sabato 17 marzo 2012

Il Premier sciita Al-Maliki respinge le accuse americane alla solidarietà con la Siria e agli aiuti iraniani!


Il Primo Ministro irakeno, lo sciita Nouri Al-Maliki, ha totalmente respinto le accuse speciose e le insinuazioni arrivate negli ultimi giorni dal Dipartimeno di Stato americano, 'regno' della Malefica 'Strega dell'Ovest', la filosionista Hilary Clinton che aveva accusato il Governo di Bagdad di permettere alla Repubblica Islamica dell'Iran di trasportare armi verso la Siria in mezzo ai convogli di materiale umanitario inviati in aiuto delle popolazioni rimaste per settimane in ostaggio ai takfiri wahabiti manipolati dalla CIA e dal Mossad in alcune regioni di confine della Repubblica araba.

"L'Irak non permette a nessuno di usare la sua terra o il suo spazio aereo per trasportare armi, da nessuna fonte e verso nessuna destinazione" ha dichiarato con calma e self-control il Premier irakeno, in un comunicato stampa ripreso e diffuso dall'Agence France Presse nella giornata di ieri. "I nostri doganieri hanno esaminato camion e carichi prima di consentire loro il passaggio e siamo certi che tutto ciò che dall'Iran ha preso la via della Siria consistesse di medicinali, apparecchiature cliniche e altri generi di prima necessità".

"Al contrario di alcune potenze che fino a pochi giorni fa continuavano a premere per interventi armati internazionali e per il trasferimento di armi e munizioni in Siria l'Iran, così come l'Irak, ha sempre premuto per una soluzione politica e negoziale di ogni possibile situazione di tensione in Siria". Le ficcanti parole di Al-Maliki, evidentemente, si riferivano agli appelli Sauditi e Qatarioti per 'armare l'opposizone', che sono risuonati nelle assemblee della Lega Araba fino a quando, con l'incontro col Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, non ha avuto la meglio la linea negoziale e del confronto politico.
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Imponente manifestazione a Tunisi per chiedere l'applicazione della Legge Coranica nella nuova Costituzione!


Dozzine di migliaia di persone si sono radunate di fronte alla sede dell'Assemblea Costituente tunisina, eletta lo scorso 23 ottobre con la fortissima affermazione del Partito del Rinascimento musulmano (Ennahda), domandando il riconoscimento del Corano come 'Fonte primaria del Diritto' nella nuova Carta in fase di elaborazione per sostituire quella in uso al tempo delle dittature 'laiciste' di Bourghiba e di Ben Ali e per dichiarare a gran voce che, se il nuovo documento costituzionale non includerà chiari e limpidi riferimenti alla natura musulmana del Paese e al ruolo guida dell'Islam nella sua Storia e nella sua società allora la popolazione non vi riconoscerà alcuna legittimità e non si sentirà vincolata da essa.

"Vogliamo l'Islam, vogliamo la shariah" "Né laicista né secolare, la Tunisia chiede di essere islamica" e "Dal Sacro Corano, una Costituzione giusta" erano gli slogan scanditi e ritmati dalla moltitudine ed echeggiati anche dagli striscioni e dai cartelli portati dai dimostranti. Il processo di scrittura della Costituzione é in fase di sviluppo e il nuovo documento dovrebbe venire presentato nella seconda metà del 2012, secondo alcune fonti bene informate all'incirca durante l'estate.
Attualmente la Tunisia é guidata da una coalizione che vede l'Ennahda come partito di maggioranza con 90 seggi su 217 a sua disposizione, alleata con i partiti del Congresso della Repubblica (socialdemocratico) e del Forum del Lavoro e della Libertà 'Ettakatol' (Socialista e Nazionalista); queste due forze politiche benché non ispirate religiosamente riconoscono il primato dell'Islam nella Storia e nella Cultura tunisina e vogliono che i principii musulmani siano enunciati e rispettati nella vita pubblica.

I 'laicisti arrabbiati' del PDP, il fasullo partito di "opposizione di regime" tollerato da Ben Ali, duramente castigati al voto (ricevendo appena 17 seggi) si sono detti contrari a ogni riferimento alla religione nella Carta costituzionale ma non rappresentano niente a livello parlamentare o popolare.
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"Chi sputa in cielo gli ricade in testa", terrorismo fomentato da Sion in Siria permette alla Jihad Islamica di potenziare l'arsenale!


A dimostrazione di come tutte le vicende del Medio Oriente arabo e musulmano siano strettamente interconnesse e come tutte le instabilità e le violenze che travagliano la regione debbano essere in ultimo ricondotte e riconosciute come aventi la loro causa prima nell'invasione e nell'occupazione della Terra di Palestina da parte dell'illegittimo regime sionista, proponiamo ai nostri lettori uno spunto di valutazione e riflessione politica e strategica secondo noi non banale. Nel corso di un comunicato rilasciato nella giornata di ieri il dirigente Abu Ibrahim delle Brigate Al-Quds, braccio armato del Movimento per la Jihad Islamica in Palestina, ha dichiarato che l'organizzazione ha ormai a disposizione ordigni capaci di coprire distanze tra i sessanta e i cento chilometri e che, se l'occupazione sionista dovesse prendere nuovamente di mira dirigenti della Resistenza a Gaza (non solo membri della Jihad, dirigenti di ogni gruppo), allora non esiterà un secondo a lanciarli contro Tel Aviv.

Questa dichiarazione non é una vuota minaccia, il curriculum delle Brigate Al-Quds, ne é testimonianza affidabile, ed é spiegabile soltanto con un decisivo potenziamento dell'arsenale dell'organizzazione che soltanto nel corso delle ultime operazioni di rappresaglia contro i brutali bombardamenti sionisti é riuscita a scagliare contro legittimi obiettivi militari e installazioni di fanatici coloni ebrei armati qualcosa come 180 razzi. La cosa ironica, che ha ispirato lo stesso irriverente titolo che si può leggere qui sopra é che la molla primaria di questo decisivo rafforzamento delle capacità di risposta militare della Jihad Islamica é da ricercarsi nelle complotto e nella manovra antisiriana cui, insieme con i Sauditi, i Qatariani, i Francesi e gli Americani i sionisti dell'Apartheid si sono dedicati tanto intensamente negli ultimi mesi.

Infatti, nei momenti più difficili passati dalla Siria di Assad quando era sottoposta agli attacchi e agli attentati dei takfiri di Al-Qaeda, gli uomini di Hezbollah e i loro contatti e collegamenti con l'Esercito di Damasco si sono adoperati per svuotare gli arsenali e i depositi di materiale che l'organizzazione sciita libanese manteneva nella vicina Repubblica araba come misura cautelare contro eventuali attentati o addirittura saccheggi da parte di forze ostili, trasportandoli in sicurezza oltre il confine internazionale e ricollocandoli in località segrete nella Vallata della Bi'qa e nel Libano meridionale. Ovviamente queste armi e questi equipaggiamenti (di grande potenza ed elevata sofisticazione) dovevano essere collocati da qualche pare e, per creare lo spazio adatto, tutta una serie di ordigni meno avanzati sono stati spostati e veicolati verso la Striscia di Gaza, dove sono stati donati soprattutto ai Comitati Popolari di Resistenza e, appunto, alle Brigate Quds della Jihad.
Rappresentazione grafica dei raggi operativi dei razzi sparati da Hezbollah contro l'occupazione sionista nell'estate 2006.
Un razzo da battaglia Fajr-3 o Fajr-5 non é che una piccola risorsa per Hezbollah, ma costituisce un'arma di alto profilo e grande potenziale per le più 'casalinghe' milizie palestinesi, che pur cercando di imitare gli sciiti libanesi nelle tattiche e nei modi devono ancora compiere molta strada prima di eguagliare in potenza ed efficienza quella formidabile organizzazione. Adesso, per un bizzarro 'rimbalzo' dei suoi tentativi di aggressione e diffusione del terrorismo e della violenza il regime ebraico si é trovato a mettere indirettamente in mano ai suoi avversari palestinesi armi ancora più potenti di quelle che avevano prima. Speriamo che vengano usate con abilità ed effetti del tutto simili a quelli che abbiamo potuto ammirare nel corso del conflitto dell'estate 2006.
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Le forze di sicurezza siriane bloccano enorme carico di armi francesi e israeliane destinate ai terroristi wahabiti!


Quattro lanciagranate a propulsione razzo con dozzine e dozzine di testate, tre lanciamissili anticarro di fabbricazione francese, decine di fucili d'assalto e numerosi fucili con ottiche di precisione, cinque mortai di fabbricazione sionista, binocoli, munizioni e chili di esplosivo completi di inneschi e detonatori, persino alcune mine anticarro; questa la "pesca" ottenuta dalle forze di sicurezza del Presidente Assad che, al termine di un'operazione antiterrorismo durata vari giorni hanno bloccato con un "blitz" in piena regola alcuni autocarri che procedevano sull'autostrada della provincia (Mintaqah) di Homs evidentemente cercando di far 'sparire' il contenuto di un arsenale evacuato dalla città o da Baba Amr prima della loro definitiva riconquista da parte del Governo.

La presenza di armi francesi e israeliane conferma il coinvolgimento profondo delle potenze arroganti dell'imperialismo occidentale e del sionismo internazionale nell'azione dei gruppi terroristici e dei provocatori armati che negli ultimi mesi hanno tentato (per fortuna senza alcun successo) di minare la stabilità del paese con attacchi alla popolazione civile e ai rappresentanti delle forze armate e delle agenzie di sicurezza. Con l'avvio del processo di riforma istituzionale concretatosi nell'approvazione della nuova Carta costituzionale e nell'indizione di nuove elezioni politiche per il prossimo 7 maggio i tagliagole takfiri di Al-Qaeda non hanno nemmeno più la speranza di trovare sostegno nella popolazione, se non nelle frange più estreme e fanatiche dei sunniti influenzati dal wahabismo, e si lasciano perciò andare ad azioni di insensata ferocia.

Le forze di sicurezza irakene, libanesi e giordane stanno moltiplicando i loro sforzi per aiutare Damasco a strozzare i canali del rifornimento di armi e munizioni per questi criminali, che ancora godono però di sostegno dalla parte turca del confine.
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In Tunisia sotto il Governo di Ennahda ecco arrivare finalmente la Finanza Islamica!


Il Governo tunisino ha messo in piedi un gruppo di lavoro per studiare un programma di sviluppo della finanza islamica nel paese, come recentemente annunciato da un dirigente del Ministero delle Finanze; il gruppo, che includerà rappresentanti della Banca Centrale, della Borsa e del Settore privato, tra cui il gruppo bancario Al-Baraka analizzerà le leggi del paese e vedrà come e quanto sia necessario modificarle per permettere il massimo sviluppo della finanza islamica.

Il corrotto regime di Ben Ali, legato a istituzioni imperialiste e sioniste come la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale, era contrario alla finanza islamica per motivi ideologici ma ora, col Partito del Rinascimento musulmano che domina lo scenario politico é venuto il momento di introdurre questo potente strumento di sviluppo non-usurario nel paese nordafricano.

Come é noto la finanza islamica segue gli insegnamenti del Corano e rifiuta di riconoscere o richiedere interessi, é perciò una finanza etica che non prevede sfruttamento. L'interesse usurario, tipico della finanza occidentale prevede per sua natura che il fulcro del processo economico sia lo sfruttamento: sfruttamento del lavoratore, del risparmiatore, del debitore, sempre sfruttamento della parte più debole. In questo modo la finanza 'tradizionale' si fa volano e propagatore dell'ingiustizia e della diseguaglianza su questo mondo.

Karima Rezk e Chaker Soltani del Ministero delle Finanze hanno anche dichiarato che "appena possibile" il Governo tunisiano progetta di emettere dei "Sukuk", anche noti come 'bond islamici', titoli di credito 'sharia-compliant' che permetteranno agli investitori di impiegare i loro risparmi in maniera eticamente accettabile.
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Adidas collabora con il regime sionista e le sue politiche di occupazione: Hamas dichiara il boicottaggio totale del marchio! Partecipate anche voi


Il Ministero dello Sport e delle Politiche per la Gioventù del Governo palestinese ha ufficialmente dichiarato che, a causa del suo coinvolgimento nella 'maratona' tenutasi recentemente nella città occupata di Al-Quds e organizzata dal regime ebraico la compagnia 'Adidas' si é ufficialmente schierata con l'occupazione sionista e l'uso di suoi prodotti e marchi é diventato totalmente incompatibile con il sostegno e la solidarietà alla Causa palestinese.

"Abbiamo parlato della questione in ambito governativo, decidendo in ultimo di applicare un boicottaggio totale a ogni genere di prodotto Adidas, per il coinvolgimento del marchio nella maratona ad Al-Quds occupata", ha dichiarato il Direttore degli Affari Sportivi Jaber Ayyash. Per sostenere tale decisione si terranno manifestazioni ufficiali nella Striscia di Gaza (foto correlate) nonché campagne informative anche sui network sociali come Facebook e Twitter.

Il Ministero dello Sport ha già lanciato un evento ufficiale dal titolo "Sosteniamo Al-Aqsa, boicottiamo l'Adidas", che ha avuto luogo dopo un incontro di calcio tenutosi nella Striscia; durante questo magliette e accessori Adidas donati dai commercianti di Gaza sono stati incendiati.
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venerdì 16 marzo 2012

Dopo un mese senza cibo Hana'a Shalabi smette di aggiungere sale all'acqua che beve: "Morirò o sarò libera!"


Da trenta giorni Hana'a Shalabi, ventinovenne di Burkin, in Cisgiordania, non mangia.

Nel corrotto e superficiale occidente consumista le ragazze della sua età si negano il cibo assumendo anfetamine o ingurgitando improbabili (e spesso dannosi) cocktail chimici per vezzo estetico; Hana'a, ben consapevole che una vita senza libertà non é degna di essere vissuta, lo fa per affermare un diritto personale e uno collettivo: il diritto di non venire arrestata arbitrariamente senza accuse o motivazioni valide (personale) e quello della sua gente di continuare a vivere in eterno nella terra che la Storia le ha affidato senza dover temere le persecuzioni di khazari trapiantati in Palestina da una cospirazione sostenuta dalle forze del sionismo internazionale, dell'imperialismo colonialista e dell'arroganza (collettivo).

Dopo un mese passato senza ingerire alcun tipo di alimento, Hana'a Shalabi ha deciso di smettere di aggiungere sale all'acqua che beve. L'aggiunta di sale consente al corpo di trattenere più a lungo il liquido, rallentando il processo di disidratazione. Privatasi di tutto, ha deciso di togliersi anche il sale per rendere più estrema la sua protesta, combattuta interamente sul suo corpo, e costringere quindi i carcerieri dell'occupazione sionista a liberarla oppure a lasciarla morire di fame e sete.

La Società per i Diritti dei Prigionieri Palestinesi ha comunicato che altri quattordici detenuti in questi giorni sono entrati in sciopero della fame a oltranza per solidarietà con Hana'a Shalabi. Kifah Hattab, di Tulkarem, che ha iniziato il suo sciopero nove giorni dopo Hana'a é arrivato al ventunesimo giorno senza cibo.Hana'a Shalabi é talmente provata e deperita che non riesce a ingoiare più di due litri di acqua al giorno.
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Arriva a Gaza "Miles of Smiles 10" convoglio di aiuti per contrastare il disumano blocco sionista al ghetto palestinese!

Centoquattordici volontari internazionali hanno accompagnato negli scorsi giorni il decimo convoglio umanitario "Miles of Smiles" nella Striscia di Gaza, portando carrozzelle a propulsione elettrica per i mutilati e i feriti dagli attacchi aerei sionisti, computer e materiali didattici per scolari e studenti, medicinali, latte in polvere fortificato per i neonati denutriti e altri rifornimenti necessari al ghetto palestinese sottoposto da cinque anni ormai allo shylockiano strangolamento sionista.


I volontari, in massima parte donne, sono stati ricevuti e ringraziati di persona dal Premier palestinese Ismaily Haniyeh nel corso di una sobria cerimonia ufficiale che ha espresso tutta la gratitudine del milione e mezzo di abitanti della Striscia di Gaza nei confronti della catena di solidarietà internazionale che da molti anni ormai aiuta l'enclave litoranea a opporsi ai progetti sionisti di sottomissione e intimidazione economica e militare.

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Lo Sceicco Mohammad Alaedin Madhi dichiara: "Sauditi e Qatariani? Traditori e servi di Israele e Usa!"


Un noto e autorevole chierico egiziano, lo Sceicco Mohammad Aledin Mahdi ha dichiarato in una intervista rilasciata ai microfoni dell'emittente iraniana PRESSTV che i governanti di Arabia Saudita e Qatar, costantemente impegnati a tentare di soffocare le ribellioni contro i leader venduti all'Occidente imperialista e contemporaneamente schierati contro quei regimi che cercano di portare avanti politiche di Resistenza come la Siria di Assad o l'Iran della Repubblica Islamica, non rappresentano altro che i limitati interessi delle loro case regnanti, legate a doppio filo alle potenze arroganti e succubi di esse.

"Servitori di Usa e Israele"; questo il poco lusinghero giudizio espresso dallo Sceicco, "Esiste forse democrazia o rappresentatività popolare in Qatar? In Arabia Saudita? Non penso proprio...eppure queste monarchie hanno sostenuto i bombardamenti occidentali sulla Libia, bombardamenti che hanno causato migliaia di morti più di qualunque azione dei seguaci di Gheddafi. Sauditi e Qatariani non rappresentano nulla per l'Islam o anche solo per la Sunnah, nessun ruolo, nessuna rappresentatività. Acquistano ogni anno armi per miliardi dagli Usa; contro chi le usano? Contro i nemici dell'Islam? No, le usano contro gli sciiti in Yemen e in Bahrein, contro i loro stessi cittadini sciiti nell'Est, finanziano terroristi che uccidono civili in Siria, perché?".

"Perché glielo ordina Israele...Israele non ha digerito la sconfitta del 2006 patita da Hezbollah; ha provato ad attaccare Hezbollah col tribunale internazionale, ma la caduta del Governo Hariri ha bloccato quel piano; allora hanno deciso di colpire Hezbollah cercando di rovesciare Assad, alleato del gruppo libanese e hanno usato ogni astuzia: terroristi, provocatori, menzogne sui loro canali tv, sanzioni illegali, ma stanno fallendo. Perché non iniziano a combattere Israele? Perché non colpiscono chi opprime e occupa la Palestina anziché i loro fratelli arabi e musulmani?".
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Si rafforza l'Asse della Resistenza: il Governo libanese comprerà corrente dall'Iran tramite Irak e Siria!


Il Premier libanese Najib Mikati ha dichiarato nella giornata di giovedì 15 marzo che, al fine di porre fine una volta per tutte alle penurie di energia elettrica causate dalla vera e propria esplosione dei consumi privati (dovute al capillare diffondersi nel Paese dei Cedri di smartphone, tablet e ogni altro genere di device digitale portatile), il Governo di Beirut ha deciso, con effetto immediato, di stringere un contratto di fornitura elettrica con la Repubblica Islamica dell'Iran.

Parlando ai microfoni dell'agenzia stampa ufficiale di Teheran (IRNA) Mikati ha dichiarato: "Non abbiamo nessunissimo problema ad allacciare relazioni con le imprese energetiche iraniane, fidando che possano ottimamente far fronte alle nostre necessità". L'accordo per ora é per una fornitura di 100 MW ma é già stabilito che essa verrà progressivamente aumentata. Con questa decisione si estende e si rafforza sempre più il ruolo guida dell'Iran nella regione, a capo di quel "filotto" di paesi che rifiutano l'egemonia imperialista e la trattativa e il 'riconoscimento' del regime sionista: Irak, Siria, Libano, allineati insieme all'Iran nel cosiddetto 'Asse della Resistenza'.

Sarà proprio attraverso i territori di Bagdad e Damasco che l'energia iraniana raggiungerà il Libano, dimostrando come l'intenzione di Teheran di costruire un forte sistema energetico basato su centrali nucleari e fonti rinnovabili é una strategia doppiamente vincente: permette di risparmiare petrolio e gas per la lucrosissima esportazione e garantirà nuovi proventi tramite la vendita delle eccedenze a paesi meno energicamente indipendenti.
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Trafficanti sauditi stanno inviando armi a più non posso verso Dara'a nel tentativo di rifornire gli ultimi terroristi attivi in Siria!


Secondo rapporti filtrati dalle forze dell'ordine e dalla sicurezza di confine del regno ascemita di Giordania negli ultimi giorni si sono "moltiplicati a dismisura" gli arresti e le confische legate a episodi di tentato contrabbando di armi, esplosivi e munizioni attraverso il confine con la Siria, traffico che avrebbe come punto di destinazione la città di Dara'a, dove starebbero convergendo gli ultimi, sparuti gruppi di mercenari francesi, qatariani e turchi, oltre ai takfiri wahabiti di Al-Qaeda, snidati e messi in fuga da Homs, Baba Amr, Idlib e le altre località riprese in mano dalle forze governative con le ultime operazioni di lotta al terrorismo e all'insorgenza.

"Stiamo assistendo a una vera e propria esplosione del traffico di armi, giustificabile con la necessità, da parte degli istigatori dei disordini armati in Siria, di cercare di compensare le gravi perdite inflitte ai loro uomini dalla recente azione del Governo di Damasco", ha confermato una fonte interna alla sicurezza giordana. Secondo la stessa fonte, tuttavia, in maniera molto discreta ma molto efficiente gli uomini di Amman stanno strozzando i canali di transito delle armi uno dopo l'altro, sequestrando quantità di contrabbando sempre più imponenti.

La città di Dara'a, vicina al confine col regno ascemita, é stata uno dei primi focolai di turbolenza e attentati proprio perché, così prossima alla frontiera, era un punto di arrivo naturale per mercenari e tagliagole infiltrati in Siria dalle potenze coinvolte nel complotto anti-Assad.
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Studenti giordani manifestano all'Università di Amman per chiedere l'espulsione dell'ambasciatore sionista!


L'agenzia stampa della Repubblica Popolare Cinese, la Xinhua, ha riportato la notizia che un paio di migliaia di studenti universitari giordani dell'ateneo di Amman si sono radunati ieri in un sit-in presso il campus per chiedere l'immediata chiusura delle relazioni diplomatiche con il regime sionista di occupazione e l'espulsione dell'ambasciatore di Tel Aviv. Richiesta che regolarmente riemerge nelle frequenti manifestazioni che hanno scosso il regno ascemita nell'ultimo anno, per reazione al malgoverno e come effetto delle proteste della 'Primavera Araba' negli altri paesi della regione, la richiesta di chiusura dell'ambasciata sionista é stata ieri reiterata a causa dei continui attacchi aerei alla Striscia di Gaza.

Gli studenti hanno chiesto al Re Abdallah II di denunciare il disgraziato 'Trattato di Wadi Araba', firmato nel 1994, con il quale il suo predecessore Hussein riconosceva il regime ebraico e hanno invitato l'Egitto ad aprire del tutto il varco di confine di Rafah ponendo unilateralmente fine al blocco sionista del ghetto palestinese assediato. I giovani giordani hanno così echeggiato richieste e inviti simili arrivate in questi ultimi giorni dalla Cina, dall'Iran, dalla Turchia e dal Segretariato Generale della Lega Araba.

All'inizio della settimana sembrava che Israele, piegato dalla incessante rappresaglia palestinese che non ha interrotto per un solo istante la risposta militare a base di razzi e colpi di mortaio, fosse disposto ad accettare la proposta di tregua offerta dall'Egitto, ma, meno di 24 ore dopo, gli attacchi militari contro l'enclave palestinese costiera sono ripresi, anche se finora senza vittime; la Resistenza di Gaza ha annunciato di avere preso atto della fallacia dell'impegno sionista per la tregua e di essere pronta a riprendere le proprie risposte militari.
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Leader qaedista invita a uccidere i dimostranti sciiti in Arabia Saudita: Al-Qaeda fa sempre il gioco della CIA e del Mossad


Mentre la protesta sciita si estende e si radica sempre più nell'Est dell'Arabia Saudita, nelle province affacciate sul Golfo Persico, che potrebbero benissimo secedere dalla corte di Riyadh e dare vita a un nuovo Stato indipendente (peraltro ricchissimo di petrolio, visto che il greggio che finanzia lo stile di vita satrapico della corrotta corte saudita viene proprio dalle province orientali) ecco che, puntuale, i burattinai della filiale della CIA targata 'Al-Qaeda' (per chi ci crede) si affrettano a manipolare i propri inefficienti pupazzi, recentemente sconfitti in Siria, per cercare di istigare una guerra settaria contro di essi.

In un 'messaggio audio' recentemente rilasciato il leader qaedista Said al-Shihri, presunto leader di Al-Qaeda nella Penisola Arabica invita i takfiri wahabiti a "uccidere gli sciiti che manifestano contro il Re", cercando di allettare i potenziali assassini con la prospettiva di 'appropriarsi dei loro beni'. Mentre, da veri fannulloni, i sauditi di setta sunnita si limitano a collezionare prebende da parte della corte i loro (per ora) concittadini sciiti sono infatti notoriamente commercianti e imprenditori attivi e la maggior parte delle imprese e delle aziende del paese sono di loro proprietà, ovvio che il rozzo leader qaedista usi l'argomento della rapina per invitare i suoi seguaci all'assassinio e al latrocinio.

Argomento di riflessione interessante sarebbe quello del come mai, in un momento in cui grazie ai movimenti della Primavera Araba i leader filo-occidental e filo-sionisti del Mondo Arabo sono stati cacciati o stanno venendo indeboliti "Al-Qaeda" si sia fatta notare per il tentativo di rovesciare il più anti-imperialista dei Presidenti Arabi (Assad) e, ora, per quello di correre in aiuto al più corrotto e compromesso con Israele e Usa dei governanti della regione. Più passa il tempo e più il buratto di Al-Qaeda perde la cartapesta e il cartongesso e mostra la mano di America e Israele che lo manovra dall'interno.
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giovedì 15 marzo 2012

Anche Richard Falk intima al regime ebraico di liberare la coraggiosa Hana'a Shalabi al 29esimo giorno senza cibo!


"La situazione della signorina Shalabi é morbosa e spaventevole, che le autorità carcerarie di Tel Aviv la lascino andare incontro alla morte per inedia é intollerabile; mi appello alla Coscienza e all'Umanità di queste persone perché si ravvedano e la mettano in libertà, visto che il suo arresto era totalmente illegale e ingiustificato come lo é la sua detenzione". Con queste parole Richard Falk, Responsabile Speciale ONU per i Diritti Umani ha auspicato una pronta liberazione della coraggiosa giovane palestinese che é giunta quasi a un mese di digiuno forzoso, subendo gravi conseguenze fisiche e sanitarie.

"Il regime sionista deve finirla con queste pratiche inumane, la signorina Shalabi va rilasciata immediatamente, l'uso della detenzione senza accusa certa é un abominio contro il Diritto e le testimonianze sulle violenze, i pestaggi, le molestie sessuali cui é stata sottoposta ci rimandano ai tempi più bui della Storia, bisogna a tutti i costi alzare la voce a favore di chi mette in gioco la propria vita per protestare contro l'ingiustizia e l'abuso".

Hana'a Shalabi, come ampiamente documentato su queste pagine, é una detenuta politica palestinese che era stata liberata lo scorso autunno nell'ambito degli accordi mediati dall'Egitto che portarono al rilascio di Gilad Schalit, l'Ebreo francese arruolatosi nelle forze di occupazione militare sioniste catturato nel 2006 da un raid preventivo delle forze di Resistenza palestinesi che attaccarono un concentramento di truppe sioniste che stavano schierandosi per attaccare Gaza. Schalit, non esattamente il tipo del "rambo", stava 'coraggiosamente' seduto in un carro armato Merkava da 55 tonnellate, dal quale contava di aprire il fuoco contro donne e bambini palestinesi inermi.

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Il Ministro degli Esteri malese ripete: "Nessun genere di rapporto con il regime ebraico!"


Datuk Hanifa Aman, titolare del dicastero degli Esteri malese ha riaffermato, alla luce degli ultimi, sanguinosi attacchi aerei israeliani contro la popolazione civile della Striscia di Gaza e contro i rappresentanti dei suoi movimenti di Resistenza, che Kuala Lumpur non ha alcuna intenzione di modificare la propria politica nei confronti dell'Occupazione sionista della Palestina, che consiste appunto nel non avere rapporto con essa e non riconoscerle alcuna pretesa di legittimità.

Aman ha approfittato di una seduta parlamentare nel corso della giornata di ieri per dare voce alla "grave preoccupazione" del Governo malese nei confronti degli abitanti del ghetto palestinese assediato e anche di quelli della Cisgiordania, dove, in barba ad 'accordi' e 'road map' la costante infiltrazione di avamposti di fanatici giudei armati aggiunge focolai di violenza e pulizia etnica che mettono in pericolo la vita e la sicurezza di milioni di legittimi residenti della regione.

Il Ministro ha garantito che "La Malesia continuerà a sostenere in ogni agone politico internazionale i Diritti innegabili del Popolo di Palestina e non lesinerà sforzi, nell'ambito delle sue capacità, per estendere aiuto economico, umanitario, sanitario per la Striscia di Gaza e, dove necessario anche per la Cisgiordania".
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Delegazione di Hamas ospite in Libano del Segretario Generale di Hezbollah!


Il Segretario Generale di Hezbollah Hassan Nasrallah ha ricevuto negli scorsi giorni presso la sua residenza una nutrita e autorevole delegazione del Movimento Hamas, guidata dal Capo del Politburo in persona: Moussa abu Marzouk. Ricevuti con tutti gli onori dai loro ospiti del movimento di Resistenza sciita i delegati palestinesi hanno messo sul tavolo diversi argomenti di confronto e discussione, tra cui i recenti attacchi militari sionisti contro Gaza, la vittoria delle truppe siriane contro l'insorgenza terrorista finanziata da Usa, Francia, Israele e Turchia, gli sviluppi della situazione politica in Egitto e le prospettive per la Resistenza all'Occupazione.

Nasrallah ha preso le questioni di petto, suggerendo ai colleghi di Hamas di intraprendere un'azione comune che dovrebbe vedere il gruppo palestinese farsi portavoce di una richiesta di confronto sul tema all'interno della Fratellanza Musulmana (da cui si sviluppò originariamente l'organizzazione poi evolutasi in Hamas) e Hezbollah portare avanti un messaggio simile sul fronte siriano e iraniano, sfruttando i suoi ottimi contatti in entrambe i paesi. Proprio riguardo alla necessità di più profondi legami e relazioni tra la Repubblica Islamica e il Mondo Arabo Nasrallah ha speso diverse parole, evidenziando come esse dovranno essere all'insegna della "chiarezza e della fiducia".

Il quotidiano libanese As-Safir ha riportato, inoltre, che Nasrallah, felice per i successi dell'Esercito siriano nel riguadagnare il controllo di territori passati brevemente in mano ad estremisti armati, tuttavia é fermamente convinto che il colpo di grazia alla destabilizzazione verrà dato dalla popolazione civile, tramite la convinta adesione al processo di riforme e alle prossime elezioni politiche. Nasrallah si é anche complimentato con la Resistenza palestinese per essere riuscita, negli scorsi giorni di attacchi e bombardamenti sionisti, a far piovere contro obiettivi dell'Occupazione ben 200 razzi e colpi di mortaio, negando nei fatti ogni efficacia dei vantati sistemi 'intercettori' millantati dalla propaganda di Tel Aviv.
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Boicottiamo i diamanti lavorati in Isra-Hell, grondanti del sangue e delle sofferenze delle vittime del regime ebraico!


Il Sistema internazionale sulla regolamentazione e la certificazione delle transazioni di diamanti, creato anni addietro per evitare che nel mercato filtrino partite di pietre frutto di violenza, sfruttamento, riduzione in schiavitù e altri abusi contro la Dignità e i Diritti Umani é messo in queste settimane pesantemente sotto pressione dalle richieste di una vasta e variegata coalizione di ONG tra cui "Ebrei per il Boicottaggio di Israele", il "Centro Informazione Alternativa" (ONG mista ebreo-palestinese), e gruppi di solidarietà con la Palestina irlandesi e britannici, che stanno chiedendo insistentemente al Segretario Gillian Milovanovic di imporre un bando all'esportazione dei diamanti dall'entità sionista di occupazione della Palestina: "Stato" razzista, promotore di Apartheid, pulizia etnica e di stragi di civili innocenti.

Il regime ebraico soddisfa perfettamente tutti i "requisiti" dello Stato-canaglia e, conseguentemente, la coalizione di ONG pro-palestinesi chiede al Sistema internazionale di regolamentazione di agire conseguentemente e assestare così un colpo formidabile all'economia dell'occupazione sionista; a sostegno della loro tesi gli attivisti non hanno dovuto (purtroppo) fare altro che aprire i quotidiani e citare fatti e cifre degli ultimi giorni di bombardamenti sionisti sulla Striscia assediata di Gaza: "I residenti del ghetto di Gaza non hanno modo di sottrarsi ai raid aerei, la maggior parte delle cui vittime, nonostante la mendace propaganda sionista, non sono altro che civili inermi e inoffensivi!".

"Il tempo di agire é arrivato, l'industria del gioiello, fino a che non sanzionerà duramente il regime sionista, sarà automaticamente complice di tutti i suoi crimini, i diamanti tagliati e lavorati nella Palestina occupata sono a tutti gli effetti 'pietre insanguinate', chiediamo a tutte le ONG umanitarie del mondo di unirsi alle nostre pressioni e alla nostra campagna di informazione e sensibilizzazione, perché mai più anelli usati come pegno d'amore, di fidanzamento o altro possano finire a contribuire ai lutti, alle persecuzioni, ai bombardamenti, alle torture che vengono inflitte ai Palestinesi!".
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Larijani e Zahar si incontrano a Teheran e convengono: "La Resistenza unica via per i Palestinesi per vincere l'occupazione!"


Il Presidente della Camera iraniana Ali Larijani ha dichiarato nel corso di un suo recente meeting con il co-fondatore e Leader storico di Hamas Mahmoud al-Zahar che solamente la persistenza e il rafforzamento degli sforzi di Resistenza contro il regime dell'occupazione sionista potrà portare all'affermazione dei Diritti storici del Popolo di Palestina, mentre ogni altro atteggiamento non può che fare il gioco di Tel Aviv, ansiosa di vedere i Palestinesi ridotti a minoranza rinchiusa in ghetti e soggetti a ogni tipo di persecuzioni e angherie.

Larijani ha fatto notare che, con i rivolgimenti delle Rivoluzioni Arabe oramai cementati da elezioni e dall'adozione di nuovi sistemi politici, lo Stato sionista é sempre più isolato in Medio Oriente dove, dopo il ritiro dall'Irak ben presto potrebbe prospettarsi, sull'onda dello sdegno per gli atti sacrileghi e le stragi compiute dalle truppe occupanti, l'ipotesi di uno sganciamento americano anche dall'Afghanistan. Si chiuderebbe così in totale disfatta il sogno del 'Nuovo Secolo Americano', chimera che mirava a sostenere Israele con basi e truppe Usa permanentemente stanziate nell'heartland eurasiatico.

Zahar, che ha condiviso e sottoscritto ogni affermazione del suo ospite iraniano, aveva anche incontrato il Segretario del Consiglio Supremo per la Sicurezza Nazionale della Repubblica Islamica, Saeed Jalili, nella giornata di mercoledì 14 marzo. Zahar ha dichiarato che i principii-base dell'ideologia e dell'azione di Hamas sono "immutabili e non-negoziabili" e che quanti hanno sperato, con blandizie e promesse di 'neutralizzare' Hamas e di farlo staccare dall'Asse della Resistenza negli ultimi tempi "hanno solo ingannato loro stessi".
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Fonti algerine dichiarano: "Al Qaeda in Nordafrica si é messa al servizio dei Francesi per inviare terroristi in Siria contro Assad!"


Con la sempre più irreversibile sconfitta sul campo delle milizie takfire pagate da Sauditi e Qatariani e sostenute da Americani, Francesi, Turchi e Israeliani, che hanno fallito clamorosamente nel loro intento dichiarato di far precipitare la Siria nel sangue e nel caos e causare così la caduta del legittimo Governo del Presidente Assad ecco che arrivano e si moltiplicato i 'distinguo', le 'disassociazioni', le offerte (tardive) di aiuto nell'identificazione e nella prosecuzione dei mercenari e dei tagliagole che si erano infiltrati in Siria con propositi di morte e distruzione.

Secondo fonti algerine il Governo del paese nordafricano avrebbe trasmetto a Damasco una lista di ventuno nomi di cittadini algerini e francesi di origine algerina (ma pare anche marocchina) che, dopo avere militato per un periodo con le formazioni di 'Al-Qaeda nel Maghreb' si sarebbero quindi diretti verso la Siria insieme ad altri estremisti wahabiti che si trovavano in Libia. Il quotidiano El-Khabar sostiene che il Governo di Parigi avrebbe contattato questi estremisti e li avrebbe aiutati a viaggiare dal Marocco, dall'Algeria, dalla Libia verso i confini della Siria, dove agenti francesi li avrebbero fatti infiltrare all'interno, specialmente dalla parte turca.

Inoltre i fondamentalisti wahabiti presenti in Africa del Nord avrebbero installato due campi di addestramento in Libia, dove vaste zone del paese sono fuori da ogni controllo nei postumi della recente guerra civile, col Governo di transizione che non controlla altro che la costa e le vaste regioni dell'interno totalmente prive di ogni monitoraggio. Di questi due campi uno si troverebbe nel deserto attorno alla città di Hon e l'altro vicino le Jabal al-Akhdar (Montagne Verdi) nella Libia Orientale.
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Il mafioso fascista Samir Geagea vorrebbe insegnare al Cardinale Al-Rahi come fare il suo lavoro!


Samir Geagea é un criminale condannato che soltanto grazie a un'amnistia ingiusta, politicamente motivata e imposta a una magistratura (all'epoca) succube dei 'diktat' della Casa Bianca e di Israele é riuscito a farsi liberare dalla galera dove, in uno Stato di Diritto, avrebbe dovuto marcire per tutto il resto della sua miserabile vita. Che un individuo simile pretenda di contestare le scelte di un leader religioso come il Patriarca maronita di Antiochia Cardinal Beshar al-Rahi é non solamente assurdo e inaccettabile, ma anche insopportabilmente grottesco, come se Totò Riina o Giovanni Brusca pretendessero di insegnare al Papa come interpretare il proprio ruolo!

Eppure, per quanto incredibile, é proprio questo quel che é successo, con l'assassino di Rashid Karami e di Dany Chamoun (nonché della moglie e dei due figli di quest'ultimo) che in una recente dichiarazione ha detto di sentirsi "infuriare" alle dichiarazioni del Cardinale, il quale si é semplicemente limitato a notare come una rovesciamento violento del legittimo governo siriano del Presidente Assad avrebbe messo tutti i cristiani (tra cui anche i Maroniti) in grave pericolo. Speriamo che Geagea non si sia 'infuriato' come quando, nel febbraio 1994, guidò i suoi squadroni mafiosi della morte a compiere una strage (11 morti) tra i fedeli riuniti in preghiera alla Chiesa di Nostra Signora del Perdono. Questo é Samir Geagea! Un killer mafioso e fascista che non ha esitato a far sparare su fedeli cristiani in preghiera, che oggi pretende di dire a un Cardinale cosa dovrebbe o non dovrebbe dire!

Puntuale e pungente é arrivata la replica del Cardinale maronita che ha semplicemente fatto notare come Samir Geagea abbia offerto una lettura tutta personale e distorta delle sue dichiarazioni: "Come si possono commentare e prendere sul serio le conclusioni di qualcuno che, di fronte alla frase: 'Non vi é nessun Dio all'infuori di Dio', decide di leggerla come 'Non vi é nessun Dio'?". Al-Rahi ha poi ricosso la solidarietà del leader del Libero Movimento Patriottico Michel Aoun (ex-Generale ed ex-Presidente del Libano) e anche dell'attuale Presidente (e a sua volta ex-Generale) Michel Suleiman che hanno fatto notare come le parole del Cardinale siano state del tutto conseguenti e coerenti col suo ruolo di pastore dei Cristiani Maroniti nel Levante.
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Nonostante le speranze segrete di Doha e Riyadh il legame tra Hamas, l’Iran e Siria è stretto e solido più che mai!

Di seguito il secondo contributo alle nostre pagine di Ali Reza Jalali, giovane residente a Brescia recentemente laureatosi in Giurisprudenza con una tesi sulla forma di Governo della Repubblica Islamica tra Costituzione e Islam sciita. Dopo le incoraggianti e rincuoranti notizie dalla Siria sulla progressiva sconfitta dell'insorgenza wahabita anti-Assad le sue considerazioni appaiono ancora più pognanti e fondate.

Il principale quotidiano iraniano, Kayhan (l’Universo) ha riportato sul suo sito internet il 10 marzo scorso un’intervista a un noto esponente di Hamas. “Un consulente di Ismail Haniyeh, Yousef Rezeq, ha affermato: in caso di attacco contro l’Iran Hamas non starà a guardare. L’esponente del movimento politico palestinese ha continuato: ogni attacco contro una nazione araba o islamica da noi è considerato come un crimine imperdonabile. Riguardo a una possibile azione di Tel Aviv contro la Repubblica Islamica dell’Iran, Razaqa ha espresso preoccupazione garantendo comunque l’appoggio di Hamas e della resistenza palestinese a Tehran”.

Questa notizia è molto importante visto che da qualche tempo giravano voci correlate a una defezione della resistenza palestinese, e soprattutto di Hamas, dall’ “Asse della Resistenza”, ovvero quella alleanza anti-imperialista e anti-sionista del mondo medio orientale, basata su una unione tra Iran, Siria, Libano e Hamas (cui ci sentiamo di aggiungere gli alleati palestinesi di quest’ultimo partito, ovvero la Jihad islamica e i vari gruppi nazionalisti e progressisti alternativi a Mahmud Abbas). Secondo alcuni analisti Hamas nel vedere la crisi siriana e l’appoggio di Tehran a Bashir Assad, si sarebbe convinto della necessità di un “regime change” a Damasco.

Riguardo a tali illazioni Rezek, consigliere del Primo ministro palestinese democraticamente eletto, I. Haniyeh, ha affermato: l’alleanza tra l’Iran e Hamas è salda più che mai e il viaggio del Premier palestinese a Tehran a febbraio ha migliorato ulteriormente il legame spirituale dei resistenti del mondo islamico. Inoltre, in un intervista al canale panarabo Al Arabiya, uno dei fondatori di Hamas, Mahmood Zahar, riguardo ai rapporti di Hamas con la Siria ha detto: le porte di Damasco sono sempre state aperte per la resistenza palestinese e noi non attueremo mai politiche di disturbo nei confronti del governo siriano. Inoltre Zahar ha negato contatti di Hamas con l’opposizione siriana.
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mercoledì 14 marzo 2012

Trecento prigionieri politici in sciopero della fame nella galera sionazista di Nafha, per liberare 15 compagni in isolamento!


Fonti umanitarie palestinesi hanno annunciato che ben trecento detenuti politici nella galera sionista di Nafha stanno in questo momento rifiutando il cibo in uno sciopero della fame a oltranza che, iniziato ieri, ha l'obiettivo di protestare contro le disumane pratiche di confino solitario che colpiscono i prigionieri più rappresentativi o meno inclini a lasciarsi piegare dal trattamento indegno cui tutti i membri della Resistenza (politica, armata, civile, religiosa) ricevono dalle mani dei secondini dell'Occupazione.

Lo sciopero della fame mira a far liberare dalla detenzione in isolamento quindici detenuti, tutti i partecipanti hanno preso solenne impegno di rinunciare a qualunque lusinga della direzione che miri a blandirli con concessioni personali dal punto di vista delle ore d'aria, delle visite di parenti e avvocati, della restituzione di oggetti personali illegalmente confiscati. Nessun contatto ufficiale con la direzione del carcere sarà accettato prima della liberazione dei quindici prigionieri confinati.

Nemmeno la minaccia di un raid armato del personale della prigione nell'ala degli scioperanti servirà a fare loro cambiare idea, contro la volontà chiara e decisa di un prigioniero palestinese nemmeno l'intero arsenale di violenza e tortura dell'internazionale sionista può nulla.
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Da Damasco Ramadan Shallah annuncia: "La Resistenza non si arrenderà mai, pronti nuovi potenti modelli di razzo per colpire bersagli sionisti!"


Il Segretario Generale del Movimento per la Jihad Islamica in Palestina Ramadan Shallah, dalla capitale siriana Damasco, dove si trova la sede ufficiale dell'organizzazione ha pronunciato un comunicato ufficiale di valutazione e pianificazione riguardo agli ultimi avvenimenti nella Striscia assediata di Gaza, dove, sottoposte ai vigliacchi e codardi attacchi dell'aviazione e dell'intero dispositivo militare del regime ebraico di occupazione della Palestina le Brigate Al-Quds, braccio armato del Movimento, hanno compiuto veri e propri prodigi di valore lanciando dozzine e dozzine di razzi e proiettili da mortaio contro le basi militari e gli insediamenti di giudei fanatici e armati oltre i confini della Striscia, contribuendo decisivamente al raggiungimento della tregua stipulata ieri (e subito rotta durante la notte, a causa della menzognera natura delle promesse sioniste).

"Questa tregua é differente dalle altre che l'hanno preceduta e rappresenta una vera e significativa novità nelle relazioni tra la Striscia di Gaza e l'entità occupante sionista, un vero e proprio cambio di passo!". Shallah ha indicato come la 'palla' delle iniziative militari stia iniziando a sfuggire a Tel Aviv che non é più in grado di decidere a suo piacimento quanto insistere con le aggressioni armate ma ha dovuto accettare la proposta di armistizio offerta dall'Egitto per fermare i lanci di razzi da Gaza, constatando il totale fallimento dei suoi vantati 'intercettori'.

Le Brigate Al-Quds, ha aggiunto Shallah, dispongono ora di armi anche più efficienti e distruttive di quelle impiegate negli ultimi lanci e le utilizzeranno appena ne vedranno l'opportunità e l'utilità, specialmente se l'occupazione ebraica dovesse riprendere con gli attentati terroristici contro i membri dell'organizzazione oppure altri rappresentanti della Resistenza palestinese. "Questi giorni sono stati solo l'ultimo 'round' tra Resistenza e occupazione, la guerra é lungi dall'essere finita e non potrà che finire con la liberazione della nostra Terra e l'oblio definitivo per l'entità criminale sionista".
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E' un bambino di sette anni l'ultima vittima dei bombardamenti assassini sionisti degli ultimi giorni, morto dopo straziante agonia!


Il bambino che vedete in foto si chiamava Barak al-Maghribi e adesso é morto.

Ad appena sette anni il piccolo Barak é stato crivellato dalle schegge e dagli shrapnel di un proiettile a frammentazione lanciato volutamente contro la popolazione civile di Gaza da un aeroplano sionazista nel corso del breve ma intenso "pogrom" militare condotto negli scorsi giorni contro il ghetto palestinese assediato e iniziato con l'assassinio a tradimento dello Sceicco Al-Qaisi, Segretario Generale dei Comitati Popolari di Resistenza.

Anche a causa della costante crisi delle strutture sanitarie della Striscia, voluta dagli Shylock sionisti e implementata attraverso l'assedio illegale che da cinque anni strangola l'enclave palestinese, il piccolo Barak ha passato in agonia gli ultimi momenti della sua vita, prima di spirare portando a ventisette il numero delle vittime ingoiate dalle fauci del Moloch di Tel Aviv in quest'ultima dimostrazione di calcolata crudeltà crimnale.

Intanto, venendo per l'ennesima volta meno alla parola data, le truppe del regime ebraico di occupazione della Palestina nel corso della notte di martedì e all'alba di oggi mercoledì 14 marzo si sono rese complici di nuovi attacchi contro Gaza: una raffica di colpi di artiglieria si é abbattuta in nottata contro la periferia orientale della Striscia mentre stamane alle prime luci dell'aurora due missili guidati sono stati sparati da un aeroplano sionista contro una segheria. Quest'ultimo attacco dimostra la natura mirata dei bombardamenti, che vogliono rendere impossibile ai Palestinesi il lavoro e il miglioramento delle loro condizioni di vita.
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L'ordine regna a Idlib! Le truppe di Assad uccidono gli ultimi cinquanta terroristi al soldo di Obama e Netanyahu!


L'Esercito arabo siriano ha il totale controllo della città di Idlib e della sua periferia; proseguendo nell'opera di bonifica delle aree di confine in cui, grazie agli sforzi combinati di Turchia, Giordania, di estremisti wahabiti presenti in Irak e di militanti dei partiti filosionisti fedeli al mezzo saudita Saad Hariri nel Nord del Libano negli ultimi mesi alcune zone del paese erano diventate nido di insorgenti e provocatori stipendiati dagli sceicchi del petrolio, dall'inquilino nero della Casa Bianca, dal Nanerottolo mezzo ungherese dell'Eliseo e dall'internazionale sionista, ansiosa di rovesciare nel sangue il Presidente Assad per interrompere l'Asse della Resistenza che via Damasco e Bagdad unisce Beirut a Teheran.


"Da ieri notte non si hanno più notizia di scontri, dopo la vittoria riportata dalle nostre forze in una prolungata sparatoria nella quale sono stati uccisi circa cinquanta terroristi armati, uno degli ultimi nuclei di irriducibili rimasti dopo la resa in massa avvenuta nella giornata precedente"; il comunicato delle forze armate é chiaro: gli ultimi fanatici 'takfiri', disponibili pupazzi di Al-Qaeda, marionette consapevoli o meno dei disegni imperialisti di CIA e Mossad si sono fatti ammazzare come cani, ma prima di morire, si sono lasciati andare a un'ultima orgia di violenze contro la popolazione di Idlib che non ha mai abbracciato la loro causa o la loro bandiera, si ha notizia di impiccagioni, fucilazioni, stupri e altre violenze contro famiglie conosciute per la loro lealtà al Governo regolare, spesso congiunti di militari e uomini della sicurezza.

E proprio i cittadini di Idlib corrono incontro alle uniformi amiche dell'Esercito di Damasco, baciando e abbracciando i liberatori che riportano l'ordine e consegnano il regno di terrore dei takfiri wahabiti agli incubi del passato: ogni finestra ha una bandiera siriana, un ritratto di Bashir Assad o anche del padre Hafez esposto e finalmente, dopo settimane di incertezza e ansia, anche il Nord della Siria può finalmente guardare al futuro con fiducia. I genieri dell'Esercito stanno già rinforzando gli sbarramenti e le misure di sicurezza lungo i confini, in maniera che diventi sempre più difficile se non impossibile fare affluire nuovi rinforzi di armi o combattenti agli ultimi, sparuti drappelli di agenti provocatori del complotto anti-siriano.

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Ancora un prigioniero politico palestinese illegalmente ri-arrestato dal regime ebraico!


Truppe del regime sionista di occupazione della Palestina hanno violato per l'ennesima volta gli accordi sottoscritti lo scorso autunno con la mediazione e la garanzia egiziana coi quali Tel Aviv si impegnava a liberare centinaia di detenuti politici palestinesi e a non sottoporli ad alcuna misura di pedinamento, controllo, monitoraggio o arresto, in cambio del rilascio dell'Ebreo francese Gilad Schalit, catturato nel 2006 dalla Resistenza palestinese mentre, a bordo del suo carro armato da 55 tonnellate, si preparava "coraggiosamente" ad attaccare la popolazione civile di Gaza.

Il diciannovenne Ezzedine abu Sneineh é stato fermato dalle truppe sioniste a un posto di blocco mentre stava tornando a casa, nella parte meridionale della Cisgiordania vicino al Al-Khalil e quindi é stato illegalmente ri-arrestato; la denuncia della violazione degli accordi é arrivata puntualmente dalla Società per i Diritti dei Prigionieri Palestinesi, subito informata dai parenti del ragazzo, nella serata di ieri.

Sono ormai dozzine i detenuti politici palestinesi ri-arrestati dal regime sionista, che in questo modo dimostra a tutto il mondo quanto poco valgano la sua parola e i suoi giuramenti; tra essi si conta anche la coraggiosa Hana'a Shalabi, dallo scorso 15 febbraio in sciopero della fame a oltranza per attrarre l'attenzione della Comunità internazionale sugli abusi e le ingiustizie di cui lei e i suoi compagni di prigionia sono stati fatti oggetto da parte dell'occupazione sionista.
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Tribunale egiziano condanna due imputati sionisti e un ucraino all'ergastolo per traffico d'armi!


Carcere a vita, questa la pena inflitta dalla corte a due cittadini del regime sionista di occupazione e un Ucraino colpevoli di traffico di armi attraverso il confine egiziano: dei tre imputati uno é latitante, mentre l'Ucraino e uno dei due sionisti hanno ascoltato la sentenza dal gabbiotto dei prigionieri e sono stati quindi ricondotti nel carcere dal quale non usciranno più per il resto delle loro esistenze.

L'Ucraino, manager di una compagnia turistica a Sharm, aveva ordinato un carico di armi a uno dei due imputati sionisti che le aveva spedite in varie casse, accompagnate dal terzo accusato; sottoposto a un controllo questi aveva finto di non essere al corrente del genere di carico che stesse scortando, ma alcune incongruenze nel suo contegno e nelle giustificazioni addotte alle autorità lo hanno fatto condannare come gli altri.

Arrestato negli uffici della sua compagnia l'imputato ucraino ha cercato di giustificarsi dicendo di 'necessitare' delle armi in questione per "proteggere sé stesso e i suoi dipendenti". Il processo e la sentenza arrivano durante un momento di intenso peggioramento dei rapporti tra regime ebraico ed Egitto, con il Parlamento del Cairo che recentemente ha approvato un documento in cui si definisce l'entità sionista "Primo e principale nemico del Paese".
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Sventato complotto terrorista wahabita nel Nord del Libano, i militanti collegati ai mercenari sauditi anti-Assad!


Il Primo Ministro libanese Najib Mikati ha confermato che le forze dell'Armee Libanaise hanno neutralizzato una cellula terroristica wahabita che stava programmando attentati e stragi contro l'Esercito nazionale e le sue strutture. Il network di estremisti aveva nel mirino l'accademia militare Al-Fayyadiyeh e gli acquartieramenti di Hamat, come riportato dal quotidiano As-Safir nella sua edizione di martedì 13 marzo.

Nella sua conferenza stampa al Grand Serail il Premier ha dichiarato che gli estremisti erano collegati con vari sostenitori, principalmente ad Ain al-Hilweh. Ma la cosa più preoccupante é che del gruppo facevano parte alcuni militari, in particolare uno studente dell'accademia che doveva essere colpita e un membro delle forze speciali della Marina.

I due sono stati arrestati insieme ad altri cinque civili dopo che, con il fermo e l'interrogatorio di un chierico estremista sunnita, sono state raccolte prove inoppugnabili del loro coinvolgimento nel complotto fondamentalista. Sembra che il capo della cellula, tale Abu Mohammed Towfik Taha, sia attualmente latitante e oggetto di una intensa caccia all'uomo da parte delle autorità libanesi.

E' evidente il legame di questo gruppo wahabita, operante nel Nord del Libano, area di influenza dei partiti allineati con la Coalizione 14 Marzo e i terroristi e i provocatori stipendiati da Usa, Francia, Qatar, Arabia Saudita e Israele in Siria: qualora il Nord del Paese dei Cedri precipitasse nel caos e nella violenza i mercenari tagliagole all'opera contro Assad troverebbero più facile entrare e uscire attraverso il confine internazionale, impiantare basi logistiche, centri di addestramento e canali di rifornimento in territorio libanese.
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