sabato 21 gennaio 2012

Quotidiano sionista di Atlanta invoca l'assassinio di Obama, pensate se lo avesse fatto un quotidiano arabo!


"Uccidere Obama è un'opzione". E' questo quanto si é potuto leggere in una recente edizione dell'Atlanta Jewish Times, quotidiano di riferimento della comunità ebraica filosionista della metropoli della Georgia. Noi, cresciuti volenti o nolenti a pellicole hollywoodiane la Georgia richiama sempre alla mente immagini del caloroso e sonnolento Sud ante Guerra Civile, con le mansion dei possidenti di origine scozzese e gallese risplendenti di stucchi come in "Via col Vento", mai avremmo creduto che tra i gentiluomini in giacca bianca e cravattino nero ci fossero così tanti sionisti da avere persino bisogno di un loro quotidiano, men che meno che dalle sue colonne costoro potessero invocare per Obama la stessa sorte di Kennedy, McKinley e Abramo Lincoln!

Invece Andrew Adler, direttore del fogliaccio incriminato ha fatto proprio questo e aspettiamo con ansia la notizia che il Servizio Segreto, la branca dei servizi Usa che si occupa dell'incolumità dell'inquilino (ancorché nero) della Casa Bianca, vada a fargli una visitina, almeno, così, per dovere di apparenza. Poi sappiamo benissimo che con il potere DEVASTANTE dato alla lobby sionista filoisraeliana dal gioco perverso dei finanziamenti elettorali, in questo anno di campagna per novembre 2012 ai rappresentanti del 'popolo eletto' sarà concesso di dire (e probabilmente fare) praticamente qualunque cosa senza tema di conseguenze di sorta.

Per Adler uccidere Obama è una delle tre opzioni a disposizione di Israele per tutelare la propria sicurezza e garantire la propria sopravvivenza. "Prima opzione: attaccare Hezbollah e Hamas. Seconda: la distruzione ad ogni costo degli impianti nucleari dell'Iran. Terza: assassinare Obama". Adler spiega nell'articolo che l'uccisione del presidente americano - secondo lui un nemico giurato di Israele - va soppesata di fronte all'alternativa, che può essere lo sterminio (addirittura!) di sette milioni di abitanti di Israele in caso di attacco da parte dell'Iran. Perché poi l'Iran debba attaccare Israele, Adler non si perita di spiegarlo.

In seguito al furore mediatico l'articolo é stato ovviamente rimosso dal sito del giornale sionista, ma siamo riusciti a trovarne la trascrizione qui!

Mah!

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Fonti iraniane denunciano: "Gli ispettori AIEA hanno rivelato a Israele i dettagli necessari all'attentato assassino contro Roshan!"


La Repubblica Islamica dell'Iran ha raccolto "prove inconfutabili e incontrovertibili" secondo le quali il vigliaccio attentato esplosivo che lo scorso 11 gennaio ha ucciso Mostafa Ahmadi Roshan a Teheran non sarebbe stato realizzabile senza la fuga di informazioni sensibili che erano state rivelate unicamente agli ispettori dell'Agenzia Atomica Internazionale nel corso delle loro ispezioni di controllo ai siti e al personale del programma nucleare civile iraniano.

Eshagh al-Habib, Viceambasciatore iraniano all'ONU ha comunicato al Consiglio di Sicurezza che gli unici individui a conoscenza del ruolo e della specializzazione di Roshan al di fuori dell'Iran erano gli ispettori IAEA "un fatto che indica chiaramente come sia dall'Agenzia Atomica che i terroristi israeliani e MKO responsabili dell'attacco hanno raccolto i dettagli necessari a progettare ed eseguire l'attentato".

Zohreh Elahian, membro del Comitato parlamentare iraniano sulla Sicurezza Nazionale e la Politica Estera ha dichiarato giovedì che insieme ai suoi colleghi e ad altri ufficiali iraniani si é discusso a lungo sull'utilità e il ruolo degli ispettori AIEA in Iran e che, una volta provato il loro ruolo nella fuga di notizie che ha portato al codardo attacco a Roshan, sarà necessario al più presto rivedere gli accordi tra la Repubblica Iraniana e l'agenzia ONU.
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Assad ospita a Damasco delegazione inter-araba contro i piani di aggressione alla Siria!


Il Presidente siriano Bashir Assad ha rassicurato la nazione durante un discorso diffuso nella giornata di giovedì riguardo alla sua ferma e inflessibile opposizione a qualunque intervento straniero su suolo siriano che limiti o mutili la sovranità nazionale e ha sottolineato la dedizione sua personale e del Governo da lui guidato agli ideali di autonomia e indipendenza della Siria e del Mondo Arabo rispetto a qualunque tentativo di manipolazione straniera di matrice e marca imperialista.

In un incontro con una delegazione dell'Iniziativa Popolare Araba contro le Ingerenze Straniere Assad ha chiarito che il sostegno delle opinioni pubbliche arabe é importante per la lotta condotta dal Governo e dal popolo siriano, soprattutto quanto queste opinioni pubbliche pensano e sentono in maniera diversa da quanto non facciano i loro governanti, impegnati, come i sovrani sauditi, qatariani e delle altre monarchie petrolifere soggette a Washington e Tel Aviv, a tentare di rovesciare il Governo voluto e sostenuto dal popolo siriana per sostituirlo con uno gradito invece agli Usa e a Israele.

La delegazione ospite ha espresso il suo totale sostegno alla Siria e al suo popolo contro la campagna di disinformazione mediatica e propaganda scatenata dai canali Al-Arabiya e Al-Jazeera e riecheggiata dai network occidentali allineati con Israele (FOX, SKY, CNN, BBC...) e ha messo in guardia i sostenutori di tale battage mediatico informandoli che: "Prendere di mira la Siria vuol dire inimicarsi tutte le forze di Resistenza della regione". Tra i componenti della missione si potevano annoverare: il Segretario Generale della Conferenza Nazionale Araba, il Capo del Forum Arabo Internazionale per il Sostegno alla Resistenza, il Segretario Generale del Congresso dei Partiti Arabi, accompagnato dai suoi vice, l'Assistente Coordinatore Generale della Conferenza Nazionale Islamica, il Coordinatore Generale dell'Organizzazione di Mobilitazione Popolare, il Capo del Centro Arabo di Comunicazione e Solidarietà e il Segretario Generale del Forum Panarabo.
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Allarme ONU: "120mila persone in pericolo in Sud-Sudan, violenza etnica pronta a riesplodere", il Governo di Salva Kiir incapace di imporre l'ordine!


La Coordinatrice ONU per gli Affari Umanitari in Sud-Sudan, Lise Grande, ha dichiarato che "Oltre centoventimila persone hanno disperato bisogno di immediata assistenza a causa degli scontri interetnici nella provincia dello Jonglei". La zona é stata recentemente teatro di massacri quando miliziani Lou Nuer hanno marciato a migliaia sulla città di Pibor, incendiando e razziando le proprietà dei Murle, loro tradizionali avversari. "Si inganna chi crede che le violenze nello Jonglei siano cessate", ha avvisato la Grande nel corso di una recente conferenza stampa "esse covano sotto la soglia di attenzione e sono pronte a riesplodere, sanguinose come prima".

La Grande ha detto che la prima campagna di aiuto, lanciata quindici giorni fa e mirata alle necessità di 60mila persone si é rivelata insufficiente; stime ottimistiche reputano almeno doppio il numero delle persone bisognose di assistenza nella regione. Inoltre, assorbito il colpo dei raid Lou Nuer, c'é ora il concreto rischio che le milizie Murle si raggruppino e si organizzino per una rappresaglia. Un primo esempio si é avuto a Padiet, nella contea di Duk, Jonglei Occidentale, dove Murle armati hanno ucciso 85 Lou Nuer. Le due comunità, dedite principalmente alla pastorizia primitiva, si contendono capi di bestiame e accesso ai pochi pozzi della regione con raid sanguinosi dove spesso oltre alle bestie vengono anche rapite donne e ragazze.

Hilde Jonsson, Rappresentante Speciale del Segretariato Generale ONU e Capi dei caschi blu in Sud-Sudan (UNMISS) ha dichiarato che "Le necessità della sicurezza nello Jonglei, che non possono essere adeguatamente garantite dal Governo centrale, pongono un grave stress alle forze ONU presenti nella zona". Ancora una volta si vede come sconsiderata e avventata sia stata la decisione di concedere l'indipendenza a una regione priva delle più embrionali strutture di governo e sottoposta all'arbitrio di un eccentrico 'signore della guerra', Salva Kiir, che con le sue mise stravaganti e la profonda corruzione della sua 'corte' fa rivivere nel Ventunesimo Secolo la memoria di capi pazzoidi come Jean-Bedel Bokassa e Idi Amin Dada.

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Sconvolgenti immagini dei funerali di Mohammed abu Odeh e Ahmed Al-Za’nin, massacrati dal raid sionazista di mercoledì!









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venerdì 20 gennaio 2012

Dopo l'imprenditore dell'omicidio Al-Hashemi un altro esponente di Al-Irakiya arrestato per terrorismo!


Forze di sicurezza del Governo di Bagdad hanno arrestato Riyadh al-Adad (sopra), esponente del Blocco Irakiya e compagno di partito dell'Ex-vicepresidente Tarek al-Hashemi (sotto), con l'accusa di avere a più riprese stornato fondi a favore di terroristi sunniti. Adad era Vicesegretario del Consiglio provinciale di Bagdad ed é stato raggiunto e fermato dagli uomini delle forze dell'ordine nella giornata di ieri, giovedì 19 gennaio.

"Per confermare i nostri sospetti sono state fondamentali le rivelazioni di terroristi sunniti bloccati dopo i recenti attacchi esplosivi; le loro dichiarazioni ci hanno dato i pezzi del mosaico che ancora ci mancavano e sulla loro base abbiamo richiesto il mandato di cattura". A nulla sono servite le proteste e le accuse della 'Lista del Rinnovo' (già Partito islamico irakeno) secondo cui le doverose azioni giudiziarie contro Hashemi e Adad avrebbero 'motivazioni e finalità politiche'.

Con la coalizione Al-Irakiya letteralmente scompaginata dalla rivelazione di quanto profondo fosse il legame dei suoi dirigenti con elementi terroristi sunniti sembra che una ripetizione della sua performance elettorale di due anni fa (quando riuscì a battere gli sciiti di Nouri al-Maliki -sopra- di due seggi) sia ormai impossibile e che nelle prossime elezioni politiche, ormai incombenti, nessun raggruppamento, per quanto esteso e raccogliticcio, possa sbarrare la strada ai partiti sciiti e impedire loro di prendere saldamente e una volta per tutte le redini del potere in Irak.
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Mishaal soddisfatto dal lungo colloquio avuto con l'inviato svizzero per il Medio Oriente!


Il Segretario del Politburo di Hamas Khaled Mishaal, come anticipato su queste pagine, ha incontrato l'inviato svizzero per il Medio Oriente Jean-Daniel Ruch nella sera di Mercoledì e ha conferito con lui a lungo sui recenti sviluppi regionali, a partire, naturalmente, da quelli che hanno coinvolto direttamente Hamas e la situazione politica interna palestinse.

La discussione, comunque, si é ben presto allargata alla relazione di Hamas con le potenze europee e le conseguenze che la Primavera Araba avrà sui rapporti tra Vecchio Continente e Mondo Arabo, alla luce dell'emergere irresistibile dell'Islam politico in paesi che fino a poco fa erano retti da dittatori e autocrati subservienti agli interessi americani e israeliani.

Mishaal ha informato estesamente Ruch delle intenzioni di Hamas riguardo al recente contegno israeliano nei confronti della Striscia di Gaza e della Cisgiordania: punteggiato da continue aggressioni, assedio economico, persecuzione etnica, giudaizzazione forzata di territori palestinesi, sgomberi e demolizioni. Commentatori egiziani e osservatori politici palestinesi hanno espresso l'augurio che a questo meeting con un rappresentante svizzero, che segue di poco la missione ufficiale del parlamentari di Hamas nella Confederazione Elvetica, ne seguano presto altri con esponenti di diversi paesi europei.
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Kolossal cinematografico sulla vittoria di Hezbollah fa il pienone nei cinema iraniani!


Si chiama "Trentatré Giorni" il film diretto da Jamal Shurjeh e realizzato con una fastosa co-produzione Iraniano-Libanese che da oltre un mese furoreggia nella capitale Teheran (dove é in programmazione in ben otto sale che fanno registrare il tutto esaurito a ogni spettacolo) e nei cinema dell'intera Repubblica Islamica; la pellicola, che in origine doveva chiamarsi "Il Paradiso del Sud" racconta con ricchezza di accenti, registri e punti di vista l'epopea nazionale libanese dell'aggressione sionista del luglio 2006 e dei successivi 33 giorni di lotta, conclusisi con la ritirata degli invasori e il trionfo delle Forze della Resistenza capeggiate dal Movimento sciita Hezbollah.

Il cast comprende la star egiziana Hanan Turk, la siriana Kinda Alloush, i libanesi Carmen Lebbos, Darin Hamzah, Pierre Dagher e Youssef el-Khal, che hanno girato completamente "in location" nel Libano meridionale, a volte negli stessi luoghi degli eventi storici in un esempio da manuale di "cinema-verità". Il film, che oltre che i favori del pubblico pagante ha raccolto anche il plauso della critica, ricevendo un Premio Speciale al 29esimo Festival filmico "Fajr" tenutosi a Teheran lo scorso anno, ruota attorno alle vicende di alcuni cittadini di Ayta-a-Shaab le cui vite vengono sconvolte dall'attacco israeliano.

"All'inizio del film si vedono i preparativi di un matrimonio, ma la cerimonia non riesce a svolgersi come previsto a causa dello scoppio delle ostilità, lo sposo, militare di Hezbollah, viene richiamato alla sua unità e prende parte agli scontri più duri contro gli attaccanti israeliani; nel climax drammatico del film la famiglia della sposa, rifugiatasi in un bunker per sfuggire agli indiscriminati attacchi aerei sionisti deve assistere una partoriente che dà alla luce il suo bambino letteralmente sotto le bombe israeliane, quasi nello stesso momento in cui suo padre, anche lui parte della Resistenza, trova il martirio sul campo di battaglia. Il contrasto tra il sacrificio e la nuova speranza rappresentata dalla nascita sintetizzano mirabilmente il significato della vittoria libanese del 2006".

Maryam, una giovane ragazza di Teheran, intervistata all'uscita del cinema, si dice elettrizzata dallo spettacolo e in grado di tracciare un parallelo tra l'esperienza libanese del 1982 e del 2006 e quella iraniana del 1980-88, quando la neonata Repubblica Islamica venne attaccata dalle forze di Saddam Hussein; lo studente di Sociologia Mohammad, critica la caratterizzazione, secondo lui un po' troppo stilizzata, ancorché efficace; l'amico che lo accompagna, infine, loda la cura profusa nelle scene corali e la spettacolarità degli effetti, in grado di reggere il confronto con le produzioni cinematografiche occidentali.

Il regista Shurjeh, in una recente intervista ha dichiarato: "Il film é stato scritto prima degli eventi della Primavera Araba e realizzato quasi contemporaneamente a essi, attraverso esso volevamo mostrare al pubblico potenziale come la Lotta e la Resistenza siano le vie maestre per conquistare e difendere i propri Diritti; la successione dei fatti ha dimostrato la pognanza e l'importanza di un simile messaggio...speriamo che la visione del film serva a rafforzare e diffondere ulteriormente questa consapevolezza!"

Il film dopo l'Iran e il Libano prossimamente "aprirà" anche in Siria, Egitto, Turchia, Tunisia, mentre si cercano accordi di distribuzione anche in altri paesi.
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Il dirigente di Hamas Qoddoumi dichiara: "Non riconoscere Israele é scelta strategica non-negoziabile, mai, per alcun motivo!"


La gemebonda cagnara filosionista che assorda coi suoi latrati amplificati dalla lobby mediatica dell'Hasbara l'opinione pubblica di tutti i paesi occidentali si lagna e si duole in continuazione di come Hamas dovrebbe 'riconoscere Israele' come venne imposto a Fatah di fare al momento di dare il via all'inutile e danno sa pantomima del "Processo di pace" (1993-2009) grave errore strategico e politico di Arafat a cui si può concedere un quanto di comprensione soltanto tenendo conto dalla sua età avanzata e del disperato, divorante desiderio di "lasciare qualcosa" dietro di sé, un lascito, un retaggio sul quale i suoi successori avrebbero potuto costruire una Palestina indipendente, anche solo a partire dai territori della Risoluzione 242.

Purtroppo sappiamo benissimo come é andata a finire: continua giudaizzazione dei territori occupati, infiltrazione di coloni illegali, furto di terre e di acqua tramite l'imposizione del Muro dell'Apartheid, attacchi continui alle proprietà e agli immobili palestinesi, demolizioni, trasferimenti forzati. Questo bisogna ricordare quando qualcuno ciancia di 'riconoscimenti'; Hamas e le altre organizzazioni del Fronte del Rifiuto non hanno alcuna intenzione di 'riconoscere' tutto questo, nessuna patente di aggressione, annessione e giudaizzazione verrà mai rilasciata a Israele dai Movimenti della Resistenza, gli unici che abbiano mai strappato concessioni al regime ebraico con l'unico linguaggio che capisce: quello dello scontro, della lotta, della sconfitta inflittagli con la determinazione a non cedere a nessun costo.

Questi i concetti reiterati dal rappresentante ufficiale di Hamas nella Repubblica Islamica dell'Iran, Khaled al-Qoddoumi che durante una conferenza ufficiale tenutasi nella giornata di ieri ha dichiarato: "Hamas considera il non-riconoscimento del regime sionista come una 'linea rossa strategica', qualcosa di inamovibile e invalicabile che se mai venisse disatteso tradirebbe tutto quanto il Movimento musulmano di Resistenza ha ottenuto in un quarto di secolo di esistenza dedicata alla lotta. Nessuno ha il diritto di suggerire modifiche a questa linea, non vi é dibattito possibile in merito e non ve ne sarà mai".
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La Thailandia riconosce lo Stato palestinese, una nuova, grave sconfitta diplomatica per Israele!


Il Governo Thailandese ha formalmente annunciato il suo riconoscimento ufficiale della Palestina come Stato autonomo e indipendente, cogentemente col suo impegno a rispettare il Diritto di autodeterminazione dei popoli; Bangkok é dunque il primo paese dell'Asia Sudorientale a riconoscere la Palestina, ma siamo certi che non sarà affatto l'ultimo. La coraggiosa decisione thailandese costituisce anche una netta risposta alla politica di blandizie tentata da Tel Aviv che voleva convincere con varie 'contropartite' il paese ad assumere una posizione filosionista.

Simili mezzucci possono riuscire con i paesi europei, la codardia e bassezza dei cui dirigenti apparentemente non conoscono limiti, ma il tentativo di applicarli in Asia si é risolto nell'ennesimo scacco per il regime dell'Apartheid ebraico. La delegazione dell'Anp all'Onu ha annunciato nella giornata di ieri di aver ricevuto comunicazione ufficiale da parte thailandese dell'avvenuto riconoscimento, di cui sono state inviate informative a tutte le missioni diplomatiche alle Nazioni Unite; in esse si specifica che i confini riconosciuti dalla Thailandia per lo Stato di Palestina sono "Quelli antecedenti all'aggressione israeliana del 1967".

Riyad al-Maliki, dell'Anp ha dichiarato: "Con questo sono 131 i paesi che riconoscono la Palestina, abbiamo iniziato da subito le procedure per stabilire rapporti diplomatici ufficiali e per aprire un'ambasciata adeguata nella capitale thailandese".
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Incontro in Libano tra Ibrahim as-Sayyed di Hezbollah e una delegazione di alto livello del PFLP!


Il dirigente di Hezbollah, sua Eminenza Ibrahim Amin as-Sayyed (sopra) ha ricevuto una delegazione del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina che, guidata da Maher al-Taher (sotto a sinistra), comprendeva anche il membro del Politburo Abu Ahmad Fuad (sotto a destra) e, naturalmente, il rappresentante del PFLP in Libano, Marwan Abdul Al. Presenti al meeting erano anche il Responsabile di Hezbollah per gli Affari Palestinesi Hassan Hodroj e il suo assistente Atallah Hamoud. Entrambe le parti hanno discusso gli ultimi sviluppi politici dell'arena palestinese, con particolare riguardo all'assedio giudaizzatore a cui é sottoposta Al-Quds e il suo Nobile Santuario.

Entrambe le parti hanno espresso gratitudine per gli sforzi di riconciliazione mirati a ricomporre l'unità nazionale palestinese, discutendo poi a lungo sulle prospettive dei movimenti e del cambiamento in atto in molti paesi del Mondo Arabo e di cosa questi rivolgimenti possono significare per la causa palestinese. Particolare rilievo hanno avuto gli sviluppi in Siria dove, nonostante gli sforzi di player potentissimi come Usa, Israele, Qatar e Arabia Saudita (con il supporto anche di Turchia, Francia e certi partiti e milizie libanesi) il Governo di Assad sembra aver resistito a oltre dieci mesi di campagna terroristica.

Maher al-Taher ha affermato che la stima e l'ammirazione del PFLP verso Hezbollah é totale, additandolo come esempio riuscitissimo di un movimento di Resistenza nazionale e popolare, un esempio per tutte le forze progressiste e antisioniste della regione; Sua Eminenza As-Sayyed, ringraziando, ha lodato il Fronte Popolare per la sua salda dedizione ai principi della Resistenza, cui non é mai venuto meno nemmeno nei tempi bui in cui quella che era la forza politica palestinesi di maggioranza si piegava ai diktat che pretendevano 'trattative', 'riconoscimenti' e l'abbandono delle armi.

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La Guida Suprema Ayatollah Khamenei visita i parenti in lutto dello scienziato assassinato dagli israeliani!


La Guida Suprema della Repubblica Islamica, Ayatollah Seyyed ali Khamenei, ha effettuato una visita alla famiglia in lutto del martire Mostafa Ahmadi Roshani, dirigente dell'impianto nucleare di Natanz ucciso nove giorni fa con una bomba collocatagli sulla fiancata dell'auto. Il leader ha lodato gli sforzi degli scienziati e dei tecnici iraniani che portano avanti il pacifico programma nucleare della nazione con lo stesso coraggio e lo stesso spirito di sacrificio di quanti si recarono al fronte trent'anni fa per difendere la Patria e la Rivoluzione dall'aggressione di Saddam Hussein durante la 'Guerra Imposta'.

E' interessante notare che allora come ora quanti attaccano l'Iran e attentano alle sue conquiste scientifiche e tecniche godano dell'appoggio e del supporto degli stessi soggetti: gli Stati Uniti, l'Europa a essi asservita, le corrotte monarchie arabe del petrolio i cui monarchi fomentano il terrorismo e la violenza contro i paesi dell'Asse di Resistenza e si recano "di nascosto" a porgere la mano gli occupanti sionisti della Palestina e a stringere accordi con loro. La lotta, anche se con mezzi diversi, é sempre contro gli stessi nemici.

L'attacco terroristico, che i servizi di sicurezza hanno determinato essere stato portato a termine con l'aiuto dei militanti dell'MKO (l'organizzazione cacciata dall'Iran durante la Rivoluzione e ospitata da Saddam Hussein, in seguito passata al servizio degli americani) ha colpito il martire Roshani proprio quando il sestetto di negoziatori (Usa, Francia, Russia, Cina, Inghilterra e Germania) aveva acconsentito a un rinnovo del dialogo con Teheran, con incontri da tenersi in Turchia. La Repubblica Islamica, sempre ansiosa di dimostrare al mondo la falsità delle accuse statunitensi e sioniste e di esercitare in quanto firmataria del Trattato di Nonproliferazione Nucleare il suo diritto a dotarsi di impianti nucleari civili aveva prontamente acconsentito agli incontri.

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giovedì 19 gennaio 2012

Esercitazione sionista di paracadutismo finisce in tragedia: 40 feriti con fratture, diversi paralizzati!


Che l'esercito del regime ebraico stia passando giorni nerissimi a causa dei massicci tagli al budget che stanno incidendo anche sulle cosiddette "spese incomprimibili" (cioé alloggi, vitto ed equipaggiamenti-base) lo si sapeva; fra i tanti effetti di questo stato di cose proprio su queste pagine poco tempo fa abbiamo indicato il grave incidente ai costosissimi missili 'iron dome', fracassatisi a terra per mancanza di adeguate attrezzature di trasporto.

Adesso una nuova 'debacle' si aggiunge all'incidente dei missili, se possibile ancora più tragica visto che in essa decine di persone sono rimaste ferite e alcune di loro rimarranno mutilate a vita. I nostri sentimenti umani ci obbligano a provare pietà per loro, anche se sappiamo benissimo che gli stessi feriti avrebbero gioito e sghignazzato se la stessa loro disgrazia avesse colpito dei Palestinesi.

Tra martedì e mercoledì un gran numero di soldati sionisti ha preso parte a manovre nel deserto di Al-Naqab; l'esercitazione doveva prevedere, come momento conclusivo, un lancio contemporaneo di mille paracadutisti; purtroppo, per cause ancora da accertare ufficialmente (ma verosimilmente legate alle cattive condizioni del materiale di lancio) dozzine e dozzine di parà hanno riportato ferite, e quaranta di loro, con fratture di varia entità e tipo, sono stati evacuati verso il centro medico di Soroka, nell'insediamento di Beersheba. Alcuni dei fratturati, con danni alla colonna vertebrale, potrebbero rimanere paralizzati a vita.
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Di nuovo in rivolta Qatif, capoluogo della minoranza sciita in Arabia Saudita, gli sgherri di Riyadh non piegano il popolo!


Dimostranti sauditi della città di Qatif, nelle province orientali affacciate sul Golfo Persico, sono di nuovo scesi in piazza sfidando la brutalità e la ferocia degli sgherri di Casa Saoud, per mostrare la loro determinazione alla corrotta corte di Riyadh, la quale, piuttosto che tentare di fomentare violenze in Bahrein, in Yemen e in Siria dovrebbe concentrarsi sui suoi problemi interni. Gli slogan contro il regime non hanno risparmiato nessuno, ma si sono concentrati specialmente contro il Principe ereditario Nayef ben Abdulaziz.

Fin dal febbraio 2011, quasi un anno fa, la Casa di Saoud é divenuta oggetto di sempre più frequente contestazione, un fenomeno quasi sconosciuto nell'ultimo regno assoluto della Terra, dove ogni forma di protesta politica pubblica è vietata da leggi che definire 'medievali' é dire poco. Lo scopo delle proteste é quello di ottenere il rilascio dei prigionieri politici, la fine della persecuzione etnico-religiosa contro la minoranza sciita e una più equa redristribuzione dei proventi petroliferi, per la maggior parte dovuti ai ricchissimi giacimenti proprio dell'Est sciita.

Oltre alla città di Qatif anche il più piccolo centro di Awamiyah si è distinto per la restiva determinazione dei suoi abitanti, che non é stata piegata nemmeno dall'uso, da parte degli scherani di Re Saoud, di forza letale.
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Mushir al-Masri alla France Presse: "Creeremo un movimento trasversale in Europa per confutare l'Hasbara filosionista!"


Il parlamentare di Hamas eletto al Consiglio Legislativo Palestinese Mushir al-Masri, che insieme ai suoi colleghi ha recentemente visitato la Svizzera, ha riportato, al suo rientro nella Striscia di Gaza, di come la delegazione parlamentare abbia invitato i rappresentanti elvetici a stabilire buone e fruttuose relazioni con il Movimento musulmano. Le dichiarazioni, rilasciate da Masri ai cronisti della France Presse dimostrano la buona volontà di Hamas per infrangere il muro di menzogne e propaganda con cui il regime ebraico e la lobby a esso subserviente, potentissima in Europa, vorrebbero isolare la Resistenza palestinese.

I Deputati di Hamas hanno preso parte a un meeting dell'Unione Interparlamentare elvetica, cui hanno chiesto di iniziare a costruire un movimento trasversale inter-europeo per combattere e stigmatizzare l'occupazione sionista e le sue pratiche razziste e disumane a ogni livello: politico, sociale, mediatico. Nella giornata di ieri, poco prima di ripartire alla volta di Gaza, la delegazione ha preso parte a una conferenza a Ginevra che aveva precisamente questo scopo.

Il più grande risultato, comunque, é stato quello di poter esporre una voce critica e dissonante rispetto al quotidiano concerto di propaganda filosionista che rischia di soffocare ogni spiraglio di verità e denuncia sull'intollerabile situazione di Gaza e della Cisgiordania occupata.

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Il Capo dell'Esercito libanese dichiara: "Fermeremo a tutti i costi chi voglia contrabbandare armi ai terroristi che agiscono in Siria!"


Il Comandante in Capo dell'Armee Libanaise, Generale Jean Qahwaji ha espresso la determinazione di Beirut di porre fine con ogni mezzo necessario a movimenti e attività di gruppi che negli ultimi mesi hanno fornito armi, esplosivi e munizioni ai terroristi e ai provocatori infiltrati dall'Arabia Saudita, dagli Usa e da Israele in Siria, con l'obiettivo di fomentare violenze e instabilità nel paese e provocare quindi la sua discesa nel caos per giustificare un intervento armato imperialista in quel paese.

Anche gruppi criminali libanesi, spalleggiati dalla parte politica asservita agli Usa e a Tel Aviv, hanno preso parte a questo traffico, come rivelato dalle dichiarazioni rese dai corrieri arrestati nei mesi scorsi che hanno spiegato la natura 'triangolare' del passaggio dai soldi sauditi e qatariani alle armi israeliane che poi venivano portate in Siria attraverso le province settentrionali del Paese dei Cedri.

Qahwaji ha specificato di avere assunto impegni ben precisi di fronte al Premier Najib Mikati e che gli uomini e le forze sotto il suo controllo sono perfettamente in grado di "affrontare qualunque genere di terrorismo", con evidente riferimento alla possibilità, recentemente ventilata, che i servizi segreti di Casa Saoud cerchino di infiltrare elementi wahabiti nel paese. Già in passato le forze di sicurezza libanesi hanno dovuto prendere le armi per respingere ed eliminare gli agenti estremisti di Riyadh, come ad esempio il gruppo "Fatah al-Islam".

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Video esclusivo rivela una visita segreta dell'Emiro del Qatar in Israele: le corrotte monarchie del petrolio sono tutte serve di Sion



"Furore", solo con questa parola si può descrivere la reazione che ha suscitato in tutto il Medio Oriente la diffusione del video in cui si vede il pingue e baffuto Emiro del Qatar, avvolto nel suo risplendente caftano come un "extra" di Lawrence d'Arabia, stendere cordialmente la mano a Tzipi Livni, la macellaia di Gaza, nel corso di una visita in Israele che avrebbe dovuto a tutti i costi rimanere segreta.

Il Qatar ufficialmente non ha rapporti diplomatici col regime ebraico ma tutti sanno che, come le altre ricche e retrograde monarchie petrolifere, il suo Emiro sia più in buoni rapporti con Tel Aviv che non con gli Stati progressisti e rivoluzionari come la Siria (contro cui Al-Jazeera porta avanti da dieci mesi una campagna di calunnia mediatica volta a causare la caduta di Assad) o l'Iran, che portano avanti con coerenza la linea della Resistenza.

L'Emiro Al-Thani nel corso della sua visita allo Stato sionista dell'Apartheid avrebbe discusso di come sostenere meglio la linea israeliana contro l'Iran, di come fornire a prezzo scontato gas e petrolio a Israele e di come diffondere nelle scuole qatariane libri scolastici scritti da esperti sionisti che dipingano in luce positiva l'invasione della Palestina e l'Olocausto della Nakba.

Tutto in un giorno di lavoro.
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Nabih Berri e Najib Mikati inaugurano la fase finale del 'Progetto Litani' dichiarando: "Un'altra grande vittoria contro Israele!"


Il Presidente del Parlamento Nabih Berri e il Primo Ministro Najib Mikati hanno inaugurato la seconda e definitiva parte del "Progetto Litani", un vasto e complesso programma di ingegneria idraulica che, sfruttando le preziose acque dell'omonimo fiume (uno dei corsi d'acqua più importanti della regione, nonché quello con il minore tasso salino in assoluto) provvederà a irrigare circa 300mila ettari di terreni agricoli, due terzi nel Sud del paese e un terzo nella Valle della Bekaa.

Il Progetto Litani era stato iniziato a fine anni '60 ma il suo completamento era stato interrotto dall'esplosione della Guerra Civile e messo mortalmente in pericolo dall'invasione e dalla quasi ventennale occupazione sionista. Le truppe d'invasione di Tel Aviv, infatti, avevano in programma di deviare il corso del fiume verso la Palestina occupata, condannando il Sud del Libano alla desertificazione. Appena entrati nel Paese dei Cedri genieri militari sionisti avevano condotto ricerche sismografiche per determinare il punto ideale di deviazione e avevano sequestrato tutte le carte idrogeologiche che avevano trovato nella Bekaa e anche a Beirut.

Il completamento di questo grande e importante progetto, che comprende anche la costruzione di ben sei centrali elettriche, é stato quindi in ultimo possibile solo e soltanto grazie alla Resistenza armata portata avanti da Hezbollah e da altri gruppi, ai quali, non meno che a tutti i finanziatori (per quasi 300 milioni di dollari usa) pubblici e privati dell'intervento, va tutta la gratitudine e la riconoscenza del Governo e del popolo libanese.

La cosa é stata debitamente segnalata da Nabih Berri durante la cerimonia di inaugurazione del Progetto, al Grand Serail di Beirut: "Stiamo assistendo a uno dei grandi capitoli delle vittorie libanesi contro le mire israeliane, che avrebbero voluto impoverire questo paese e i suoi abitanti delle loro stesse risorse naturali!"

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Persino il britannico "Guardian" deve ammetterlo: "In Siria la popolarità di Assad é alle stelle!"


In un articolo pubblicato ieri dall'ex-caporedattore per gli Affari Esteri Jonathan Steele i lettori del "Guardian" hanno potuto leggere l'esplicita dichiarazione del fatto che quanto sia stato propalato e diffuso riguardo alla Siria negli ultimi dieci mesi dalla maggior parte dei media generalisti occidentali non sia stato altro che "un mucchio di maldestra propaganda che riportava acriticamente le posizioni di alcune parti interessate (notabilmente le reti controllate dalle famiglie reali qatariana e saudita, Al-Jazeera e Al-Arabiya, NdR) ignorando sistematicamente fatti e dati di parte siriana che mostravano invece l'enorme popolarità del Presidente Assad e del suo Governo".

"Quando la copertura mediatica di un evento cessa di essere equa e bilanciata e si trasforma in una campagna di propaganda i fatti che non si conformano alla 'linea di partito' vengono soppressi, come nel Ministero della Verità di Orwell", Steele ha indicato come sondaggi di enti indipendenti hanno indicato l'indice di approvazione del Presidente siriano come superiore al 65%, un tasso di popolarità che farebbe letteralmente 'salivare' qualunque governante occidentale, a partire dallo stesso Obama.

Considerando poi la recente missione della Lega Araba in Siria Steele ha ammesso che la decisione di inviare osservatori e impegnarsi per una soluzione mediata ha scontentato sauditi, qatariani e i loro alleati, che volevano invece sanzioni e attacchi aerei in stile libico, con o senza la copertura di una risoluzione ONU, anche perché la missione sul terreno avrebbe mostrato in tutta la sua evidenza come il quadro dipinto dalle loro emittenti TV (una Siria preda di scontri di piazza e 'sanguinose repressioni', quasi sul punto di esplodere nella guerra civile), come un'impostura, cosa che é puntualmente avvenuta appena il Generale Al-Dabi e i suoi collaboratori hanno iniziato a muoversi nel paese.
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mercoledì 18 gennaio 2012

Elicotteri e artiglierie sionaziste massacrano due civili palestinesi a Beit Hanoun, nella Striscia di Gaza!


Elicotteri da combattimento e obici corazzati scatenati dai generali dell'esercito sionista contro il ghetto litoraneo di Gaza hanno colpito poco dopo Mezzogiorno i dintorni di Beit Hanoun, nel Nord della Striscia di Gaza. Corrispondenti dell'ala militare di Hamas, prontamente intervenuta a valutare le conseguenze dell'attacco hanno dichiarato che gli Apache di Tel Aviv hanno lanciato un missile Hellfire e scaricato numerose raffiche di cannoncino mentre, da oltre il confine, almeno dieci colpi di obice sono stati sparati da cingolati M-109.

Adham Abu Salmiya, portavoce dei servizi sanitari di emegenza, in una conferenza stampa tenutasi a ridosso dell'attacco ha dichiarato che due abitanti della Striscia hanno trovato la morte sotto il fuoco sionista: uno dei due si chiamava Mohammed Shaker abu Odeh, di 23 anni mentre la seconda vittima, Ahmed Al-Za’nin, ne aveva soltanto 17.

Nella scorsa giornata di venerdì erano stati due residenti del campo profughi di Burej a cadere vittime dell'indiscriminato fuoco sionista, allora però senza conseguenze fatali. Israele continua a considerare Gaza come una specie di 'riserva' dove fare allenare le sue SS al tiro al bersaglio contro obiettivi umani. Di fronte a una simile diabolica volontà di sterminio la Resistenza armata più che una legittima opzione diventa praticamente un dovere morale.

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