sabato 28 maggio 2011

Il gruppo parlamentare di Hezbollah esprime la sua solidarietà ai militari italiani feriti a Sidone

Mentre, come precedentemente riportato con dovizia di particolari, il "Prode Ignazio" (nella foto, mentre gioca con un Big Gim paracadutista) annuncia in lungo e in largo l'ennesima ritirata a passo di corsa della storia militare italiota arrivano dal Libano messaggi di solidarietà e di vicinanza con le vittime dell'attentato esplosivo di ieri, dai quali si evince quanto forte sia la riconoscenza e la gratitudine degli abitanti del Sud del paese per i militari dell'UNIFIL, che hanno supervisionato la zona durante il primo, spesso tragico, periodo post-invasione dell'autunno 2006 e come sia praticamente impossibile che l'attacco sia venuto da gruppi locali, e si debba quindi tracciarlo a provocatori allineati con Saad Hariri e i suoi alleati fascisti-falangisti, ansiosi di provocare tensioni e rovesciare il tavolo di una competizione politica che li vede sconfitti e in minoranza.

In particolare, il membro del Parlamento Qassem Hashem, deputato di Hezbollah, ha dichiarato che "Non meno dei militari italiani l'ordigno esplosivo era mirato a colpire la pace e la stabilità interna del Libano, tale atto favorisce i nemici dell'indipendenza libanese, cioé gli Usa, Israele e quei partiti e quei movimenti che non aspettano altro che di svendere la nostra patria agli interessi dell'imperialismo straniero". Il parlamentare non ha mancato di evidenziare come tale attentato arrivi proprio dopo la grande manifestazione dei profughi palestinesi al confine, culminata con la strage di Maroun al-Ras, dove le truppe israeliane hanno aperto il fuoco su dimostranti disarmati.

POST SCRIPTUM: Menzione speciale per il servilismo filo-sionista e filo-Hariri va al "giornalista" (parole grosse) dello straccio di Hasbara acquistabile nelle edicole italiane sotto il nome di "La Repubblica", tale "giornalista", chiamato 'Alberto Mattone', evidentemente formatosi alla scuola che ci ha regalato i preziosi talenti di Guido Rampoldi (quello delle donne afghane che chiedono alla NATO di occupare il loro paese) e di Marco Pasqua (quello che ha guadagnato alla sua testata una bella querela da parte di Barbara Albertoni), intervistando il Ministro della Difesa "in odor di ritirata" non perde occasione di guadagnare qualche 'stellina dorata' (ovviamente a sei punte!) con l'editore sionista Carlo De Benedetti cercando a tutti i costi di mettere in bocca allo 'Gnazio l'affermazione che l'attentato "potrebbe essere di matrice siriana"...visto che tutte le forze di sicurezza di Damasco sono in queste settimane impegnate a respingere e neutralizzare gli attentati e le provocazioni degli agenti israeliani e americani infiltratisi anche dal Libano e proprio con la collaborazione e l'aiuto di Saad Hariri e dei suoi alleati 'Alberto Mattone' si mette in evidenza come l'ennesimo pennivendolo di Repubblica prontissimo a prostituirsi per il piacere del Padrone.

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Le proteste scuotono Amman, il popolo giordano si ribella alla monarchia da rotocalco: "Dobbiamo interrompere tutti i rapporti con Israele!"


Proprio mentre l'Egitto va rapidamente ribaltando e annullando tutte le misure di "appeasement" filoisraeliano imposte da Sadat e dal suo successore Mubarak nel corso degli ultimi 32 anni il popolo giordano scende in piazza dopo le preghiere del venerdì e fa capire chiaramente alla corte Hascemita che non ci sta a rimanere l'unico paese arabo a mantenere rapporti con Israele, Stato del quale la maggior parte dei cittadini giordani non ha certo intenzione di riconoscere come entità legittima e tantomeno col quale vorrebbe intessere relazioni o legami di alcun tipo.

Ieri in tutto il paese, dalla capitale Amman fino alla provincia di Tafileh, la popolazione ha rimarcato la necessità di cancellare il trattato di pace con lo Stato ebraico voluto dal piccolo Re Hussein e ha altresì domandato le dimissioni del Primo Ministro Marouf Bakhit, succeduto al suo predecessore Al-Rifai meno di quattro mesi orsono proprio a causa di massicce proteste popolari che minacciavano di replicare nell'ex-Transgiordania la Rivoluzione egiziana anti-Mubarak.

Il tentativo di riforma dall'alto però, sembra essersi impantanato tra le attività di un Premier ex-generale che non riscuote molta popolarità tra gli abitanti e i balbettii di una commissione costituzionale (di nomina regia) che non riesce a cavare un ragno dal buco, anche perché la struttura costituzionale della Giordania é studiata per lasciare grande discrezionalità al monarca sotto gli orpelli e i paramenti esteriori della "democrazia" occidentale e una seria riforma sarebbe dunque inaccettabile per la corte, visto che marginalizzerebbe la figura del re e lascerebbe campo libero al partito di ispirazione religiosa Fronte Islamico d'Azione, filiato dalla branca locale della Fratellanza Musulmana, che riscuote il favore della maggior parte degli elettori.
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L'Egitto riapre completamente Rafah al transito dei viaggiatori, l'assedio sionista significativamente indebolito!


Già nei giorni scorsi avevamo captato, da fonti degne di credito, gli annunci che nella giornata di oggi il blocco del varco di confine di Rafah, unico sbocco della Striscia di Gaza non controllato dal Regime dell'Apartheid, avrebbe potuto essere aperto definitivamente. Consci dell'importanza dell'evento, abbiamo deciso di attendere i fatti prima di dare qualunque annuncio sulle nostre pagine.

Siamo estremamente felici, oggi, 28 maggio 2011, di annunciare che poche ore fa ogni restrizione al libero transito di persone e viaggiatori dal Sabato al Giovedì dalle 9 di mattina alle 5 di sera sia stata totalmente abolita, permettendo a circa il 70 per cento degli abitanti della Striscia di recarsi in Egitto per lavoro, per studio, per ragioni mediche o persino per diporto.
Naturalmente questo non é che un passo verso la totale e definitiva abolizione dell'assedio illegale contro la Striscia di Gaza, presto probabilmente l'Egitto abolirà le restrizioni anche verso i transiti di merce; allora inizierà la parte più difficile che consisterà, attraverso le pressioni internazionali, il boicottaggio e il disinvestimento, attraverso le iniziative umanitarie internazionali come le carovane e le flottiglie di aiuto a costringere il Regime ebraico ad abbandonare i varchi di confine occupati, a cessare gli attacchi contro il naviglio da pesca, a permettere i traffici marittimi e aerei.

Solo così Gaza sarà veramente libera!

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Il prode Ignazio "fiuta la polvere" (da sparo) e suona la ritirata; ennesima figuraccia internazionale dell'italietta berlusconide!


Si sa, i fascisti sono una razza vile, come il Pirgopolince della commedia plautina, e, a ricordarci di questa grande verità ci ha pensato, appena ieri, il Prode 'Gnazio, pronto a sparare balle a ripetizione meglio della micidiale MG-42 quando si tratta di inventarsi fantomatici trascorsi da parà ardito nella "Folgore" di fronte ai colleghi americani (quando invece fece il servizio di leva poco e male in una anonima unità di artiglieria contraerea e venne congedato anzitempo con note caratteriali affatto lusinghiere), ma poi, alla prova dei fatti, prontissimo a farsi intimidire e a suonare la ritirata esattamente come i Gariboldi e i Berganzoli che resero l'Italia (giustamente) la barzelletta militare del '900.

Nei pressi della città di Sidone, nella porzione di Libano affidato al 'controllo' dell'UNIFIL in seguito all'ennesimo ritiro degli invasori israeliani dopo la sconfitta patita nel 2006 ignoti attentatori hanno sistemato un ordigno esplosivo che ha ferito sei militari italiani al passaggio del loro veicolo di pattuglia, coinvolgendo nella detonazione e ferendo anche due civili libanesi. L'attentato, probabilmente opera di seguaci di Saad Hariri e dell'alleanza filo-americana e filo-israeliana "14 marzo" avrebbe avuto lo scopo di creare un incidente internazionale in cui coinvolgere Hezbollah, il partito politico sciita che é recentemente riuscito, insieme alle formazione sue alleate della coalizione dell'8 marzo, a rovesciare gli equilibri parlamentari e a mettere Hariri in minoranza.

Hezbollah, immediatamente, ha condannato l'attacco, esprimendo solidarietà alle forze ONU e impegnandosi in prima persona a offrire tutto il sostegno possibile alle autorità che investigheranno sull'accaduto, nella speranza di collaborare attivamente all'identificazione e all'arresto dei responsabili. Tuttavia, con strana discrasia rispetto al bellicismo pettoruto e petulante che sembra trasparire continuamente dalla sua persona e dai suoi atteggiamenti esaltati ed esagerati il Prode 'Gnazio non ci ha pensato su due volte a suonare la ritirata, rilasciando una surreale intervista dalla quale, peraltro, risulta come egli creda che nel Libano del sud l'UNIFIL serva a separare israeliani "E PALESTINESI"...dal che si evince che, oltre che un codardo pronto a ritirarsi al primo segno di pericolo Ignazio La Russa é anche un totale incompentente che non si informa (o lo fa malamente) prima di discettare su un teatro operativo dove forze militari italiane sono presenti da oltre cinque anni. Evidentemente il Prode 'Gnazio é rimasto agli anni '70, quando il Sud del Libano era (allora) effettivamente cosparso di postazioni dell'OLP/Fatah; potere della nostalgia, quando lui, allora zazzeruto giovane fascista, prendeva parte a cortei da cui partivano bombe a mano contro i celerini...
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Anche a Roma si é celebrato l'anniversario della sconfitta di Israele, all'Associazione islamica "Imam Mahdi"!


Il 25 maggio di 11 anni fa, dopo oltre due decadi di occupazione, iniziata con la cosiddetta "Operazione Litani" nel 1978 la strenua, coraggiosa, determinata resistenza del popolo libanese costringeva l'occupazione israeliana ad abbandonare frettolosamente tutte le sue posizioni a nord del confine internazionale col Paese dei Cedri, lasciando i traditori dell'SLA di Haddad e Lahad con la scelta se seguire i loro ex-padroni in esilio o impetrare perdono (che venne concesso nella stragrande maggioranza dei casi) ai liberatori che avanzavano vittoriosi.

Anche se il ritiro israeliano non significò la pacificazione definitiva del Libano meridionale, a causa della propensione tutta sionista di ricorrere alla forza militare per imporre la sua volontà, come lo Stato ebraico ha cercato di fare senza alcun successo ancora nel 2006, la data tuttavia fu importantissima perché segnò la sconfitta del celebrato e tracotante esercito israeliano da parte di un movimento di resistenza arabo che non ha avuto paura di affrontare una lotta dura con dedizione e fede. La vittoria del 2000 fornì ispirazione soprattutto ad Hamas che, pure su posizioni religiose e politiche differenti, cercò di imparare il più possibile dall'esperienza del movimento di Nasrallah.

Da allora il 25 maggio é una data importantissima non solo per i libanesi, ma per tutti i musulmani sciiti. Per celebrarla degnamente l'Associazione islamica italiana "Imam Mahdi" ha deciso di tenere nella propria sede romana di Via Gualdo Tadino 17 un incontro pubblico che é stato onorato dalla graditissima presenza del responsabile dell'Ufficio Stampa di Hezbollah, Ibrahim al-Moussawi e dell'ambasciatore della Repubblica Iraniana presso il Vaticano, Ali Akbar Naseri. Moussawi, per la prima volta nel Bel Paese, ha rivolto ai presenti un discorso tradotto in simultanea nel quale ha tracciato un diretto parallelo tra l'esperienza resistenziale libanese, la Rivoluzione islamica in Iran e gli attuali movimenti di liberazione politica e risveglio religioso che vanno rapidamente facendo piazza pulita di satrapi e tiranni filo-occidentali in tutto il Medio Oriente.

Naturalmente bisogna distinguere tra quei paesi dove la spinta rivoluzionaria é stata spontanea e genuina (come Tunisia, Egitto, ma anche Yemen, Bahrein, province orientali Saudite...) e altri in cui forze esterne si sono insinuate nel meccanismo della liberazione cercando di distorcerlo a proprio vantaggio (come sta attualmente accadendo in Libia) o addirittura non si assiste a nessuna 'ribellione', ma piuttosto ad atti terroristici e destabilizzanti sobillati ad arte da gruppi di provocatori prezzolati o infiltrati, come é accaduto per diverse settimane in Siria.

Moussawi ha ribadito la necessità di utilizzare tutte le potenzialità delle reti telematiche e dei network sociali per compensare e bilanciare l'enorme "potenza di fuoco" mediatica delle lobby imperialiste e sioniste, fin troppo ansiose di spargere veleni e menzogne sull'Islam, sui musulmani e sui movimenti di liberazione di ieri e di oggi per fomentare quel clima da 'scontro di civilità' che tanto comodo fa a politici e generali di Washington e Tel Aviv.

La redazione di Palaestina Felix ringrazia sentitamente tutti gli amici dell'Associazione islamica  "Imam Mahdi""""""""l'invito ricevuto, che questa volta non abbiamo potuto onorare, e per il resoconto sulla serata grazie al quale abbiamo potuto preparare questo articolo. La prossima volta vedremo di esserci! Grazie inoltre a Federico Cenci e all'Agenzia Stampa Italia.
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venerdì 27 maggio 2011

Return to Palestine prepara nuove manifestazioni ai confini con Israele: "Vogliamo che i sionisti debbano mobilitare tutto il loro esercito!"


Il 6 giugno prossimo il comitato "Return to Palestine" ha programmato nuove attività al confine tra Libano e Israele, come confermato da Abu Mohammed Imad, membro dell'organizzazione, ai microfoni della televisione di Hezbollah "Al-Manar". E' dallo scorso 15 maggio che, per onorare il sacrificio dei martiri caduti sotto il fuoco assassino dei militari sionisti, il Comitato ha continuato a tenere le fila e preparare volontari e attivisti palestinesi residenti in Libano e Siria per una nuova dimostrazione che renda chiaro a Israele come il "Diritto al Ritorno" nei territori occupati dal 1948 non sia negoziabile, non sia evitabile, non sia prevenibile, né con la forza militare, né con la manipolazione della Casa Bianca a opera della Lobby a Sei Punte, né con alcun altro stratagemma o escamotage.

Proprio in questi giorni il Comitato ha fatto erigere un monumento commemorativo sul confine, con i volti dei profughi uccisi e la scritta in ebraico: "Stiamo Tornando"; a quanti gli hanno chiesto natura e obiettivi della nuova iniziativa Imad ha replicato: "Questi particolari sono oggetto di discussione molto accesa proprio in queste ore, posso solo dirvi che abbiamo varie opzioni e le stiamo studiando e analizzando una per una. Vogliamo tenere il Nemico sionista in allarme da Nakoura al Golan, vogliamo costringerlo a spendere denaro per mantenere in stato di allerta tutte le brigate militari che ha già impiegato il quindici maggio, vogliamo fargli consumare più risorse possibili per portarlo al punto di rottura".

Sembra che, in queste ore, contatti molto intensi con l'Egitto e la Giordania siano in corso, in modo da rendere le iniziative del 6 giugno, data in cui il mondo arabo e palestinese ricorda la Yawm an-Naksa del 1967 (la seconda dispersione di profughi dovuti al codardo attacco a tradimento dello Stato ebraico contro Egitto, Siria e Giordania), ancora più massicce e imponenti di quelle di dodici giorni fa.
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Dodici nazioni europee prenderanno parte alla missione della 'Freedom Flotilla 2 - Stay Human'!


La Campagna europea per la Fine dell'Assedio di Gaza ha dichiarato nella giornata di ieri che, a oggi, natanti ed equipaggi di ben dodici nazioni europee hanno espresso il desiderio di partecipare alla "Freedom Flotilla 2 - Stay Human", che salperà alla volta della Striscia di Gaza per riaffermare l'urgente e stringente necessità di rompere l'assedio israeliano contro l'enclave palestinese, strangolata ormai da cinque anni di blocco terrestre e marittimo.

Ramy Abdu, portavoce della campagna, ha dichiarato per mezzo di un comunicato stampa che navi francesi, italiane, tedesche e svizzere hanno annunciato l'intenzione di partecipare alla missione, aggiungendosi a quelle di altri otto paesi europei, la cui presenza era fin qui certa e confermata. A questo proposito Abdu ha invitato la comunità internazionale a prendere le necessarie misure di sicurezza per garantire la corretta riuscita della missione umanitaria e l'incolumità dei passeggeri della flottiglia, tra cui si contano diversi parlamentari e legislatori europei.

"Tutti i nostri partecipanti", ha chiosato Abdu (foto a sinistra), "sono disposti a portare a termine la loro nobile missione; capiti quel che capiti". Nonostante le buone notizie che vengono dall'Egitto, riguardo l'apertura regolare del varco di Rafah, il rappresentante della coalizione internazionale ha fatto notare che, per quanto incoraggiante, tale misura per ora sembra limitata ai passeggeri, e quindi non diminuisce la gravità della situazione nella Striscia per quanto concerne il transito e il rifornimento di beni.
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Israele continua a perseguitare i pescatori di Gaza! Tre feriti nell'attacco di oggi!


Soltanto ieri dozzine di pescatori palestinesi avevano picchettato moli e banchine del porto di Gaza chiedendo che venisse messa fine al blocco navale israeliano, totalmente illegale e ingiustificato, mirato esclusivamente a peggiorare le condizioni di vita dei lavoratori che ogni giorno gettano le loro reti al largo della Striscia assediata (e che dovrebbero poter raggiungere le 20 miglia dalla costa) e a diminuire la quantità di cibo che gli abitanti dell'enclave costiera possono procurarsi senza dover dipendere dagli aiuti internazionali o dal mercato nero.

Oggi, in un ennesimo vigliacco e piratesco attacco i militari con la Stella di Davide hanno rivolto le canne di cannoncini e mitragliatrici delle loro navi contro una barca di inoffensivi pescatori, 'colpevoli' solo di cercare di dare da mangiare alle loro famiglie e ai possibili acquirenti del loro pescato; secondo quanto riportato dall'Agenzia France Press tre membri dell'equipaggio palestinese sono stati feriti dai colpi sionisti e il loro natante, avendo subito un principio d'incendio mentre tornava verso riva, non potrà tornare in acqua prima di riparazioni relativamente lunghe e costore.

Secondo i termini già piuttosto iniqui dei cosiddetti 'Accordi di Oslo' le unità della marina israeliana devono controllare le acque di Gaza, ma dovrebbero lasciare libertà di transito e pesca ai battelli civili, fino appunto a venti miglia dalla riva; in realtà qualunque tentativo di oltrepassare le tre miglia (quasi un settimo di quanto 'consentito'!) provoca invariabilmente attacchi, cannoneggiamenti e mitragliamenti da parte israeliana.
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Mentre l'Egitto si lascia alle spalle i rottami dell'Era Mubarak, che fine ha fatto Omar Suleiman?


A poco più di tre mesi dal rovesciamento di Hosni Mubarak il già potentissimo collaboratore dell'ex-tiranno, Omar Suleiman, che fu Generale dell'Esercito, dignitario del Partito Nazionale Democratico, capo del Mukhabarat e diplomatico non é più apparso in pubblico. L'uomo a cui fino all'ultimo Mubarak si era affidato per guidare una sorta di 'transizione' che mantenesse in vita istituti e indirizzi dell'Egitto pre-rivoluzionario (quello filo-americano e filo-israeliano la cui memoria va fortunatamente sbiadendo ogni giorno di più), é letteralmente scomparso dalla circolazione.

La scomparsa di Suleiman ha messo in allarme alcuni settori della società egiziana: si teme che possa 'vendere' agli Usa e a Israele le sue conoscenze sugli uomini e gli apparati interni egiziani in modo che queste potenze possano 'salvare' un po' della loro influenza in Egitto investendo risorse e sostegni su determinate figure e cercando di facilitarne la carriera nel "Nuovo Egitto"; anche per questo la necessità di condurre un repulisti accurato e profondo, purgando ogni ministero, servizio, branca delle forze armate da tutti gli elementi filo-imperialisti e filo-Mubarak é pressante e costituisce una condizione preliminare per la costruzione di un sistema solido, democratico, autorevole e indipendente.

Altri osservatori pensano invece che, come un Tayllerand arabo, Suleiman preferisca barattare file e dossier raccolti dal Mukhabarat sotto la sua 'reggenza' dal 1993 al 2011 con le figure di punta dell'Egitto post-rivoluzione, fidando sulla sua unica esperienza come 'asso nella manica' per mantenere prestigio e influenza (anche fuori dall'attenzione pubblica) anche nel presente e nel prossimo futuro.
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Terrorista salafita arrestato in Siria, fomentava disordini e violenze per conto di Israele!


Le autorità siriane, nel corso della loro campagna per ristabilire la legalità e interrompere le attività di elementi istigatori e sobillatori di disordini che nelle ultime settimane hanno fatto del loro meglio per cercare di precipitare il paese nell'instabilità e nella violenza sono riuscite a segnare un altro punto con l'arresto del figlio di un religioso salafita (foto sopra) con connessioni a elementi terroristici in Irak e Siria, oltre a rapporti con i servizi segreti dello Stato ebraico.

Muthanna al-Dhari, figlio dello Sceicco Harith al-Dhari, é stato infatti arrestato e accusato di cospirazione al fine di organizzare e incoraggiare attività terroristiche; il fermo dell'accusato é avvenuto appena questi ha lasciato la sua roccaforte giordana, nella quale aveva da poco incontrato Abdul Halim Khaddam (sopra), il traditore siriano in esilio autonominatosi capo di un sedicente 'Fronte di Salvezza Nazionale', che Israele e gli stati imperialisti occidentali vorrebbero usare come 'grimaldello' per mettere le mani sulla Siria.


A più riprese nel recente passato i mass media israeliani avevano dato rilievo agli incontri di Muthanna al-Dhari con leader sionisti; mentre il network televisivo Canale 2 aveva trasmesso una intervista con Abdul Khaddam.
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Come promesso, le masse sciite irachene si mobilitano contro ogni opzione di permanenza delle truppe Usa nel paese!

Una imponente manifestazione di protesta ha riempito le strade di 'Sadr City', il sobborgo sciita di Bagdad intitolato al religioso sciita fatto uccidere da Saddam Hussein il cui figlio Moqtada guida oggi una delle fazioni politiche più potenti e influenti del paese, controllando sette ministeri 'strategici' nel Governo guidato da Nouri al-Maliki; circa 70mila persone si sono radunate agitando bandiere nazionali e scandendo slogan contro gli Usa e contro il protrarsi della loro occupazione militare del paese mesopotamico, che dovrebbe avere termine, da accordi bilaterali siglati tre anni addietro, con il termine del 2011.


Moqtada al-Sadr, frustrando le aspettative dei suoi più accesi sostenitori, non ha presenziato, mandando in sua vece Salah al-Obeidi ad arringare la folla; l'intervento di Obeidi si é centrato sulla lode per la maniera composta e pacifica con cui l'immenso raduno si é svolto, prova chiara che il paese é stabile e non ha bisogno della 'sorveglianza' di truppe straniere sul suo territorio. Il Presidente del Parlamento irakeno, Ousama al-Nujaifi ha definito la marcia "una chiara e concreta prova dell'unità del popolo iracheno sulle questioni di interesse nazionale comune".


Con una simile mobilitazione popolare contro ogni prospettiva di estensione della missione per i quarantaseimila militari usa ancora in Irak le possibilità che i generali del Pentagono convincano un titubabte Maliki a sacrificare quasi certamente la sua carriera politica per questo scopo si fanno decisamente scarse, se non addirittura nulle.
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giovedì 26 maggio 2011

Isahnoglu lancia la campagna anti-Hasbara dell'OIC, l'Organizzazione della Conferenza Islamica!


Ekmeleddin Ihsanoglu, Segretario Generale dell'OIC (Organizzazione della Conferenza islamica) ha manifestato la necessità che i media degli stati membri siano mobilitati per la produzione e la diffusione di prodotti e testimonianze realizzate in cooperazione con i loro colleghi palestinesi per rivelare al pubblico del mondo (troppe volte anestetizzato dalla potentissima lobby della propaganda filoisraeliana) la profondità e l'iniquità delle misure di segregazione e persecuzione sotto cui vivono i Palestinesi residenti sotto il Regime dell'Apartheid e quelli dei territori occupati di Cisgiordania o di quelli assediati di Gaza.

"L'OIC si é appellata ripetutamente ai paesi membri perché questi provvedano assistenza e sostegno all'ANP per lo sviluppo di sempre più efficaci reti di comunicazione, per compensare lo squilibrio dovuto al massiccio controllo dei media, soprattutto in Occidente, esercitato da gruppi filosionisti ed ebraici", ha dichiarato il Segretario Generale, presentando un rapporoto al Comitato supervisore a lato dell'ottava sessione della Conferenza dei Ministri dell'Informazione, tenutasi nella città saudita di Jeddah lo scorso 22 maggio.
OVVIAMENTE se pensate che gruppi di interesse sionisti ed ebraici esercitino una sproporzionata influenza sui media é perché siete tutti rabbiosi antisemiti!
Isahnoglu ha anche segnalato come uno sforzo per sensibilizzare i capi di Stato e di Governo mondiali riguardo alle tragiche condizioni dei residenti palestinesi di Gerusalemme Est é tuttora in svolgimento.

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mercoledì 25 maggio 2011

L'Iran trasmetterà e pubblicherà le confessioni delle spie della CIA catturate lo scorso week-end!


Il Ministro della Sicurezza iraniano Heydar Moslehi ha dichiarato che 'molto presto' le confessioni degli agenti americani arrestati nella recente retata del 21 maggio saranno pubblicate e diffuse; l'operazione di intelligence iraniana sembra avere distrutto completamente la rete di uomini della CIA in Iran, impedendo a Langley di fomentare nuove artificiose "proteste colorate" nella Repubblica Islamica, come quelle che vennero istigate dopo le elezioni presidenziali per tentare, inutilmente, di gettare ombre e discredito sulla grande riconferma di Mahmoud Ahmadinejahd.

Attualmente, però, l'interesse delle spie americane si era concentrato sui grandi progressi tecnici e scientifici di Teheran nei campi del nucleare, della missilistica, dell'industria aerospaziale, della difesa e delle biotecnologie. Ma anche operazioni di sabotaggio economico e industriale tenevano occupati gli uomini della CIA in Iran, visto il loro interesse nel raccogliere dati su oleodotti, gasdotti, nodi di telecomunicazione, linee elettriche, aeroporti e porti.

"Possiamo con certezza dire" ha articolato Moslehi "che questi agenti nemici sono stati neutralizzati giusto in tempo, visto che, dalle prime risultanze dei loro interrogatori e delle loro confessioni sembra che stessero preparando una serie di attentati terroristici contro infrastrutture e logistiche e di pubblica utilità". Oltre alle trenta persone arrestate in Iran circa 42 agenti e referenti della Cia negli Emirati Arabi, in Turchia, Indonesia e Malesia sarebbero stati "bruciati" infliggendo una cocente sconfitta al servizio segreto a stelle e strisce lungo tutto lo scacchiere asiatico.
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Abu Marzouk: "Hamas non commetterà mai l'imperdonabile errore di 'riconoscere' Israele!"


Il rinomato ufficiale di Hamas Moussah Abu Marzouk ha recentemente rassicurato membri e simpatizzanti del Movimento di Resistenza musulmano riguardo all'impossibilità che esso "ripeta lo storico e fatale errore di Arafat", commesso quando, ansioso di 'concessioni' che sarebbero dovute venire dai tavoli della trattativa (poi rivelatasi iniqua e truccata a favore di Israele) il Capo dell'OLP si impegno a riconoscere la "legittimità" dello Stato ebraico dell'occupazione.

"Quando mai", ha interloquito Marzouk nel suo comunicato, "Qualcuno ha mai chiesto a un Partito, a un Movimento, a una organizzazione politica non statale, di riconoscere uno Stato?" la richiesta dei sionisti e dei loro sodali e fiancheggiatori é quindi insincera, duplice, ipocrita e mira a immobilizzare l'azione politica e militare di Hamas, tantopiù che, se Israele é così 'ansioso' di venire riconosciuto allora dovrebbe fare a sua volta un passo avanti riconoscendo contemporaneamente l'esistenza e la legittimità di uno Stato Palestinese, con confini sicuri e definiti e il diritto di lasciare rientrare all'interno di essi tutti i profughi del 1948 ancora viventi e i loro discendenti.

Abu Marzouk ha dichiarato che il suo recente incontro col Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov é stato "estremamente fruttuoso e produttivo" e che l'emissario di Mosca ha garantito che la Russia sosterrà la dichiarazione unilaterale di uno Stato palestinese presso il Consiglio di Sicurezza dell'ONU. "Abbiamo ascoltato attentamente la posizione russa in merito al Governo di Unità nazionale e alla riconciliazione interna, trovando notevole sostegno sia dal Ministro Lavrov che dal Governo di cui é espressione".
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martedì 24 maggio 2011

L'attaché militare israeliano é stato espulso dopo tre anni di "avvertimenti" russi


Cotinuano a emergere dettagli sgradevoli e compromettenti riguardo allo scandalo spionistico moscovita che é costato una ignominiosa espulsione all'attaché militare sionista Vadim Lederman, colpevole di aver cercato di mettere le mani su documentazioni riservate riguardanti i rapporti militari tra Mosca e diversi paesi arabi quali Siria, Egitto, Libano e altri. Nella "Pravda" di oggi si può leggere come, a più riprese, Lederman abbia cercato di ottenere tali documenti da personale militare russo violando a più riprese la 'Convenzione di Vienna sulle Relazioni Diplomatiche'.

Volendo evitare di dare risalto alla cosa Mosca mise in guardia Lederman ben tre volte prima di fermarlo lo scorso 12 maggio durante un finto "incontro" per visionare i documenti in seguito al quale, dopo lunghe ore di confronto e interrogatorio all'infido diplomatico furono lasciate 48 ore per lasciare la Repubblica Federale Russa. Gli 'avvertimenti' a Lederman datavano novembre 2009, aprile e dicembre 2010; dopo ciascuno Lederman finse di accettare l'invito a cessare le sue attività spionistiche, solo per riprenderle in un secondo momento.
Nel generale peggioramento delle relazioni russo-israeliane il Ministro delle Emergenze Sergej Shoigu, che avrebbe dovuto recarsi a visitare la capitale sionista Tel Aviv ha "indefinitamente rimandato" il viaggio ufficiale, secondo quanto riportato dalla France Press. Shoigu avrebbe dovuto siglare protocolli di accordo e cooperazione, che restano ora come 'sospesi a mezz'aria'.
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Proteste in Georgia! Traballa nel Caucaso un altro 'pupazzo' di Tel Aviv!!


Le proteste anti-governative a Tiblis, capitale della Georgia, sono entrate ormai nel quarto giorno consecutivo e le folle che riempiono strade e piazze della cittadina ex-sovietica non cessano di domandare a gran voce le dimissioni di Mikheil Saakashvili, che strappò il potere all'ex-Ministro degli Esteri di Gorbachov, Eduard Shevarnadze, con l'impostura della fasulla "rivoluzione delle rose", orchestrata da CIA, Mossad ed altri stakeholder occidentalisti (come il miliardario George Soros) sulla falsariga di tante altre 'rivoluzioni colorate' che dovevano garantire a Usa e Israele il ferreo controllo dell'Asia Centrale e un anello di basi in funzione anti-russa, anti-iraniana e anti-cinese.


L'arrogante politica di Saakashvili, che dopo aver nominato noti esponenti della locale lobby filoisraeliana a posti-chiave di Governo riuscì a trascinare il paese nella disastrosa guerra del 2008 contro la Russia di Putin ha fatto provare ai georgiani una 'sbronza nazionalista' i cui postumi però, tra l'umiliante conclusione del conflitto col gigante russo e il totale sfacelo di un'economia già normalmente non brillantissima si stanno rivelando amari soprattutto per l'inquilino del terrificante palazzaccio disegnato da Michele de Lucchi.

I manifestanti, tra l'altro, sono anche muniti di spranghe e bastoni, nel caso che dovessero ripetersi "colpi di mano" simili a quello tentato l'altro ieri da forze di polizia che hanno cercato di sgombrare le piazze con proiettili di gomma e gas urticanti molto probabilmente comprati da Israele. I dimostranti, guidati dall'ex alleata del Presidente e capo dell'assise parlamentare Nino Brujanadze, si ispirano direttamente ai manifestanti che in Azerbaijan hanno messo in crisi a più riprese il Governo locale.

Intanto il leader dell'opposizione Irakli Okruashvili ha giurato di tornare in Georgia dal suo esilio francese e di farlo in tempo per il mega-raduno programmato per domani, mercoledì 25 maggio.
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I bambini di Gaza e i loro aquiloni rendono omaggio ai caduti della "Freedom Flotilla"!


Con una parata di leggeri e colorati aquiloni nei cieli del porto di Gaza i bambini della Striscia hanno dato il via alle celebrazioni che intendono onorare le vittime dell'attacco israeliano alla MV Mavi Marmara, ammiraglia della Freedom Flotilla, fermata in alto mare contro tutte le leggi e le regole del Diritto marittimo mentre si dirigeva verso Gaza con il suo carico di attivisti e aiuti umanitari.

Fra i "cervi volanti" che si libravano nell'azzurro obbedendo al gioco delle correnti e all'abilità dei loro piccoli piloti moltissimi erano decorati coi colori dei vessilli nazionali palestinese e turco (essendo l'iniziativa della Freedom Flotilla patrocinata dall'ONG di Istanbul IHH), ma alcuni mostravano anche la livrea egiziana, in ricordo della rivoluzione di gennaio 2011 e del rinnovato ruolo pro-palestinese del Cairo, che si é già mostrato decisivo per la sigla del protocollo di riconciliazione tra Hamas e Fatah.

I residenti della Striscia di Gaza attendono con ansia l'arrivo della Freedom Flotilla 2, le cui oltre 15 navi leveranno l'ancora dalla Turchia e dal resto d'Europa nel mese di giugno. La gioia per la visibilità internazionale garantita da questo grande evento di solidarietà é molto più forte del semplice sollievo materiale recato dagli aiuti umanitari e spinge i Palestinesi di Gaza a voler rendere un vero benvenuto da eroi ai volontari internazionali (oltre mille), che si imbarcheranno sui quindici natanti della Flottiglia.

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