sabato 26 marzo 2011

Abbas al-Sayyed, al sedicesimo giorno di sciopero della fame, trasferito all'ospedale di Ramleh


La vita di Abbas al-Sayyed, leader delle Brigate al-Qassam rinchiuso nella prigione sionista di Rimon (Tulkarem), é ormai in serio pericolo, avendo il prigioniero raggiunto il sedicesimo giorno di sciopero della fame totale in protesta contro le inumane condizioni di detenzione imposte non soltanto a lui, ma a tutti i detenuti della Resistenza rinchiusi nella struttura.

Ikhlas al-Sayyed, moglie del prigioniero, ha dichiarato a un reporter del "Palestine Information Center" che, a causa delle sue gravissime condizioni di salute, Abbas sarebbe stato da poco trasferito nell'ospedale carcerario di Ramleh e che, nonostante tutto, la sua determinazione a continuare lo sciopero non si sarebbe affatto indebolita.
Prigionieri palestinesi in mano a Israele: costoro, rispetto al Al-Sayed, sono dei veri e propri 'privilegiati', avendo quantomeno l'accesso ad elettricità e televisione, oltre a non essere tenuti in isolamento.
"Le condizioni di prigionia in cui viene costretto mio marito dovrebbero essere una 'punizione' per essere riuscito a rilasciare una dichiarazione ai rappresentanti della TV Al-Jazeera durante l'udienza per il rinnovo della detenzione in isolamento oltre due settimane addietro", la signora Al-Sayyed, che non vede il marito da oltre un anno, ha invitato tutte le organizzazioni umanitarie che si interessano dei prigionieri palestinesi in Israele a mobilitarsi in suo favore.

Dopo il ricovero di Al-Sayyed a Ramleh le autorità israeliane, cedendo dopo un lungo e durissimo braccio di ferro, hanno acconsentito a fargli ricevere la visita del suo legale, l'avvocato Mohammed Abdeen.

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Gaza: adesso Israele bombarda anche le fabbriche di bibite


A Gaza continua incessante il tormento dei raid aerei e degli sbarramenti d'artiglieria israeliana, lanciati apparentemente a casaccio su un'enclave costiera che é ormai, nel totale e ipocrita disinteresse della Comunità internazionale, bersaglio inerme delle scorribande militari sioniste.
Immagine esclusiva della fabbrica Sattar dopo l'esplosione e l'incendio, per cui ringraziamo le fonti del legittimo Governo palestinese!
Diciamo degli attacchi lanciati "apparentemente a casaccio", ma in realtà essi seguono un ben precisa logica, tentando, pezzo per pezzo, di smantellare tutte le infrastrutture economiche e civili che permettono alla popolazione residente di condurre una vita seminormale nonostante gli attacchi e l'assedio decretati dai generali di Tel Aviv.

Oggi, nel quartiere Al-Zaytoun, é toccato alla fabbrica di bevande dolci 'Sattar' di venire colpita in pieno da una cannonata calibro 155mm proveniente da fuori della Striscia, dopo la quale violente esplosioni e incendi si sono sviluppati, causando gravi danni all'impianto. Ovviamente fiamme e scoppi erano dovuti alle molte cisterne di benzina con cui vengono alimentati i gruppi elettrogeni necessari a far funzionare la fabbrica durante i lunghi e frequenti blackout della corrente.

Adesso i casi sono due: o i sionisti stanno scientemente e volontariamente perseguendo una politica di vessazione contro il popolo di Gaza che ha del criminale e del disumano oppure, e non é detto che prima o poi non verrà sostenuto da un 'hasbarico' portavoce giustificazionista delle angherie israeliane, il comando dell'IDF teme che i combattenti della Resistenza realizzino ordigni dirompenti mescolando bevande frizzanti e compresse di Mentos!

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Sorpresa! I mezzi 'fantasma' di Gheddafi? Ma 'made in italy', ovviamente!!


E' con piacere che pubblichiamo la soluzione a un piccolo "giallo" che avevamo segnalato ai nostri lettori riprendendolo dalle pagine di "Veterans Today", dove il commentatore Gordon Duff (reduce del Vietnam e attivista filo-palestinese e anti-imperialista), non riusciva a "piazzare" la silohuette di un obice corazzato cingolato la cui carcassa carbonizzata era stata immortalata, insieme a quelle di altri mezzi militari del Rais di Tripoli, da una troupe giornalistica poco fuori Benghazi.

Chiaramente non ascrivibile alle forniture militari sovietiche di cui il Colonnello aveva beneficiato negli indimenticabili anni settanta, il mezzo aveva fatto sorgere l'ipotesi che fosse un prototipo con torretta della British Aerospace (ipotesi di Gordon Duff), mentre a noi era sembrato più un Bhim della sudafricana Denel o un 2S19 Msta-S, probabilmente georgiano o bielorusso.

Grazie a una preziosissima segnalazione di un lettore e a reportage fotografici più netti e distinti di quello ripreso da Duff, siamo ormai certi che i semoventi in questione siano in realtà italianissimi "Otobreda Palmaria", venduti in un centinaio d'esemplari a Tripoli 29 anni fa, nel 1982. Sviluppato sullo scafo della versione OTO del Leopard-1 il Palmaria é un mezzo relativamente moderno, più efficiente degli M-109 americani ma meno sofisticato dei più recenti Msta-s e PanzerH-2000.

Nel contemplare la fine ingloriosa degli Otobreda Palmaria troviamo un pizzico di amara ironia vichiana nel considerare che, come già altri mezzi corazzati italiani inviati in Libia più di 60 anni fa, anche loro finiranno i loro giorni come carcasse lasciate ad arrugginire nel deserto.

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AGGIORNAMENTO: Siamo rimasti letteralmente colpiti dall'interesse dimostrato da Gordon Duff in persona e dai suoi colleghi del sito "Veterans Today" (un outlet di informazione 'progressista' e 'anti-militarista' rivolto alla comunità dei reduci a stelle e strisce), che hanno ripreso e tentato di tradurre in inglese il nostro pezzo. Ovviamente, essendo rimasti 'negativamente colpiti' dalla qualità della sintassi che risultava dall'uso del famigerato Google Translate siamo entrati in contatto con lo stesso Duff offrendogli una nostra traduzione in inglese accettabile dell'articolo, i lettori di Palaestina Felix fluenti nella lingua d'Albione possono ora 'gustarsela' a questa URL.

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Continua la campagna di pirateria aerea israeliana su Gaza: adesso non sono al sicuro nemmeno i cartelloni!


Un velivolo da guerra israeliano ha attaccato, distruggendolo, nelle scorse ore un cartellone celebrativo eretto da Hamas, il Movimento musulmano di Resistenza, che effigiava fianco a fianco il leader storico Sceicco Ahmed Yassin e Ismail Hanyieh, Primo Ministro del legittimo Governo palestinese, stabilendo una linea di continuità fra la leadership dei fondatori e i successi dei continuatori della loro opera.

Si ricorderà che, dopo numerosi tentativi, alle forze terroriste dello Stato ebraico riuscì finalmente di assassinare lo Sceicco Yassin il 22 marzo del 2004, poco più di 7 anni orsono, con un missile vigliaccamente sparato contro un uomo in carrozzella da un elicottero d'assalto Apache. Nove fedeli che stavano uscendo con lui dalla Moschea vennero trucidati dallo stesso colpo, insieme ai suoi due accompagnatori.

Ci si chiederà come mai, dopo le carneficine dell'ultima settimana, Palaestina Felix riporti una notizia se si vuole "minore", non essendo la perdita di un placard di propaganda politica comparabile alla distruzione della famiglia Al-Halw o alla morte delle altre numerosissime vittime dei bombardamenti israeliani.

Ebbene, secondo la nostra redazione persino questo attacco ci dice qualcosa sulla mentalità delle forze militari sioniste, le quali sono mosse da un odio tanto cieco e da una volontà di sterminio tanto radicata nei confronti dei Palestinesi, che, conseguentemente con l'ideologia sionista vogliono vedere tutti morti o sradicati fuori dalla terra che hanno sempre occupato, da essere capaci perfino di usare armi da aereo del costo di centinaia di migliaia di dollari Usa per incrudelire scioccamente contro un simbolo inanimato, che testimonia però la radicata determinazione palestinese di non cedere nemmeno di un millimetro, a costo di replicare all'infinito il martirio dello Sceicco Yassin.

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Hacker sciiti attaccano il sito-web ufficiale del Re del Bahrein, mentre nell'isola prosegue la repressione


Questa, almeno fino al momento della pubblicazione del post, é la visione che attende coloro che cercassero di mettersi in contatto con il forum del sito ufficiale della dinastia Al-Khalifa, che regna sull'Isola di Bahrein.

L'immagine di Ali ben Abi Talib, genero di Maometto e figura centrale dell'Islam sciita duodecimano, assume un significato tutto particolare quando si consideri che Re Al-Khalifa e la sua famiglia, esponenti della privilegiata minoranza sunnita, sono impegnati da giorni, con l'aiuto delle monarchie sunnite di Arabia Saudita e UAE nella sanguinosa e violenta repressione dei moti popolari per la democrazia, portati avanti con speciale trasporto dalla maggioranza sciita della popolazione.

Il True Promise Team é un rinomato ed esperto gruppo di hacker sciiti, che sembra essere nato nell'Irak meridionale e che, prima di questo sensazionale 'colpo' aveva già attaccato con successo siti quali il Ministero dell'Educazione Saudita, Iphone touchnews.com e security cover.com solo per citare i più recenti.

Una lista pià completa dei loro recenti 'attacchi' é visionabile a questo indirizzo.


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Fatah, servile come sempre, perseguita i militanti della Resistenza in Cisgiordania, per conto del 'Bwana' israeliano!


Parallelamente agli attacchi di aeroplani e artiglierie sioniste sulla Striscia assediata di Gaza, anche la Cisgiordania ha visto numerose operazioni contro le organizzazioni di Resistenza che, coraggiosamente, cercano di unire e compattare l'aspirazione nazionale del popolo palestinese e di opporla con successo alle politiche aggressive e segregatorie del regime di occupazione; a differenza di quanto sta avvenendo nella Striscia, però, Tel Aviv non ha dovuto mobilitare le sue forze armate, grazie alla presenza, nella West Bank, di una numerosa e pasciuta 'gendarmeria coloniale', pronta, per un piatto di zuppa e una minore razione di calci da parte del 'bwana' israeliano, a rendersi entusiasticamente complice delle persecuzioni decise negli uffici dello Shin Bet.

Stiamo parlando, ovviamente, delle forze 'di sicurezza' della Fazione Fatah, askari sempre fedeli e sempre pronti all'azione, nel nome di Israele e delle sue dottrine razziste.

Le milizie di Abbas e complici, recentemente, si sono scatenate in una rinnovata campagna di arresti contro le organizzazioni della Resistenza (tra cui, in un'epoca lontana lontana, andava annoverata anche la stessa Fatah), rapendo in particolare diversi membri del Movimento per la Jihad islamica in Palestina, per cui si sono spalancati i portoni dei centri di detenzione e delle camere di tortura dei collaborazionisti di Israele.

Fra costoro si contano Husam Noori (un insegnante licenziato da Fatah per motivi ideologici dopo il golpe del 2007), Hazem Noori e Islamboli Bdeir, che erano già stati arrestati e torturati in precedenza; fato che é toccato anche a Yousef al-Wawdi, arrestato ad Al-Khalil, che era stato rilasciato dalle galere di Fatah, segnato nello spirito e nel corpo, soltanto una settimana addietro. Anche Muhammad Shehada era stato rilasciato da Fatah, dopo 50 giorni di prigionia, ma oggi, a un mese dalla sua scarcerazione, é stato di nuovo arrestato.

Sempre ad Al-Khalil sono caduti nelle mani degli 'askari' Ismael Al-Huroob, Abdullah Sayaera, Ahmad Al-Kassar, e Khalid Halahleh. Questi ultimi quattro militanti, invece, erano appena stati rilasciati dalle prigioni israeliane. Ormai tra Israele e i suoi servi di Fatah é in atto una vera e propria politica detentiva della "porta girevole", che consente loro di 'darsi il cambio' nella persecuzione e nella tortura dei militanti della Resistenza.

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venerdì 25 marzo 2011

Il Ministro degli Esteri egiziano mette in guardia Israele: "Stop ai raid militari contro la popolazione di Gaza!"


Fonti diplomatiche interne al Ministero degli Esteri egiziano hanno riportato che il titolare del dicastero Nabil el-Arabi, ha inviato una inequivoca nota di censura a Rafi Barak, Direttore generale del Ministero degli Esteri dello Stato ebraico, "mettendo in guardia" Tel Aviv a proposito delle conseguenze dell'attuale escalation militare in atto contro la popolazione civile della Striscia di Gaza.
Rafi Barak, fotografato a un meeting ministeriale con indosso una cravatta che sarebbe discutibile persino per un giro tra i tavoli verdi di Atlantic City...
El-Arabi ha spronato Barak a far presente ai suoi superiori al Ministero la necessità di porre un freno all'attuale spirale di violenza militare e a instaurare una volta per tutte un solido e duraturi 'cessate il fuoco' al quale il legittimo Governo palestinese espresso da Hamas si é sempre mostrato favorevole, mantenendolo con grande impegno e numerosi sforzi, fino a quando esso non é crollato sotto le costanti violazioni israeliane.

Il Ministro degli Esteri cairota ha anche condannato le affermazioni rese da Amos Gilad, capo del settore politico del Ministero della Guerra di Tel Aviv (già emissario israeliano presso il Cairo, posizione da cui venne 'giubilato' per grave insubordinazione nei confronti di Ehud Olmert), che ha minacciato più volte di rompere unilateralmente gli accordi di pace con l'Egitto nella convinzione che il nuovo Egitto post-Mubarak 'non voglia la pace' con lo Stato sionista. El-Arabi ha fatto notare. nel suo messaggio, come invece siano proprio gli avventurismi militari contro Gaza e le improvvide dichiarazioni di personaggi di secondo piano del Governo israeliano, forse in cerca di qualche minuto di notorietà, a costituire il primo e più grave pericolo per il mantenimento della più che trentennale pace fra Egitto e Israele.

In notizie correlate, Nabil el-Arabi ha anche conferito con José Luis Moreno Ocampo, Procuratore generale della Corte Criminale Internazionale dell'Aia segnalandogli l'opportunità di ascoltare i richiami che da parte palestinese si levano per l'istruzione di un processo contro i responsabili dei numerosi crimini di guerra perpetrati contro i civili di Gaza durante il tristemente famoso 'pogrom' militare israeliano consumatosi tra il dicembre 2008 e il gennaio 2009, durante il quale vennero uccise oltre 1400 persone, tramite l'utilizzo anche di armi vietate dalle convenzioni internazionali tra cui bombe a grappolo, fosforo bianco, napalm ed esplosivi a metallo denso inerte.

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Jihad Islamica e FDLP collaborano nel contrattacco verso Israele: "Lo Stato ebraico capisce solo il linguaggio della lotta armata"


Le Brigate di Resistenza nazionale, braccio armato del Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina e le Brigate Al-Quds, estensione del Movimento per la Jihad islamica in Palestina hanno congiuntamente rivendicato il lancio di due razzi da 122 mm contro obiettivi israeliani avvenuto alle prime luci dell'alba del 25 marzo. L'operazione, che ha raggiunto tutti i suoi obiettivi, è stata lanciata come rappresaglia agli ininterrotti raid aerei che Israele continua a scatenare sul ghetto assediato di Gaza.

Nella loro dichiarazione, i due movimenti di Resistenza hanno affermato che il lancio dei due razzi segue quello che ha portato al ferimento di ventisei coloni ebrei armati e ne precederà molti altri, a meno che lo Stato sionista non cessi immediatamente le sue operazioni terroristiche contro la Striscia costiera e la sua popolazione.

Il comunicato si é chiuso con un incitamento alla Resistenza a perseguire i propri obiettivi di riscatto e liberazione nazionale attraverso la via maestra della lotta armata, che costituisce l'unico linguaggio comprensibile alle orecchie di politici e generali israeliani.

In notizie correlate, giovedì sera diversi attacchi aerei israeliani hanno ferito civili a Gaza City e in centri adiacenti e vicini, le vittime sono state trasportate d'urgenza all'Ospedale Al-Shifa, il principale centro medico della Striscia, le cui strutture di primo soccorso, però, sono gravemente stressate e sovraccariche per il grande numero di feriti provocato dagli ininterrotti attacchi israeliani, che sono proseguiti, intensificandosi, per tutta la settimana passata.

Oltre alle bombe e ai razzi lanciati dagli F-16 e dai droni senza pilota, l'esercito sionista ha anche scatenato uno sbarramento di artiglieria contro Al-Mintar, poco oltre il varco di confine (attualmente chiuso dal soffocante assedio israeliano contro il ghetto di Gaza). Anche Jabal Al-Rayyes, nella zona Est della Striscia, e Beit Hanoun, all'estremità Nord, sono state sottoposte a bombardamento.

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Soldati sionisti massacrano i piedi di un ragazzo palestinese a colpi di mitra! La trita giustificazione: "Aveva tirato una pietra!"


Suleiman Isa, un ragazzo palestinese del Campo profughi cisgiordano di Balata, nei pressi di Nablus, é ricoverato in ospedale coi piedi letteralmente macellati da raffiche di mitra: i proiettili gli hanno triturato le ossa e, disperando di poter salvare le estremità, i chirurghi si stanno consultando sulle varie opzioni di amputazione.

Con ogni probabilità Isa sarà quindi costretto a passare il resto della vita su due piedi artificiali, condannato a prestare attenzione a ogni passo, impossibilitato a correre, a saltare, a giocare a calcio come invece possono fare i suoi più fortunati coetanei.

I responsabili della sua mutilazione e di un tormento che durerà tutta una vita, ovviamente, indossano le divise grigioverdi delle forze armate sioniste e sono intervenuti sparando raffiche a ripetizione contro la loro vittima intervenendo "in difesa" di un insediamento illegale di fondamentalisti ebrei armati, le pedine dell'annessione militare della terra palestinese annessa a Israele, al di là del confine stabilito dalla Risoluzione ONU 242 del 1967.

Infatti vicino alla zona in cui si é compiuto il massacro di Suleiman (la stazione degli autobus di Toumeer) sorgono gli insediamenti illegali di Bracha e Yitzhar (foto sopra). Questi, come tutte le colonie di fondamentalisti armati impiantate da Israele in Palestina sono costantemente monitorati e pattugliati da plotoni dell'esercito sionista, nel caso che i fanatici armati che vivono al suo interno abbiano bisogno di "aiuto" nel corso dei loro raid vandalici contro campi, case e proprietà palestinesi.
I fanatici coloni ebrei inviano i loro figli, appositamente istruiti e indottrinati all'odio, a tirar pietre contro case e negozi palestinesi, ma nessun esercito palestinese arriva a macellare loro i piedi a colpi di mitra...
Isa, riportano i media militari israeliani, avrebbe 'lanciato una pietra' contro un soldato israeliano, per cui, senza la minima traccia di scrupolo, i suoi commilitoni si sono sentiti 'perfettamente legittimati' a prenderlo e svuotargli i caricatori delle loro armi nei piedi, mirando tutti a quell'unico bersaglio, con l'aperto e sadico proposito di mutilarlo.
I villaggi palestinesi vicini a Yithzar e Bracha, per proteggersi dai raid vandalici ebraici, hanno dovuto installare grate metalliche alle finestre dei piani bassi.
Una nuova, ennesima vittima della violenza che Israele scatena, ben lontano dall'attenzione dei sonnolenti e distratti media occidentali, nell'ambito della sua politica di giudaizzazione forzata di territori occupati illegalmente.

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La Svizzera favorevole all'abbattimento totale dell'assedio sionista contro Gaza


Il Presidente della Confederazione elvetica Micheline Calmy-Rey ha annunciato che il suo paese sta sviluppando un piano comprensivo per aprire tutti i varchi di frontiera della Striscia di Gaza, ponendo così termine in maniera definitiva all'insensato assedio che l'ha strangolata lungo il corso degli ultimi cinque anni.

Ha anche affermato che, qualora l'Egitto decidesse autonomamente di aprire a ogni genere di merce e traffico il varco di Rafah, la Svizzera sarebbe ansiosa di contribuire efficacemente al flusso di materiali edilizi necessari a riparare le distruzioni della campagna militare israeliana del 2008-2009.

Le importanti dichiarazioni sono venute nel corso di un incontro con diversi rappresentanti dell'Unione Europea, organizzato e ospitato dal Consiglio per le relazioni Euro-palestinesi. L'incontro serviva per discutere il ruolo svizzero nel sostegno al discorso democratico in Medio Oriente e i punti specifici, all'interno di questo quadro, riguardanti la Palestina.

Le discussioni hanno coinvolto il membro del Parlamento inglese Lord Andrew Phillips (sopra), i membri del Parlamento Europeo Alexandra Faith e Derek Vaughan e l'elvetico Geri Müller. Lord Phillips, che guidava la delegazione, ha dichiarato che la mancanza di condanne aperte ed evidenti da parte della Comunità intenrazionale per la condotta persecutoria tenuta da Israele verso la Striscia di Gaza é la causa prima del prolungarsi dell'assedio. "Tel Aviv ha capito che, fino a che non si sentirà condannata esplicitamente per i suoi atti, potrà indulgere in ogni vessazione contro i Palestinesi".

Geri Müller, dal canto suo, ha enfatizzato l'importanza del ruolo svizzero nel rispettare la Convenzione di Ginevra e nello spingere lo Stato ebraico a smettere di violarla e calpestarla; la Svizzera, fedele alla sua tradizione di imparzialità ed equilibrio nelle relazioni internazionali, ha riconosciuto le elezioni democratiche tenutesi nei territori palestinesi nel 2006 e, da allora, ha mantenuto canali di comunicazione aperti sia con il legittimo Governo espresso da Hamas sia con la fazione golpista di Fatah.

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Il Centro Al-Mezan per i Diritti umani: "Basta al doppio standard dell'occidente sui crimini israeliani contro Gaza!"


Il Centro Al-Mezan per il Rispetto dei Diritti umani a Gaza ha dichiarato che la distrazione e il disinteresse della Comunità internazionale a perseguire Israele per la continua serie di attacchi a obiettivi civili nella Striscia costiera assediata stanno portandola sull'orlo del disastro.

La Comunità internazionale deve cessare una volta per tutte di applicare due pesi e due misure agli eventi dell'arena mediorientale: laddove vi sono possibilità per i paesi occidentali di migliorare le loro posizioni e portare avanti i propri interessi vediamo che essi sono prontissimi a intervenire, persino con le armi, come attualmente accade in Libia; quando invece aggressioni e stragi sono compiute da alleati e fantocci degli interessi occidentali, allora i massacri possono andare avanti indisturbati, coperti dal complice silenzio dei media occidentali, che però saltano su a strillare non appena i perseguitati e gli sterminati reagiscono, colpendo i loro tormentatori.

Solo martedì scorso una scarica di colpi di artiglieria pesante si é abbattuta contro un edificio di Al-Shajaa'iyya, nella parte orientale di Gaza, uccidendo un bambino, due adolescenti e un uomo adulto, oltre a ferire dozzine di altre persone. "Questa é stata solo l'ennesima strage compiuta a sangue freddo dai militari israeliani contro la popolazione di Gaza", ha commentato il portavoce di Al-Mezan, che ha affermato, altresì, che la comunità internazionale abbia il dovere morale di mantenere nei confronti dei Palestinesi di Gaza gli stessi standard di Diritti umani che l'hanno portata a intervenire contro altre minoranze perseguitate, oppresse e sterminate altrove nel mondo.

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giovedì 24 marzo 2011

La Jihad islamica mantiene la parola e bombarda insediamenti ebraici illegali, ferendo 26 coloni armati a Tseilem e Neve Zipporah


Le Brigate Al-Quds, braccio militare del Movimento per la Jihad islamica in Palestina, hanno rivendicato il lancio di due razzi da 122 millimetri di diametro contro gli insediamenti illegali di Tseilem e Neve Zipporah nei pressi di Gan Yavne e Kiryat Malakhi, ferendo ventisei coloni ebrei fondamentalisti che sono stati immediatamente trasferiti presso il locale ospedale di Soroka.


La Jihad Islamica, tramite il proprio portavoce militare, aveva annunciato una pronta controffensiva in rappresaglia agli attacchi aerei che negli ultimi giorni hanno ucciso quattro suoi militanti, ferito gravemente e mutilato un quinto e, più leggermente, altri due suoi membri.

E' importante notare come, esattamente al contrario di quanto affermino i disinformatori filosionisti dell'Hasbara, i coloni armati degli insediamenti ebraici illegali non siano assolutamente da considerare 'civili', anche se fra le loro fila si possono trovare donne e bambini. Su questo equivoco si basa molta della propaganda filoisraeliana che, nel disperato tentativo di rafforzare la sgangherata e mendace narrativa di Tel Aviv sulla pretesa "impossibilità" di fare la pace coi Palestinesi batte sempre più frequentemente sul tasto del: "I Palestinesi attaccano i civili coi razzi!".

Gli attacchi con razzi e mortai condotti dalla Resistenza palestinese vengono frequentemente indirizzati contro gli insediamenti ebraici illegali e contro i loro avamposti, ma perché essi, nella strategia di invasione e giudaizzazione forzata del territorio palestinese al di là dei confini stabiliti dalla Risoluzione ONU 242 (del 1967), fungono da pedine e avanguardie dell'annessione israeliana.

Il gioco é semplice: lo stato sionista di Israele, riunite diverse famiglie di pazzi fanatici provenienti (letteralmente) dai quattro angoli del mondo le "trapianta" in terra palestinese, in strutture prefabbricate pagate coi soldi del bilancio israeliano (leggasi: con gli assegni che la 'Lobby a Sei Punte' lucra in Europa come 'compenso per l'Olocausto' e negli Usa come 'aiuto umanitario al terzo mondo' - Israele riceve dagli Usa ogni anno più di tutti gli stati africani messi insieme), quindi per 'difendere' i coloni dagli attacchi palestinesi, si dotano gli stessi di gran copia di armi automatiche, di cui sono grandi estimatori e collezionisti, dandole da usare persino ai loro figli (quel che si dice "educarli all'odio e alla violenza!").

Quindi, foraggiati dallo Stato di Israele e armati fino ai denti, i coloni ebrei fondamentalisti si lasciano andare a raid di violenza e distruzione, contro le proprietà e le dimore dei loro vicini palestinesi, contro le loro scuole, le loro chiese, le loro moschee e i loro cimiteri, come puntualmente riferito e testimoniato con nomi, date, fatti e foto dal nostro sito e dai pochi outlet di informazioni non genuflessi in direzione di Tel Aviv.

In ultimo, per meglio ancora "difendere" i coloni armati, li si circonda col muro dell'apartheid, si stabiliscono "zone interdette" attorno al loro insediamento (che, si badi bene, deve avere necessariamente attorno il necessario "Lebensraum" per la propria metastasi), si circondano di grate e palizzate i vicini centri palestinesi, per impedire loro di svilupparsi naturalmente (esemplare il caso della famiglia palestinese 'ingabbiata' perché troppo vicina a un avamposto di coloni ebrei!) e, se necessario, si collega l'insediamento ad altri mediante una o più "strade dell'Apartheid" a cui, ovviamente, i sottouomini palestinesi non possono accedere.

Così si compie pezzetto per pezzetto l'esproprio e la pulizia etnica della Palestina.

E' chiaro che, ai sensi di tutti gli Statuti di Diritto internazionale, quanti con la loro volontaria e attiva presenza si rendono complici e strumento stesso dell'annessione militare di territorio illegalmente conquistato per mezzo del 'fait accompli' spolverato e centellinato su un arco di tempo sufficientemente lungo da non far squillare gli arrugginiti campanelli d'allarme dell'opinione pubblica internazionale non possa in alcun caso essere considerato 'civile', ma piuttosto um miliziano impiegato in un'attiva opera di pulizia etnica.

Se si deve fare un paragone storico, i coloni ebrei fondamentalisti degli insediamenti sono l'equivalente ebraico dei 'contadini armati' con cui Heinrich Himmler sognava di 'germanizzare la Russia' fino agli Urali, dopo il 'necessario' sterminio delle popolazioni slave oppure, più vicino a noi, sono l'equivalente delle milizie cetniche della Rebubblica serba di Krajna, i responsabili delle stragi di Sebrenica, o i massacratori Hutu della minoranza Tutsi durante il genocidio ruandese del 1994.

Naturalmente, i coloni degli insediamenti illegali sono abbastanza scaltri da evitare di compiere soprusi e stragi tanto evidenti e palesi come i loro "colleghi" serbi e hutu, si 'accontentano' di sterminare alla spicciolata: oggi sparando a un pastore, domani ammazzando un automobilista; anche i danni all'agricoltura e all'allevamento palestinese sono un ottimo mezzo di pulizia etnica, se il pastore troppo lesto fugge si può sempre sparare o dare fuoco alle sue pecore, oppure incendiare e sradicare i mandorli e gli olivi dei contadini arabi...senza mezzi di sussistenza saranno comunque costretti ad andarsene e il delirio razzista della 'Grande Israele' potrà continuare, nel beato sonno della ragione dell'Occidente, dell'Europa e degli Stati uniti d'America.


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