sabato 21 maggio 2011

Al-Sadr avverte gli americani: "Se non sarete fuori dall'Irak a Dicembre l'Esercito del Mahdi tornerà in armi per le strade!"


Moqtada al-Sadr, l'influente chierico sciita il cui movimento politico conta ben sette ministeri "chiave" nell'Esecutivo di Nouri al-Maliki ha esplicitamente messo in guardia i generali americani (e tramite loro la Casa Bianca) dalle conseguenze del prolungare oltre il termine stabilito tre anni fa la permanenza delle truppe di occupazione nel paese mesopotamico, invaso nel 2003 sull'onda dell'avventurismo militare bushevico fomentato dalla lobby neocon filosionista dei Perle, dei Wolfowitz e dei Rumsfeld.

L'avvertimento, lanciato nella Grande Moschea di Kufa durante le preghiere del venerdì é stato quindi reiterato da Dhiya al-Showki, capo del Comitato Sociale del movimento sadrista, che ha invitato il Primo Ministro Nouri al Maliki a dare seguito fino in fondo agli accordi sottoscritti nel 2008, all'ingresso di Obama alla Casa Bianca, secondo i quali tutte le forze militari Usa dovranno essere fuori dall'Irak al 1 gennaio 2012.

Per rendere più chiaro cosa accadrebbe in caso contrario, la milizia sciita leale ad Al-Sadr, l'Esercito del Mahdi, ha in programma una parata senza armi per le strade di Baghdad, riguardo la quale le autorità locali non hanno avuto altra scelta al di fuori della concessione immediata del nulla osta e relative autorizzazioni. Nelle parole di un comandante della milizia nei sobborghi sciiti della capitale (soprannominati 'Sadr City' in onore del padre di Moqtada, ucciso da Saddam Hussein) "Vogliamo dimostrare agli americani che rifiutiamo la loro occupazione, e che se tenteranno di estenderla vi saranno gravi conseguenze!".

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Facebook punisce il 'merengue' Marcelo Vieira cancellandogli la pagina, aveva espresso solidarietà ai dimostranti palestinesi!


Fedele esecutore degli ordini della "Lobby a Sei Punte" Mark Zuckerberg, proprietario di Facebook, ha immediatamente fatto cancellare il profilo del difensore sinistro del Real Madrid, il brasiliano Marcelo Vieira, poco dopo che questi aveva uploadato sulla sua galleria di immagini una foto di dimostranti palestinesi esprimendo la sua solidarietà a quanti, in questi giorni, protestano e lottano per i loro Diritti, affrontando la violenta reazione del Regime dell'Apartheid.

Che un calciatore professionista tra i più quotati e fortunati della sua generazione (bronzo olimpico a Pechino, due titoli di Spagna, una Coppa del Re, una Supercoppa di Spagna, titolare della nazionale, contratto multimilionario a 23 anni) trovi anche il tempo di informarsi e solidarizzare con le sofferenze e le lotte della popolazione più oppressa e perseguitata del Medio Oriente é qualcosa che ci conforta e ci rassicura sulle qualità positive dell'animo e della mente umana; che una cricca di ipocriti vigliacchi e sornioni si mobiliti per soffocare le voci "scomode" agli interessi della loro piccola e strapotente cerchia di 'padroni del vapore mediatico' é l'ennesima conferma che lo strangolamento filosionista dei mezzi di comunicazione va infranto una volta per tutte.

Siamo convinti che la Rete sia il modo per farlo, a Marcelo Vieira (anche se dobbiamo ammettere che tifiamo azulgrana) auguriamo una carriera piena di soddisfazioni, quanto a Mark Zuckerberg speriamo che il suo 'social network' imbottisci-cervelli faccia quanto prima la fine di Myspace (piattaforma, tra l'altro, che era estremamente più customizzabile, stimolante e divertente da gestire di tutti i Facebook di questo mondo).
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Obama cerca di incantare il Mondo Arabo con promesse fumose e giochi di specchi, secca replica di Hamas e Jihad Islamica!


A riprova della disperata situazione in cui si trova, ieri l'inquilino della Casa Bianca che risalta molto quando si fa fotografare sul patio di fronte alla sua residenza si é lanciato in una confusa, tortuosa, tentennante concione rivolta allo scenario geopolitico dove, raccogliendo i frutti di oltre settanta anni di errori e politiche controproducenti, la sua amministrazione ha avuto negli ultimi mesi l'ingrato compito di mietere una copiosa messe di rovesci e sconfitte, garantite però, questo bisogna dirlo per onestà, dall'arroganza e dalla miopia di quelle che la precedettero, appunto, da decenni a questa parte.

Obama ha alternato blandizie come la promessa di 'aiuti economici' (Aiuti economici? Con il debito pubblico usa sull'orlo del default? More likely than you think!) a Tunisia ed Egitto, nella speranza di disinnescarne la marcia verso la democrazia e il prevalere dei partiti a ispirazione musulmana, ad accenni alla fittizia 'rivoluzione verde' iraniana e alla sua altrettanto 'colorata' (di sangue finto) presunta 'martire' (fotografata in seguito viva e vegeta con croci al collo), ha "finto" di fare la voce grossa con il Regime sionista (quando basterebbe tagliargli i viveri per vederlo collassare e obbedire a qualunque diktat washingtoniano), senza scordare di cercare di difendere l'indifendibile, cioé giustificare il suo "diritto divino" di poter scatenare droni assassini e squadroni della morte in giro per il mondo senza per questo sentirsi di dover rinunciare all'autoassegnata qualifica di "paladino di luce e bene e democrazia" dell'universo mondo.

Ovviamente il Mondo Arabo e musulmano, fortemente avviato lungo un sentiero che lo porterà molto distante dalla sfera d'influenza dell'imperialismo statunitense (fino a ieri ancora prevalente nella regione), non ha dedicato molta attenzione ai vaniloqui di Obama, salvo qualche nota per evidenziarne squilibri, contraddizioni e inattualità. Ha iniziato Daoud Shihab, portavoce del Movimento per la Jihad islamica in Palestina, stroncando la giaculatoria obamiana come "Esibizionistica manifestazione tesa a vendere fumo e illusioni".

Shehab ha aggiunto che il Mondo Arabo e musulmano hanno più volte assaggiato i frutti amari delle politche imperialiste e oggi le popolazioni della regione sono unanimi nel rivoltarsi contro governi e tiranni asserviti agli Usa, che sono stati presi alla sprovvista e si sono lanciati in una improvvida campagna militare nel tentativo di guadagnare in Libia quel che avevano perso in Egitto e Tunisia, rimanendo impantanati in un ennesimo stallo.

A stretto giro é arrivato anche il commento di Hamas, secondo il quale l'arroganza mostrata verso i paesi arabi (che dovrebbero 'svendere' le conquiste delle loro rivoluzioni per qualche 'aiuto economico') stride con l'eccessiva cautela mostrata nei confronti di Israele (che riceve miliardi di dollari l'anno senza nessuna condizione) dimostra la evidente "parzialità del Presidente americano in favore dell'Occupazione sionista, a spese dei naturali Diritti nazionali palestinesi".

"Obama prima parla di 'diritto' delle nazioni a libertà e dignità e subito dopo si dichiara pronto a difendere la 'natura ebraica' di Israele, ipso facto negando la libertà e la dignità della nazione palestinese e incoraggiando l'Occupazione sionista a commettere nuovi crimini e ad accelerare le sue operazioni di pulizia etnica". Hamas ha ricordato come il più grande e incoraggiante risultato verso una positiva risoluzione della questione nazionale palestinese, cioé la sigla del Protocollo di Riconciliazione tra le fazioni palestinesi, sia stata raggiunta non già grazie all'intervento o al coinvolgimento degli Usa, ma anzi, proprio grazie alla frustrazione e alla sconfitta dei loro piani e delle loro ambizioni nell'area mediorientale/nordafricana. Ciò dimostra sufficientemente che la strada verso la soluzione definitiva delle questioni regionali non solo non passa per Washington, ma nemmeno nelle sue vicinanze.
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Sparano ancora! Soldati sionisti aprono il fuoco su manifestanti palestinesi al confine della Striscia di Gaza!!

Nuove raffiche di colpi israeliani contro civili disarmati sono state sparate poche ore fa da truppe del Regime sionista che, al confine con la Striscia di Gaza, hanno aperto il fuoco contro una marcia di dimostranti palestinesi disarmati che manifestavano per ricordare la loro determinazione a liberare la loro terra dall'Occupazione e a difendere e garantire l'inalienabile "Diritto al Ritorno" di tutti i profughi palestinesi della "Nakba" e dei loro discendenti, oltre quattro milioni e settecentomila persone che hanno tutta l'intenzione di tornare a vivere sulla terra sottratta loro dagli invasori nel 1948.

La manifestazione, battezzata "Marcia della Rabbia per il Ritorno in Palestina" era stata annunciata e organizzata con il decisivo contributo della Rete, dei servizi di blogging e micro-blogging e delle nuove tecnologie che tanta parte hanno avuto nelle proteste tunisine, egiziane, bahreini e yemenite e si inquadra nelle iniziative prese il via lo scorso venerdì, che avevano già avuto un'impennata sanguinosa con le stragi compiute dalle vigliacche truppe dell'IDF a Gaza, in Cisgiordania e al confine libanese e siriano.

I gruppi organizzati che premono per il lancio di una terza insurrezione generale anti-israeliana (la "Terza Intifada") hanno rinnovato i loro appelli ai Palestinesi di Israele e dei Territori Occupati, nonché a tutti i loro sostenitori arabi o meno, a mobilitarsi per mettere in crisi l'apparato repressivo dello Stato ebraico. Un appello speciale ha raggiunto anche Mahmud Abbas, presidente temporaneo dell'Anp, perché mobiliti Fatah e le sue forze.

Almeno tre manifestanti sono stati feriti e molti altri raggiunti dagli effetti dei gas urticanti e vesicanti usati da Israele per reprimere le proteste contro il suo regime illiberale e razzista.
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venerdì 20 maggio 2011

L'Autorità Nazionale Palestinese distrugge merce di contrabbando prodotta dagli insediamenti ebraici illegali


Con una operazione anti-contrabbando di autodifesa economica forze del Ministero dell'Economia Nazionale di Ramallah hanno sequestrato e distrutto ingenti quantità di beni e prodotti provenienti dagli insediamenti ebraici illegali che alcuni individui senza scrupoli avevano intenzione di contrabbandare verso mercati e cittadine palestinesi.

I prodotti, per la maggior parte sequestrati nei governatorati settentrionali della West Bank, comprendevano prodotti alimentari, alluminio e petrolchimici prodotti dai coloni ebrei impiantati abusivamente in Cisgiordania dal Regime dell'Apartheid nel suo tentativo di imporre "fatti sul terreno" con la metastasi delle colonie illegali che sfruttano le risorse naturali palestinesi: i coloni, cercando di smerciare ai Palestinesi i prodotti frutto dei loro latrocini, tentano in definitiva di derubarli due volte, la prima con la produzione del bene, la seconda con la sua vendita.

La quantità di prodotti distrutti non é stata calcolata precisamente, ma il loro valore sul mercato si aggirava attorno ai 150mila dollari americani (poco meno di 106mila Euro). Il Ministero dell'Economia cisgiordano ha dichiarato che le sue squadre di protezione del consumatore sono costantemente in guardia contro l'entrata in commercio di simile contrabbando e che nuovi ingenti sequestri avranno presto luogo.


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Abusi e invasioni notturne a Nablus: così l'Occupazione sionista "si presenta" alla popolazione palestinese.

Immaginate di essere nel vostro letto, nella vostra casa, nel cuore della notte.

Improvvisamente, qualcuno lancia un oggetto contro una vostra finestra, infrangendola, subito dopo, dall'oggetto si produce un lampo accecante e un suono di esplosione, tanto forte da stordirvi e farvi ronzare le orecchie per parecchi minuti.

Subito dopo, la vostra porta di casa viene sfondata e, da questa e dalla finestra in frantumi si introducono in casa vostra una mezza dozzina di militari e carabinieri armati, equipaggiati di passamontagna, elmetti, caschi con visiera, giubbotti antiproiettili, armi automatiche.

Gli invasori vi buttano giù dal letto e, con la minaccia delle armi puntate, vi radunano in una stanza, vi perquisiscono, mettendo le mani addosso a vostra moglie, alle vostre figlie, ai vostri figli che vi guardano imbambolati dal terrore, mentre sentite che i loro compari si aggirano per la vostra casa come un'orda di vandali, spalancando armadi e cassepanche, rovesciando cassetti, gettando a terra e spaccando vasellame e suppellettili.

A quel punto, il capo degli invasori vi si presenta, si chiama Brigadier Rossi, e dice che non dovete temere niente, che non sono lì per effettuare arresti ma solo "per conoscervi" e, in un'atmosfera sempre più surreale, comincia a chiedervi chi siate, che lavoro facciate, chi siano i vostri vicini e i vostri parenti, che cosa ne pensiate del 'bunga-bunga' o delle recenti elezioni amministrative.

Ecco, trascinate questa assurda scena in Palestina, sostituite adeguatamente i riferimenti a corpi armati e personaggi italiani e avrete il quadro di quanto stia succedendo nelle ultime notti a Nablus, dove il quartiere di Daheya é stato recentemente luogo di dozzine di simili raid effettuati da uomini dell'Occupazione sionista "per fare conoscenza" coi suoi abitanti.

Ieri notte é toccato alle famiglie Jittan e Shabaan. Gli appartenenti alle due famiglie hanno rivelato che le domande degli invasori sionisti si concentravano specialmente sulla Riconciliazione nazionale Hamas-Fatah e su cosa ne pensavano gli abitanti del quartiere.

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La Fratellanza Musulmana egiziana consegna le firme per la fondazione del "Partito di Libertà e Giustizia" alla Corte di Cassazione!

 La Fratellanza musulmana egiziana ha consegnato tutta la documentazione necessaria al Comitato per gli Affari politici della Corte di Cassazione cairota, onde ottenere l'approvazione per la nascita del "Partito di Libertà e Giustizia", la formazione politica che rappresenterà nell'agone politico del nuovo Egitto democratico posizioni e indirizzi dell'organizzazione.

Il Direttore Generale del nuovo partito, Saad el-Katatni (sopra), ha dichiarato che, delle novemila persone annoverate tra i membri fondatori, ben mille sono donne e si contano persino novantatré cristiani, una importante presenza per dimostrare che, pur ispirato da un'organizzazione religiosa musulmana, il partito vuole interpretare e rappresentare gli strati di tutta la variegata e composita società egiziana, tanto da avere deciso di affidare proprio a un cristiano copto, il Dottor Rafik Habib (sotto), l'incarico di Vice Presidente.

 "La presenza di numerosi copti tra i fondatori della nostra formazione dimostra che la Fratellanza Musulmana pratica ciò che prega e che lo scopo del partito non é quello di 'trasformare' l'Egitto in una teocrazia o simili piaggerie", ha concluso Katatni. Il Direttore Generale ha anche confermato che le strutture del partito nei vari governatorati egiziani verranno formate nei prossimi trenta mesi. Nel frattempo i nomi dei membri fondatori verranno pubblicati sui due principali quotidiani del paese.

Katatni rifiuta l'etichetta di 'partito religioso' che molti vorrebbero appiccicare alla nuova formazione; interrogato riguardo ai riferimenti alla shariah nel suo manifesto di fondazione egli ha fatto notare che la giurisprudenza musulmana era alla base della Costituzione egiziana anche sotto il corrotto regime di Mubarak e che, di tante parti che verranno sicuramente modificate ed emendate, certo l'articolo 2 (quello che dichiarava la shariah fonte generante del Diritto nella Repubblica Egiziana) rimarrà intatto.
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Immagini esclusive della liberazione di Atef Atta Hassan!


Come già precedentemente segnalato le autorità carcerarie sioniste, dopo una detenzione di 18 anni, si erano rifiutate di rilasciare il prigioniero politico Atef Atta Hassan, membro del Movimento di Resistenza Hamas, perché dovevano "celebrare" la fondazione del Regime dell'Apartheid, costruito su 500 villaggi e cittadine palestinesi distrutte, migliaia di abitanti nativi sterminati e 700mila profughi scacciati dalle loro case.

Con dodici giorni di ritardo, finalmente, Hassan ha potuto riassaporare la libertà; subito i suoi compagni della Resistenza, i suoi familiari e i suoi amici si sono stretti attorno a lui, festeggiandolo, salutandolo, rendendogli l'onore dovuto a qualcuno che ha sofferto quasi due decadi di galera, costellata da episodi di tortura fisica e psicologica, per mantenersi fedele a un'Idea; quella di una Palestina libera da occupanti e invasori.

Hassan é stato riportato al villaggio nativo di Al-Mughraqa, nella parte centrale della Striscia di Gaza, dove ha ricevuto un benvenuto da eroe: vecchi compagni di lotta lo hanno abbracciato, mentre giovani militanti, che magari non erano nemmeno nati o avevano pochi anni al momento del suo arresto lo osservavano in silenzio, forse domandandosi se, al suo posto, loro stessi sarebbero riusciti a sopportare diciotto anni di prigionia.

Hassan venne catturato il 25 ottobre del 1993, all'età di 24 anni, quando le forze dell'Occupazione sionista circondarono e attaccarono con armi da fuoco ed esplosivi la sua residenza del campo profughi di Al-Nuseirat.
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giovedì 19 maggio 2011

Mosca espelle l'attaché militare israeliano colto in flagranti attività spionistiche!


Il Ministro della Guerra dello Stato ebraico, in una nota rilasciata ieri sera, ha comunicato che la Repubblica Russa ha espulso l'attaché militare di Tel Aviv dalla delegazioni diplomatica al 56 di Bolshaya Ordynka, sotto la minaccia incombente di una incriminazione per spionaggio.

Ufficiali del Ministero israeliano hanno affermato che il rientro dell'incaricato alla difesa, Vadim Lederman, si é concluso la scorsa settimana, dopo una breve detenzione dello stesso da parte delle autorità moscovite.

Sembra che Lederman sia stato approfonditamente interrogato; dopodiché, una volta rilasciato, sarebbe stato invitato a lasciare il territorio russo entro 48 ore se non voleva affrontare un arresto e un proceso pubblico. L'emittente sionista Channel One ha dichiarato che, nonostante le prove schiaccianti raccolte a suo carico per crimini di spionaggio, il Cremlino abbia preferito la via d'uscita meno traumatica.
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Rete acquifera a Jabaliya in memoria di "Vik", così la Palestina mantiene viva la memoria di Vittorio Arrigoni


Un pozzo d'acqua; in pochi luoghi al mondo una simile struttura assume una valenza iconica, simbolica e persino politica come in Palestina, dove ogni giorno si combatte una quotidiana "guerra per l'acqua" con il Regime dell'Apartheid sionista che cerca costantemente di sottrarre prezioso fluido vitale alle comunità native palestinesi, deviando corsi d'acqua e persino dinamitando acquedotti e sorgenti, mentre nel contempo gli insediamenti illegali dei fanatici e violenti miliziani ebrei vengono riforniti non solo di acqua potabile ma persino di piscine e irrigatori per i loro banali "giardinetti all'inglese".

Ed é proprio per questo che, cercando una maniera degna e significativa per onorare la memoria del volontario e cooperante italiano Vittorio 'Vik' Arrigoni, ucciso a Gaza a metà aprile, il Municipo di Jabaliya el-Nazla ha deciso di intitolargli un nuovo network di pozzi acquiferi, alla cui cerimonia di inaugurazione era presente una delegazione di volontari italiani. Certo, sarebbe stato meglio se il costo della nuova struttura (circa 120mila Euro) fosse stato 'magari' corrisposto dallo Stato Italiano, ma si sa che nella repubblica sionista italiana si sprecano milioni di tasse dei cittadini per inviare contingenti di occupazione in Irak e in Afghanistan e per "onorare" i burattini in uniforme che colà vengono giustamente fatti fuori dai Partigiani locali, ma non ci sono fondi per eternare la memoria di qualcuno che ha fatto vedere al mondo "come sa morire un -vero- Italiano".

Invece ci ha dovuto pensare il Comitato francese per il Sostegno alla Palestina a finanziare l'opera che, una volta completata, servirà i bisogni di oltre 70mila cittadini palestinesi, facendo segnare un deciso passo avanti, nella giusta direzione, per la vittoria nella "Guerra per l'acqua", in attesa che il popolo di Palestina possa celebrare la vittoria anche nella "Guerra per la terra".

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I carcerieri sionisti si rifiutano di obbedire a ingiunzione della Corte Suprema a favore di prigioniera palestinese!!


Continuano ad arrivare notizie che dimostrano come il sistema repressivo e carcerario del Regime sionista si dimostri sempre più senza controllo, comportandosi via via come una sorta di potere autonomo e assoluto da controlli e ordinanze che dovrebbero gestirne e guidarne le iniziative, su input del potere giudiziario.

Questa volta i carcerieri dell'Apartheid si sono bellamente infischiati di un'ingiunzione addirittura della Corte Suprema dello Stato ebraico, che gli ordinava di permettere alla prigioniera politica palestinese Ahlam al-Tamimi di contattare telefonicamente i suoi genitori, profughi palestinesi residenti in Giordania.

La Tamimi aveva inoltrato una petizione alla Corte Suprema per vedere riconosciuto il suo diritto ad avere rapporti coi suoi parenti prossimi, tutti residenti in Giordania e impossibilitati a viaggiare fino in Palestina per visitarla fisicamente. Incredibilmente, anziché adeguarsi all'ingiunzione del Supremo Tribunale dello Stato, il sistema carcerario sionista pretende di "farsi da sé" le regole. Il progressivo scollamento di controlli e bilanciamenti tra poteri é uno dei segni sicuri di sfaldamento e disgregazione degli stati illiberali.

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mercoledì 18 maggio 2011

Davutoglu: "La Turchia continuerà gli sforzi per incriminare Israele per l'attacco alla Freedom Flotilla"


Il Ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu ha detto che il suo Governo non cesserà di sforzarsi per portare Israele di fronte alle sue responsabilità penali per il proditorio attacco in alto mare alla MV Mavi Marmara, avvenuto circa un anno fa e costato la vita a dieci volontari che stavano portando aiuti umanitari verso la Striscia di Gaza assediata nell'ambito dell'iniziativa della "Freedom Flotilla".

Il Capo della diplomazia di Ankara ha dichiarato in una intervista televisiva rilasciata martedì 17 maggio che il suo paese continuerà nei suoi tentativi fino a quando essi non avranno buon esito: "La Turchia non accetterà alcun cambiamento nel Comitato investigativo internazionale se questo fosse mirato a spostare l'attenzione dalla flagrante violazione del Diritto navale commessa da Israele; quello é il punto della questione e su quello bisogna mantenere puntati i riflettori".

Davutoglu ha affermato che l'unico modo in cui potrebbero ristabilirsi normali e positive relazioni con Israele sarebbe l'ammissione, da parte di quest'ultimo, delle proprie responsabilità nell'attacco e il versamento di congrui risarcimenti alle famiglie dei caduti. Davutoglu ha altresì avvertito Israele di non pensare di poter replicare, a giugno, le proprie imprese piratesche contro i vascelli della "Freedom Flotilla 2 - Stay Human", la nuova iniziativa umanitaria patrocinata dalla ONG turca IHH.

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La Gioventù palestinese caccia coloni ebrei che volevano occupare terra a Gerusalemme, mettendo in fuga anche l'esercito sionista!


Giovani palestinesi di Gerusalemme hanno difeso con successo la terra di proprietà della famiglia Istanbuli da un proditorio tentativo di fanatici ebrei (armati e spalleggiati dal Regime dell'Occupazione sionista) di occuparla illegalmente e trasformarla in uno dei loro "avamposti", le cellule metastatiche della giudaizzazione coatta in corso nella Città Santa, con la regia palese di Tel Aviv e del suo governo di Estrema Destra.

Secondo quanto riportato da Rasem Abdulwahid all'agenzia di stampa Palestine Information Center, i miliziani ebrei, presenti in gran numero, con armi da fuoco bene in vista come loro costume, avevano iniziato a collocare paletti e filo spinato attorno all'appezzamento di terra degli Istanbuli, millecinquecento metri quadri nel sobborgo gerosolimitano di Al-Thawri, nel pomeriggio del 17 maggio, quando, improvvisamente, una folla di giovani palestinesi si é radunata e, lanciando pietre e bottiglie al grido di slogan che incitavano alla Terza Intifada e alla cacciata di tutti gli occupanti degli insediamenti illegali, hanno messo in fuga disordinata gli ebrei estremisti.

Costoro si sono subito nascosti dietro i ranghi dell'esercito sionista di occupazione, che ha iniziato ad aprire il fuoco e a lanciare gas vescicanti contro i manifestanti; ma lo slancio di questi ultimi é stato tanto irrefrenabile da costringere anche l'IDF a fare dietro-front, lasciando la folla di giovani giubilanti in completo controllo della scena: paletti e filo spinato sono stati immediatamente rimossi e la proprietà della famiglia Istanbuli difesa da chi voleva farne un ennesima avanguardia di occupazione e oppressione.


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Nabil Arabi nuovo segretario della Lega Araba, panico in Israele: "E' una mossa contro di noi!"


L'attuale Ministro degli Esteri egiziano Nabil al-Arabi, il cui diretto coinvolgimento é stato essenziale per la sigla lo scorso 27 aprile della piattaforma di riconciliazione nazionale palestinese (avvenuta significativamente al Cairo) diventerà il prossimo Segretario Generale della Lega Araba, mentre Amr Moussa si ritira dalla carica per poter meglio preparare la sua campagna elettorale per la poltrona di primo Presidente democraticamente eletto del Paese delle Piramidi.

Rifiutando una proposta saudita di "doppio incarico" (nella quale Moussa avrebbe formalmente mantenuto il titolo nella Lega pur demandando la maggior parte delle incombenze a collaboratori e vice) Moussa ha messo in fermento l'assise dell'importante organizzazione, scatenando un serrato confronto tra coloro che volevano un Segretario che riflettesse l'impatto delle recenti "Rivoluzioni Arabe" e i Sauditi e le altre Monarchie del Golfo Persico, che si sentono minacciate dal vento di cambiamento del 2011.

Inizialmente si era cercato di far convergere i consensi su un altro egiziano, Moustafa el-Fiqi (sopra), ma le sue credenziali troppo legate al regime di Mubarak (era stato membro del Partito Nazionale Democratico e sospettato di aver orchestrato i brogli elettorali del 2005) hanno fatto naufragare le sue chance; infine, con un deciso smacco alle speranze di sauditi e altri sceicchi, é stato proprio Arabi, uomo del cambiamento e della linea dura verso Israele, a essere selezionato per la carica.




Nabil Arabi entrerà nel suo nuovo ufficio non prima di otto settimane, essendo necessario tale tempo tecnico per nominare un nuovo Ministro degli Esteri in sua vece, i soliti bene informati fanno il nome di Nabil Fahmi (sotto), ex-ambasciatore egiziano negli Usa, e attualmente in anno sabbatico dall'Università americana del Cairo, dove serve come preside della Facoltà di Affari Pubblici.

Immediate le reazioni del Regime sionista, che vede nel consenso sul nome di Arabi la conferma di "un deciso trend anti-israeliano all'interno del Mondo Arabo"; fonti mediatiche come Ha'aretz, Jerusalem Post, Yediot Ahronot e Israel Radio hanno confermato l'ondata di panico diffusasi nei ranghi del Governo Netanyahu alla notizia della sua nomina.
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