carezzarla.

Un portavoce delle Brigate Al-Quds, di cui Adel faceva parte, ha giurato che il gruppo non lascerà invendicata la sua morte, avvenuta durante l'ennesimo bombardamento non provocato da parte delle forze armate israeliane contro la Striscia di Gaza, uno dei molti modi sornioni e vigliacchi con cui i generali sionisti stanno 'approfittando' della massiccia distrazione dell'opinione pubblica internazionale, fissa su Tripoli e i fatti di Libia, per portare avanti la loro agenda di aggressione e persecuzione contro i Palestinesi.

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giovedì 24 febbraio 2011

Il "Kismet" di Muammar Gheddafi, 1970-2011

Quarantun anni orsono.

Si teneva un summit della Lega Araba al Cairo, il 27 settembre 1970, Gamal Nasser, stanco e provato dai continui viaggi a Mosca per le terapie con cui cercava di tenere sotto controllo il suo diabete e il suo cuore malandato, faceva gli onori di casa nel migliore dei modi a un vasto stuolo di ospiti che andavano dai monarchi degli emirati e sceiccati del petrolio, risplendenti nei loro costumi tradizionali riccamente decorati, a leader e presidenti che preferivano le giacche di taglio occidentale o il contegno marziale delle uniformi, ora mimetiche, ora gallonate.

Fra costoro, si contava la presenza di un 'nuovo arrivato', un baldo ventisettenne che, a capo di un circolo di ufficiali nazionalisti libici aveva detronizzato l'anziano e malato Re Idris dei Senussi, sovrano ottantenne che svendeva a prezzo di costo le ricchezze di petrolio e metano del paese alle "Sette sorelle" dell'imperialismo petrolifero anglo-americano e concedeva basi aeree all'aviazione a stelle e strisce.
Contro quello stato di cose Muammar Gheddafi e i suoi camerati erano insorti, cacciando il Re compromesso con lo straniero, ristabilendo "l'onore nazionale" in una fiammata di fervore patriottico; dopo essersi via via liberato dei compagni di strada il giovane ufficiale era rimasto unico e ultimo arbitro del destino di Tripolitania e Cirenaica, oltre che dell'immenso retroterra interno che aveva fatto denominare la Libia "scatolone di sabbia" a un politico italiano che non poteva sospettare quanta ricchezza fosse celata nel suo sottosuolo.

Gheddafi, circondato da sovrani adusi al potere da secoli e da leader che erano i suoi "idoli" come Bourghiba, Houari Boumediène e lo stesso Nasser, cercava disperatamente di darsi un tono, "compensando" le sue insicurezze e timidezze con un atteggiamento confidenziale e spavaldo, e aggirandosi con una pistola infilata nel cinturone, senza fondina, alla bravaccia, come una specie di reincarnazione di Pavolini.

L'attenzione dei convenuti era concentrata su Hussein, il piccolo reuccio di Giordania che, limitato nei sentimenti umani quanto nello sviluppo verticale (De André avrebbe detto "col cuore troppo vicino al buco del culo"), aveva pochi giorni addietro deciso di scatenare i suoi pretoriani beduini contro i Palestinesi dei campi profughi transgiordani "colpevoli" secondo il piccolo sovrano Hascemita, di preferire l'autorità di Yasser Arafat e dei suoi miliziani di Al-Fatah a quella dei reali gendarmi giordani.

Certo, chi conosce Fatah come la congrega di cacicchi calabraghe e collaborazionisti che é oggi stenterà a credere che un tempo fosse un'ardita banda di guerriglieri ribelli come quelli di "Guerre Stellari", ma, ricordiamo ai nostri lettori, si parla di quarantun anni fa. Hussein aveva avuto dunque modo di supervisionare lo scempio fatto dagli obici inglesi da 76 millimetri impiegati ad alzo zero contro le baracche dei rifugiati, prima di partire per il Cairo, e la portata e le conseguenze delle sue azioni erano, ovviamente, sulla bocca di tutti i convenuti.

Muammar Gheddafi, vedendo la possibilità di mettersi in luce, si lanciò in un commento tranchant: "Hussein di Giordania é un pazzo ad aver usato così indiscriminatamente l'Esercito contro la sua stessa gente, dovrebbe essere preso, incatenato come una fiera e portato a un manicomio!".

E' tutto vero.

Erano quarantun anni fa.

Ora il cerchio é compiuto, il giovane e insicuro ventisettenne in uniforme da rivoluzionario, ardente di fiamma patriottica e avverso alle influenze dell'imperialismo straniero è diventato un settuagenario che incrudelisce contro la sua gente con gli elicotteri da combattimento e i jet, per conservarsi il trono come un Mazzarò qualunque che non riesce ad accettare l'ineluttabilità del Destino.

Kismet, lo chiamano.


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Mikis Theodorakis chiede l'arresto di Netanyahu per "Crimini contro l'Umanità"!


Il celeberrimo compositore e direttore d'orchestra greco Mikis Theodorakis ha fatto ufficialmente richiesta al Governo del suo paese affinché Benyiamin Netanyahu, capo del Governo sionista di ultradestra razzista venga quanto prima tratto in stato d'arresto, accusato di Crimini contro l'Umanità e quindi tradotto davanti al Tribunale internazionale dell'Aia per venire sottoposto a giudizio.
"Manette, altro che strette di mano!"
Theodorakis, in una intervista televisiva rilasciata lunedì sera ha stigmatizzato le azioni del Primo Ministro socialista George Papandreou per aver ricevuto con tutti gli onori il Premier sionista, quest'estate, definito dall'artista "persona non grata" a causa degli "innumerevoli crimini di razzismo, persecuzione e pulizia etnica" di cui si é macchiato nel corso della sua attività politica, da capo del Governo e da leader dell'opposizione.

"L'arresto e la galera, questo e solo questo merita Netanyahu, altro che picchetto d'onore!"

Da sempre di solidi sentimenti politici progressisti e di sinistra, Theodorakis, famoso in tutto il mondo per aver composto le musiche del film "Zorba il Greco", oltre a molte altre immortali melodie, ritiene che la genuflessione di Papandreu di fronte a Netanyahu costituisca un vero e proprio affronto alla memoria storica del paese e di quanti coloro soffrirono e morirono sotto la feroce dittatura militare dei Colonnelli, che, come tutti i movimenti di estrema destra del dopoguerra, avevano ottime e salde relazioni con lo Stato ebraico.

Durante la dittatura Theodorakis venne imprigionato e sottoposto a tortura: inoltre la giunta militare proibì di eseguire e riprodurre in pubblico le sue musiche, così come leggere o diffondere le opere di Marx e persino "sostenere che Socrate fosse omosessuale". Per fortuna questi ottimi alleati di Israele finirono ben presto nella pattumiera della Storia, come poi toccò anche ai generali Videla, Pinochet, al Sudafrica del razzismo Afrikaner....e come ci si augura accada presto anche al regime dell'Apartheid ebraico.



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Lo Sceicco Salah, rapito da Israele, é rinchiuso nella galera di Moskobiya "per aver bruciato un cespuglio"!


Dopo ore di angosciosa incertezza, in cui ogni secondo poteva portare la notizia che lo Sceicco Raed Salah, storico leader del Movimento musulmano in Israele, poteva essere stato rinvenuto cadavere dopo essere stato letteralmente rapito in mezzo alla strada dopo un sit-in di protesta nel quartiere arabo di Silwan, finalmente l'avvocato Khaled Zabarka, incaricatosi ufficialmente della difesa del leader religioso palestinese, ha potuto comunicare di conoscere il luogo ove é tenuto prigioniero.

Si tratta della galera sionista di Moskobiya/Maskobeh, luogo di patimento e tormenti per centinaia di figli della Palestina, dove i prigionieri vengono regolarmente sottoposti a torture e abusi al di fuori di ogni legalità e controllo internazionale, come in una piccola, sconosciuta Abu Ghraib.

Sono dozzine e dozzine i Palestinesi che ogni anno muoiono nelle carceri israeliane, spesso per le conseguenze dei pestaggi o per la totale assenza di ogni forma di assistenza medica per i loro problemi di salute pregressi, per quelli sviluppati a causa dell'insalubre vita di prigionia o, addirittura, per la deliberata sperimentazione da parte israeliana di farmaci pericolosi che essi ricevono mescolati a cibo e acqua.

Zabarka ha denunciato l'operazione israeliana di rapimento dello Sceicco come "totalmente illegale e criminale" e ha liquidato come un "puro e semplice pretesto" l'accusa elevata contro di lui di aver 'bruciato un cespuglio' durante una sua visita di solidarietà alla comunità beduina di Araqib, che recentemente ha visto il proprio villaggio demolito per la diciannovesima e ventesima volta dai miliziani sionisti che vorrebbero cacciarli dalla terra che abitano da sempre, nel Negev.

Anche il Movimento di Resistenza Hamas non ha tardato a far sentire la sua voce in merito alla vicenda-Salah: in un comunicato rilasciato poco prima delle dichiarazioni del suo difensore l'organizzazione ha dichiarato che lo Stato ebraico é "pienamente e unicamente responsabile" dello stato di salute del religioso e che il suo "patetico tentativo" di interrompere e impedire il suo impegno a contrastare l'occupazione e la giudaizzazione forzata di sempre nuovi settori di terra palestinese si risolverà "in un nulla di fatto".



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La Macro del Mese: Il nuovo spot MasterCard ispirato alla querelle navale iraniana!

DIRITTI DOGANALI PER TRANSITO A SUEZ: 300,000 $

GASOLIO PER TRATTA BANDAR ABBAS-LATAKIA: 500,000 $

DUE VECCHIE NAVI MILITARI: 150,000,000 $

VEDERE GLI ISRAELIANI SCHIUMARE E ULULARE DI RABBIA: NON HA PREZZO

Ci sono cose che non si possono comprare,
per tutto il resto, c'é MasterCard!

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"L'Egitto libero da Mubarak spezzerà l'assedio sionista, marcerà verso Gaza e dopo verso Gerusalemme!"



I giovani protagonisti della Rivoluzione egiziana, artefici della caduta di Mubarak e del termine di un umiliante asservimento del paese ai voleri di Usa e Israele, durato per oltre trent'anni, dichiarano e assicurano che la fine della tirannia del Cairo é stato soltanto l'inizio di un lungo processo di lotta e cambiamento che porterà sicuramente il popolo egiziano a riprendersi il Sinai, infrangere l'assedio israeliano contro Gaza e, eventualmente, a marciare su Gerusalemme, assediata né più né meno della Striscia costiera.

Ahmed Bahauddin Shaban, fondatore del Movimento egiziano per il Cambiamento (Kifaya), ha affermato: "Abbiam preso parte a una vera e propria battaglia fra il popolo d'Egitto e il regime corrotto che credeva di poterci tenere in soggezione, ma, naturalmente, ha fallito non appena ci siamo uniti tenacemente e abbiamo saputo resistere ai suoi colpi di coda e ai suoi stratagemmi disperati. Tuttavia c'é ancora molto, moltissimo da fare e non potremmo dire di aver costruito una vera e reale democrazia se non cercassimo di condividere questa conquista, questo premio con i nostri vicini".

Con "vicini" Shaban intende naturalmente i libici, verso i quali in queste stesse ore si rivolgono i pensieri, le preghiere, gli auguri degli egiziani: davanti all'ambasciata della Jahmahiryia al Cairo si sono tenute già diverse dimostrazioni, con slogan che associavano Gheddafi a Mubarak, che ne svillaneggiavano la sua 'resa' all'occidente e le gigionesche manie di grandezza; ma in Libia, attraverso la cittadina di Marsa Matruh (già teatro di sanguinose battaglie ai tempi della Seconda Guerra Mondiale) stanno transitando anche medicinali, cibo e altre provviste per le zone ribelli liberate di Bengasi e Tobruk e per tutta la Cirenaica.

"Anche la popolazione di Gaza beneficerà della nuova situazione egiziana e dei cambiamenti che essa porterà, perché presto metteremo termine al suo ingiusto strangolamento, la fratellanza fra Gaza e l'Egitto verrà rinnovata in un deciso dietro-front dalle pratiche dell'era Mubarak, quando la moglie dell'autocrate, Madama Suzanne, si commuoveva per i bambini della Striscia e teneva galà e banchetti di beneficenza, ma poi la "vacca che ride" manteneva ben serrata la morsa sul varco di Rafah per compiacere Tel Aviv.

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mercoledì 23 febbraio 2011

Senza appello la condanna di Gheddafi da parte di Hamas e Jihad islamica


Simpatizzanti e militanti del Movimento musulmano di Resistenza, Hamas, si sono riuniti in una dimostrazione di solidarietà con la lotta e il sacrificio del popolo libico, che in questi giorni di passione sta versando il sangue di dozzine e dozzine, forse centinaia, dei suoi figli per liberarsi del giogo più che quarantennale di Muammar Gheddafi, il mercuriale autocrate che, mentre 'giocava' a presentarsi come paladino degli oppressi portava avanti una politica avventuristica e personale, fatta di interventi militari in Africa nera (Ciad, Tanzania via Uganda) regolarmente 'coronati' da disfatte, fino a "rientrare all'ovile" trasformandosi, dal 2003 in avanti, nel gendarme 'anti-clandestini' di Berlusconi e Maroni e nel socio in affari del neo-conservatore filosionista David Perle e del suo Monitor Group.

"Colui che scatena le Forze Armate contro il suo stesso popolo non é altro che un criminale, altro che 'liberatore' dell'Africa o della Palestina" ha detto il portavoce Hammad Raqab (foto sopra); Gheddafi, infatti, in una determinata fase della sua carriera, aveva cercato di proporsi anche come difensore dei Palestinesi, senza ottenere mai quel credito o quel prestigio che sperava di ottenere con tale 'posa'. "Gheddafi sta scatenando i cacciabombardieri su folle di civili, ha imparato bene la lezione da Israele, che regolarmente colpisce coi jet la Striscia di Gaza!".

Amjaz Mazeed, Presidente del Consiglio studentesco dell'Università islamica di Gaza, ha sunteggiato lo stigma del corpo discente verso l'uomo forte di Tripoli in termini lapidari: "Chiunque uccida il suo popolo per restare al potere abdica a qualunque legittimità, Gheddafi si dimostra persino peggiore di Mubarak". Non vi é paragone più svilente, considerando quanto Mubarak abbia attivamente contribuito alle sofferenze della Striscia.

Quasi contemporaneamente, anche l'altra grande organizzazione di Resistenza di Gaza, la Jihad islamica in Palestina, emetteva la sua inappellabile condanna contro Gheddafi e le sue azioni, per bocca di Mohammed al-Hindi, membro dell'Ufficio politico, che ha preso la parola durante una manifestazione per paragonare le azioni del Colonnello tripolino nientemeno che alle azioni degli Usa in Irak e Afghanistan o a quelle di Israele contro Gaza e il Libano. "Dove erano gli aeroplani di questo 'difensore degli arabi' quando Bagdad, Beirut e Khan Younis venivano attaccate da sionisti e imperialisti?".

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