sabato 12 maggio 2012

Truppe siriane ad Aleppo uccidono un attentatore suicida prima che riesca ad attivare la sua autobomba: salvate decine di civili!

Tutto il quartiere di Al-Shaar, uno dei più popolosi della metropoli di Aleppo (superiore per numero di abitanti alla stessa capitale Damasco) sono grati alle forze militari e di sicurezza siriane che sono riuscite a fermare un attentatore suicida che, alla guida di un minibus letteralmente imbottito di esplosivo, stava per firmare una strage forse peggiore di quelle recentemente commesse ai danni della popolazione civile dai terroristi wahabiti armati e sostenuti da Arabia Saudita, Qatar e Turchia.

 L'agenzia SANA ha dichiarato che l'episodio é avvenuto nella giornata di ieri: vistosi circondato l'autista suicida ha investito due militari ma per fortuna é caduto sotto il fuoco incrociato dei loro commilitoni, rimanendo ucciso prima di potere attivare il detonatore della sua carica esplosiva. All'interno del furgone, schiantatosi senza controllo, sono stati trovati 1200 chili di esplosivo.

A insospettire i militari era stata la targa, evidentemente rubata, che non corrispondeva al veicolo cui era stata applicata. La carica detonante era tale da poter compiere una strage orrenda, specialmente in una giornata come quella del venerdì, quando boulevard e piazze sono particolarmente affollati.

Gli investigatori, pur lamentandosi di non avere a disposizione l'aspirante suicida per interrogarlo, contano di poter trarre importanti elementi per combattere l'insorgenza terrorista dall'analisi del veicolo, in special modo della carica esplosiva e del detonatore.
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Aggiornamento sulla situazione dei prigionieri politici in sciopero della fame: sono in sette a rischiare la vita!

L'Osservatorio Euromediterraneo per i Diritti Umani (EMOHR) ha chiesto agli Stati membri del Consiglio ONU per di Diritti Umani di tenere urgentemente una sessione speciale che tratti del grave rischio di morte per i detenuti politici palestinesi coinvolti nello sciopero della fame a oltranza contro le disumane misure di carcerazione in vigore all'interno del regime ebraico di occupazione della Palestina. Per arrivare a questo obiettivo sarebbe necessario mobilitare un consenso di almeno un terzo dei 47 stati membri del Consiglio.
Intanto l'ex-detenuto politico Sceicco Adnan Khader, che si é fatto rilasciare dopo essere rimasto 66 giorni senza cibo nello sciopero della fame che ha ispirato quello di Hana Shalabi e in seguito anche questo, di massa, ha dichiarato che l'autorità carceraria sionista sta telefonando alle famiglie dei detenuti in sciopero della fame per minacciarle, spargere false notizie sulle loro condizioni e cercare di estorcere informazioni da usare contro i detenuti, ricattandoli perché interrompano la loro protesta.
Secondo quanto comunicato nella giornata di venerdì dall'avvocato Jawad Bolous oltre ai prigionieri Bilal Dhiab e Thaer Halahleh anche Hasan al-Safadi, Omar Abu Shallal, Ja'far Ezziddin, Mahmoud Sarsak e Muhammad Taj, tutti ormai digiuni da oltre 70 giorni, sarebbero in immediato pericolo di vita.
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L'esponente socialista Michel Rocard a Teheran: messaggio segreto di Hollande alla Repubblica Islamica?

L'ex premier socialista francese Michel Rocard é arrivato nella Repubblica Islamica dell'Iran in uno sforzo diplomatico che, pur non ammantato di alcuna veste ufficiale, si spera possa segnare una svolta positiva nelle relazioni tra Teheran e Parigi, deterioratesi decisamente durante il quinquennio presidenziale di Sarkozy, uomo di punta della lobby sionista nel Centrodestra francese fin dagli anni '80, quando il Mossad finanziò la sua scalata a posizioni di preminenza nell'UMP. Rocard, la cui visita iraniana durerà tre giorni, é sbarcato oggi nella capitale e si incontrerà con numerosi dignitari tra cui naturalmente spicca il Ministro degli Esteri Ali Akbar Salehi.

Secondo il quotidiano transalpino 'Le Figaro' Rocard sta agendo come 'testa di ponte' del prossimo governo francese, a guida socialista, che verrà formato subito dopo le elezioni parlamentari, nelle quali il PSF prevede di superare l'UMP depressa dalla sconfitta nella corsa per l'Eliseo ricostruendo così una omogeneità Presidente-Premier che ora manca, con la forzata 'coabitazione' tra François Hollande e il Premier nominato da Sarkozy. "Speriamo che questa visita faciliti il rinnovo di amichevoli e franchi contatti tra noi e gli iraniani", ha dichiarato Michel Dubois, assistente di Monsieur Rocard.

Si dice, ma non é stato confermato finora da alcuna fonte, che Rocard possa avere consegnato a Salehi un messaggio confidenziale del Presidente Hollande per il suo pari grado Mahmoud Ahmadinejad e per la Guida Suprema Ali Khamenei. Nei giorni immediatamente successivi alla sua elezione all'Eliseo Rahmin Mehmparast aveva descritto la vittoria di Hollande come "un buon auspicio" per il futuro delle relazioni bilaterali franco-iraniane.
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Il Palestinian Return Center onora la coraggiosa Lady Tonge, paladina dei Diritti dei Palestinesi!

Il "Palestinian Return Center" ha ospitato una serata di gala per onorare personaggi che hanno avuto il coraggio, nel vigliacco e servile panorama della politica britannica, totalmente infiltrata, corrotta e piegata alla sottomissione dal denaro e dalla violenza della lobby sionista, di prendere posizioni a favore della Libertà, della Giustizia e del Diritto riguardo alla Questione Palestinese, denunciando l'illegittimità dell'occupazione ebraica e il diritto del Popolo di Palestina a costruire in suo luogo uno Stato democratico sulla base "Un uomo un voto".

Visto il grande successo della soirée é stato deciso che essa diventerà un appuntamento annuale nel calendario di eventi e iniziative dell'organizzazione.
Alla preparazione dell'evento hanno partecipato gruppi culturali musulmani, organizzazioni civiche e opinion leader palestinesi e arabi, ma la vera 'star' della serata é stata la Baronessa Jennifer Tonge, che ha ricevuto l'omaggio degli organizzatori per le sue campagne a sostegno della causa palestinese che l'hanno portata alle dimissioni dal suo gruppo parlamentare, totalmente asservito all'oro e ai ricatti di Sion.

Mahed al-Zaar, Direttore Generale del PRC, ha parlato con ammirazione del suo impegno e della sua determinazione, così lodandoli: "Troppo spesso in politica la prima lealtà va al tornaconto personale o partitico e non alla Giustizia o ai Diritti Umani, ma la Baronessa Tonge ha saputo costituire una lodevole eccezione a questa norma e ha sostenuto la bandiera della Giustizia non solo a favore dei Palestinesi, ma degli Arabi, degli Africani e di tutti coloro che si vedono oppressi e sfruttati".

Altri interventi altrettanto elogiativi si sono registrati da parte di Manual Hassassian, rappresentante dell'Anp in Inghilterra, dell'Ex-ministro Clare Short di Arafat Shoukri, di Martin Linton e infine di Sabah al-Mukthar, capo della Arab Solicitors Association.
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Manifestazioni in tutta la Giordania dopo le preghiere di venerdì: Tarawneh ha già abusato della pazienza dei cittadini!

Molte migliaia di cittadini giordani hanno messo in scena proteste in tutti i maggiori centri del paese, a partire dalla capitale Amman, nella giornata di ieri, subito dopo la conclusione delle rituali preghiere del venerdì, per chiedere le immediate dimissioni del Primo Ministro Fayez Tarawneh, vecchia volpe della politica di palazzo, già Premier sotto il piccolo Re Hussein che, richiamato in servizio dal suo successore Abdallah II, é già riuscito a consumare interamente il patrimonio non diciamo di simpatia e nemmeno di fiducia, ma almeno di pazienza che il popolo aveva deciso di concedergli in attesa di vedere le sue prime mosse al Governo.
Cartelli e striscioni impugnati dai dimostranti chiedevano la creazione di un Governo di unità nazionale che affronti i gravissimi problemi che angustiano il regno ascemita fin dal 2010 e, soprattutto, l'immediato trasferimento dell'autorità costituzionale di nomina dei Primi Ministri dalla persona del Re verso il Parlamento. Infatti é proprio perché la Camera elettiva non ha voce in capitolo nella nomina del capo del Governo che si creano situazioni grottesche come quella presente con il Re che continua a nominare un Primo Ministro dopo l'altro e con questi che non riescono a trovare un'intesa benché minima coi rappresentanti del popolo. Fondamentale nell'alienargli qualunque simpatia presso i cittadini é stata la recente decisione del Premier di interrompere il tavolo di dialogo tra Governo e opposizione che era stato aperto dal suo sfortunato predecessore, l'ex-giudice internazionale Awn Khasawneh, dimessosi il 26 aprile scorso. Tarawneh si era già attirato critiche feroci e condanne generalizzate quando, di fronte alle dimostrazioni che chiedevano l'abolizione di ogni accordo di pace con l'entità ebraica (siglati dalla Giordania nel 1994, proprio sotto la sua guida) egli aveva difeso quella decisione.
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venerdì 11 maggio 2012

Amr Moussa e Aboul Fotouh attaccano duramente Israele nel loro "faccia a faccia" elettorale, trasmesso in diretta TV!

Due importanti candidati alle prossime elezioni presidenziali egiziane, l'ex Segretario della Lega Araba Amr Moussa e l'ex dignitario dell'Ikhwan musulmana Aboul Fotouh hanno espresso severe e ficcanti critiche al regime ebraico di occupazione della Palestina nel corso del loro seguitissimo "faccia a faccia" televisivo andato in onda nella giornata di ieri.

"Israele é un nemico, un'entità stabilita su territorio occupato che minaccia molto da vicino la stabilità e la pace del nostro Stato e del suo popolo" ha dichiarato Aboul Fotouh, che ha rinunciato al suo incarico nella Fratellanza Musulmana per potersi candidare quando ancora sembrava che la potente organizzazione religiosa e civile non volesse presentare un proprio concorrente alla compezione presidenziale (decisione poi ribaltata con la candidatura di Khairat al-Shater e la sua sostituzione con Mohammed Mursi quando il businessman Shater fu bocciato dalla commissione elettorale).

Amr Moussa, già Premier per un decennio sotto Mubarak e poi Segretario della Lega Araba ha replicato: "La maggior parte degli egiziani vede Israele come una minaccia e un nemico, non vogliono avervi rapporti e non ripongono fiducia in nessun accordo stretto in passato con quell'entità, che sospettano sia stato rispettato solo fin quando il loro paese veniva governato da autocrati sottomessi agli Usa -e quindi sotto controllo sionista-". Fotouh e il candidato della Fratellanza Moursi sono i più accreditati contendenti per la poltrona presidenziale, le chance di Moussa sono infatti inficiate dal suo passato di "uomo del regime".
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Rappresentante siriano all'ONU denuncia: "Agite contro Qatar, Turchia e Arabia Saudita per il loro sostegno ai terroristi!"

Sottolineando come il Governo del Presidente Assad stia assecondando e facilitando in tutto la missione di osservatori ONU patrocinata dall'Ex-segretario generale Kofi Annan (come del resto aveva fatto anche con gli osservatori della Lega Araba guidati dal Generale sudanese Al-Dabi) il rappresentante permanente di Damasco al Palazzo di Vetro, Bashir al-Jafari, ha dichiarato come "sempre più urgente e necessario" imporre lo 'stop' alle nazioni che, come ormai di pubblico dominio, stanno sostenendo i terroristi wahabiti all'opera in Siria.
Nel suo ultimo intervento a New York Al-Jafari ha dichiarato che la Siria sta "scrupolosamente seguendo" le indicazioni e le richieste degli osservatori sul terreno "Ma il Governo siriano non può fare tutto da solo, necessitiamo della partecipazione collettiva della comunità internazionale che deve agire per imporre al Qatar, alla Turchia e all'Arabia Saudita di cessare il sostegno e l'istigazione della violenza terrorista che hanno portato avanti indisturbati fino a questo momento".
Il fatto che la violenza terrorista in Siria sempre più frequentemente abbia come obiettivo la popolazione civile dimostra come i terroristi non abbiano nessuna speranza di coinvolgerla in una 'insurrezione' contro Assad e quindi sfoghino su di essa con bestiale crudeltà la loro frustrazione.
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Nouri al-Maliki risponde a tono alle dichiarazioni di Erdogan in favore del terrorista latitante Al-Hashemi!

Il Premier irakeno Nouri al-Maliki ha risposto a strettissimo giro alle recenti dichiarazioni pubbliche del suo collega turco Recep Erdogan, riproponendo il copione seguito recentemente quando il Primo Ministro di Bagdad aveva chiarito che il suo Governo mal sopportava le posizioni ingerenti e semi-ostili che sempre più spesso Ankara e i suoi rappresentanti politici assumevano nei confronti dello Stato mesopotamico. Questa volta a scatenare la reazione del politico sciita é stato l'annuncio dato da Erdogan che la Turchia continuerà a ospitare l'Ex-vicepresidente latitante Tarik al-Hashemi nonostante su di lui penda un mandato di cattura del Tribunale di Bagdad e una 'Red Notice' dell'Interpol.
"Simili dichiarazioni non fanno che sottolineare la mancanza di rispetto turca nei nostri confronti: l'Irak non desidera nessun contrasto, nessun problema con la Turchia, come non ne cerchiamo o desideriamo con l'Iran, con l'Arabia Saudita, con gli Usa o qualunque altro paese del mondo eppure non possiamo transigere sul chiedere nei nostri confronti atteggiamenti corretti, che da parte turca, ultimamente, sembrano latitare". Proprio il Primo Ministro Al-Maliki nel novembre 2011 sarebbe stato la vittima designata di un attentato con autobomba commissionato da Al-Hashemi alle sue guardie del corpo, che solo per una serie di circostanze fortuite non lo ha effettivamente colpito.
Dal momento in cui é stato emesso il mandato di cattura contro di lui dal competente Tribunale di Bagdad Al-Hashemi prima si é nascosto in Curdistan, poi in Qatar, in Arabia Saudita e ora in Turchia. E' chiaro che le sue attività terroristiche erano coordinate con gli stati e le figure filo-americane della Regione e miravano a suscitare un conflitto etnico-confessionale per poter fornire argomenti a una prolungata presenza militare americana nel paese.
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Ricercatori guidati da esperto italiano correlano l'uso sionista di fosforo bianco alle malformazioni subite dai neonati di Gaza!

Una pubblicazione scientifica rilasciata dal "Comitato per gli Studi sulle Nuove Armi" dimostra con evidenza di dati la molto probabile relazione tra il numero "innaturalmente alto" di difetti neonatali negli infanti della Striscia di Gaza e il ripetuto uso contro la popolazione civile della Striscia di armi chimiche con effetto teratogeno come l'uranio impoverito, il fosforo bianco e altri tipi di combustibili metallici. Dai dati raccolti dal team guidato dall'Italiano Fabio De Ponte risulta che ben il 27 per cento dei genitori dei bambini malformati nel reparto maternità dell'Ospedale al-Shifa ha dichiarato (prima della diagnosi del difetto neonatale) esposizione a fosforo bianco o altro agente chimico, contro una percentuale trascurabile tra i genitori di nati normali.
La ricerca é stata condotta tra maggio e settembre del 2011, a oltre due anni dal violentissimo 'pogrom' militare di Piombo Fuso, su un campione di 4028 neonati con un protocollo comprensivo di fattori ambientali, familiari, clinici e domeografici. Il numero di malformazioni é sensibilmente più alto a Gaza di quelli registrati in Egitto, in Giordania ma anche nella West Bank, dove gli attacchi aerei sionisti sono o sconosciuti o comunque non certo frequenti come sul ghetto palestinese assediato. Già studi precedenti condotti sulle ferite di vittime di 'Piombo Fuso' e sui capelli dei bambini di Gaza avevano segnalato un preoccupante accumulo di metalli pesanti ed altri elementi mutagenici e soprattutto carcinogeni e teratogeni.
Le dichiarazioni dei pazienti, ovviamente, sono state incrociate con le mappe delle zone bombardate da Israele redatte dall'Ufficio ONU per la Coordinazione dell'Assistenza Umanitaria (OCHA) e coi dati del Coordinatore Speciale ONU per il 'Processo di Pace' in Medio Oriente (Già 'Coordinatore Speciale ONU') e con la Squadra di Azione Antimina ONU a Gaza (UNMAS). Il lavoro del "Comitato per gli Studi sulle Nuove Armi" comporta principalmente la ricerca e l'analisi di dati e rapporti per tracciare profili e valutazioni di rischio riguardo gli effetti a medio e lungo termine per individui e popolazioni esposte a nuovi tipi di combustibili ed esplosivi militari.
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giovedì 10 maggio 2012

Il Ministero degli Esteri tunisino rimbecca l'ambasciatore Usa Gordon Gray, che aveva criticato la sentenza contro Nessma TV!

Il Governo tunisino ha fortemente stigmatizzato e respinto al mittente il tentativo dell'ambasciatore Usa a Tunisi, Gordon Gray III, il quale, con un comunicato stampa arrogante, inappropriato e offensivo aveva cercato di intromettersi nell'amministrazione della giustizia del paese nordafricano "condannando" la sentenza (peraltro estremamente lieve e leniente, tanto da avere suscitato il disappunto e le proteste di migliaia di cittadini di Tunisi) con cui é stato multato il proprietario di Nessma TV, Nabil Karoui, il quale aveva permesso di trasmettere un filmato di propaganda anti-islamica e anti-iraniana a poche ore dalle elezioni per la nomina dell'Assemblea Costituente lo scorso ottobre, dando il via a una rivolta dove la sua villa era stata devastata e incendiata.
Il film in questione, tratto dalle "memorie" della ex-prostituta drogata Marianne Satrapi era un esercizio di malevola e offensiva propaganda islamofoba e anti-iraniana e doveva avere l'effetto di spaventare i Tunisini riguardo la possibilità che (come poi puntualmente avvenuto) il Partito del Rinascimento Musulmano (Ennahda) conquistasse una solida maggioranza all'Assemblea Costituente.
Un comunicato ufficiale del Ministero tunisino degli Affari Esteri ha dichiarato che, per quanto ansioso di stabilire amichevoli relazioni con il Governo Usa la nazione tunisina ha ogni intenzione di mantenere la propria autonomia riguardo la giustizia, l'equità e l'appropriatezza delle sue strutture giudiziarie e dei criteri con cui esse valutano, operano ed agiscono; "Il desiderio di relazioni aperte e cordiali non deve mai venire confuso con la sudditanza psicologica o morale".
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Erdogan si mette di traverso all'Interpol! "Continueremo ad ospitare Tarik Hashemi!"

Il Premier turco Erdogan ha dichiarato che non ha alcuna intenzione di obbedire alla richiesta ('Red Notice') dell'Interpol di bloccare e trattenere l'Ex-vicepresidente irakeno Tarik al-Hashemi, inseguito da un mandato di cattura del Tribunale di Bagdad che deve processarlo insieme a 73 membri del suo dettaglio di guardie del corpo per avere architettato e ordinato oltre 150 omicidi e diversi attentati esplosivi, nel quadro di una serie di iniziative volte a istigare una guerriglia etnica e confessionale tra sciiti e minoranza sunnita, per offrire sostegno alla tesi di un necessario 'supplemento' di occupazione militare americana per "garantire la sicurezza" nel paese mesopotamico (Il che sarebbe stato come chiedere al ladro che ci ha appena rapinati e picchiati di proteggerci da altri eventuali malintenzionati).
Erdogan, nel corso di una conferenza stampa in Italia, ha dichiarato che Hashemi continuerà a risiedere in Turchia, ora come in futuro, adducendo posticce e ridicole giustificazioni come la necessità di "sottoporsi a terapie mediche". Da quando si é reso latitante a dicembre, appena emesso il mandato di cattura contro di lui (il giorno successivo al termine del ritiro degli ultimi militari americani dal paese), Hashemi non ha mai una sola volta addotto motivi medici alle sue peregrinazioni prima di Curdistan, poi in Qatar, poi in Arabia Saudita e infine in Turchia, preferendo invece raccontare storie fantasiose su "complotti sciiti" contro di lui e su immaginari traffici di armi iraniane (prima descritte come affidate a corrieri irakeni perché le portino in Siria, poi direttamente trasportate da iraniani verso la medesima destinazione).
La 'Red Notice' dell'Interpol é un grado sotto al mandato d'arresto internazionale vero e proprio ma é anche vero che quasi mai essa viene ignorata dalle autorità di uno stato membro dell'organizzazione; ancora una volta una pessima scelta del piccolo sultano neo-ottomano Erdogan sta gravemente danneggiando immagine e reputazione dello Stato turco.
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Il regime ebraico sul punto di capitolare: trattative in corso con il Comitato dei prigionieri politici in sciopero della fame!

Le autorità carcerarie del regime ebraico di occupazione avrebbero acconsentito, dopo una trattativa durata cinque ore con i componenti del Comitato di rappresentanza dei detenuti politici palestinesi impegnati nello sciopero della fame, a fare uscire dalla detenzione in isolamento tutti i prigionieri attualmente sottoposti a tale misura, eccetto tre.
I tre esclusi sarebbero tutti leader di Hamas, nello specifico: Ibrahim Hamed, Abdullah Al-Barghouthi e Hassan Salaam; questo vorrebbe dire che anche il Segretario del PFLP Ahmad Saadat sarebbe tolto dall'isolamento, concessione che Tel Aviv aveva giurato e spergiurato che non avrebbe "mai e poi mai considerato". Ovviamente con una mezza dozzina di prigionieri politici letteralmente sull'orlo della morte per digiuno la 'brinkmanship' sionista é andata a farsi benedire di fronte alla concreta possibilità di un disastro mediatico di proporzioni tali da eclissare persino la "Mavi Marmara".
Le trattative si sarebbero svolte all'interno della prigione sionista di Nafha e, oltre all'uscita dei detenuti dall'isolamento Israele avrebbe acconsentito anche a concedere visite a coloro a cui erano state negate e a considerare la rimozione di tutte le misure di inasprimento delle condizioni dei prigionieri prese negli ultimi sei anni.
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Il Sud-Sudan accusa Khartoum di nuovi attacchi aerei: "Tutte fandonie!" é la replica sudanese

L'Esercito Sud Sudanese ha dichiarato, per bocca del suo Vice-portavoce Kella Dual Kueth che suoi obiettivi nell'Alto Nilo e nel Bahr el Gazal settentrionale sarebbero stati colpiti dall'aviazione di Khartoum; la dichiarazione, rilasciata in una conferenza stampa tenutasi nella giornata di mercoledì 9 maggio si riferirebbe a bombardamenti avvenuti tra lunedì 7 e martedì 8. Kueth avrebbe lamentato che gli attacchi aerei avrebbero 'vuolato' la Risoluzione Onu emessa per comporre il conflitto scatenato dalle provocazioni armate di Juba contro la provincia petrolifera di Heglig, trascurando però di spiegare cosa ci facessero forze militari Sud-Sudanesi nelle regioni colpite dagli aerei del Nord.
Prontamente e a stretto giro é arrivata la risposta sudanese che ha negato recisamente che qualunque operazione militare sia stata intrapresa contro obiettivi sud sudanesi; facendo notare che ogniqualvolta Khartoum si é trovata costretta ad agire militarmente contro le truppe e le milizie di Salva Kiir é sempre stata la prima ad annunciarlo e rivendicarlo. La risoluzione Onu approvata all'inizio di maggio, dopo che con un rapido 'blitz' le truppe del Nord hanno cacciato gli occupanti dalla provincia petrolifera di Heglig e dal suo capoluogo, invitava i due stati a "riprendere i negoziati" per comporre i loro contrasti.

A metà di aprile il Sud-Sudan aveva proditoriamente occupato la zona, scatenando la giusta reazione militare di Khartoum che in pochi giorni aveva inflitto 1200-1500 perdite alle forze di Kiir, ricacciandole disordinatamente oltre il confine violato.
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mercoledì 9 maggio 2012

Franklin Lamb dal Libano: "La nave Lutfallah II é stata caricata di armi nel porto libico di Bengasi!"

Il corrispondente americano dal Libano Franklin Lamb ha riportato in un suo recente articolo che vi sarebbe un testimone oculare in Libia pronto a confermare di aver visto, insieme a tre altre persone, la nave da trasporto "Lutfallah II" venire caricata di armi e munizioni provenienti dagli ex-arsenali di Gheddafi, acquistate a peso d'oro da mediatori sauditi e qatarioti e sostituite in dodici TEU da sei metri ad altrettanti container carichi di "mercanzie generiche" affidati al mercantile battente bandiera della Sierra Leone.
Le informazioni più rilevanti sarebbero già state acquisite dal Giudice Militare Saqr, che sta perseguendo per direttissima tutti gli arrestati (che rischiano fino alla pena di morte per contrabbando d'armi dirette a forze nemiche dello Stato libanese) e contemporaneamente porta avanti le indagini per scoprire tutti i livelli del traffico mirato a sostenere e rifornire i terroristi takfiri in Siria nella speranza di provocare la caduta del Presidente Bashir Assad.
Secondo quanto trapelato finora i committenti della spedizione sarebbero due uomini d'affari sunniti di nazionalità siriana ma residenti in Arabia Saudita e, nonostante le disperate asserzioni di un sempre meno credibile Mustafa Alloch, protavoce del 'Movimento Futuro', i legami di questi due individui col mezzo saudita Saad Hariri, il Renzo Bossi libanese, sarebbero a un passo dal venire provati al di là di ogni ragionevole dubbio. Tutta la coalizione al Governo, Alleanza 8 Marzo, che riunisce sciiti, armeni, alawiti, drusi e cristiani progressisti, comunisti e nazionalisti pansiriani preme per un'indagine profonda e coraggiosa che sveli una volta per tutte come l'Alleanza rivale, filosionista e filoamericana, stia progettando di trasformare il Libano in un 'trampolino' i terroristi wahabiti e le loro armi.
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L'Iran accusa l'Arabia Saudita: "Campagne di menzogne per danneggiare i nostri ritrovati rapporti con l'Egitto!"

Il Capo della Commissione per gli Interessi Iraniani in Egitto Mojtaba Amani, ha fermamente criticato il Governo Saudita e il suo atteggiamento e le sue dichiarazioni nei confronti della Repubblica Islamica, particolarmente per quanto riguarda i pervicaci e costanti tentativi di Riyadh di fare sorgere malintesi e complicazioni nelle relazioni bilaterali tra il Cairo e Teheran, recentemente ristabilite all'insegna della franchezza e della cordialità una volta caduto l'autocrate filosionista Mubarak che, fedele ai 'diktat' di Tel Aviv e Washington aveva mantenuto chiusi ambasciata e consolati serrati da Anwar Sadat dopo la Rivoluzione Islamica e l'Esilio dello Scià.
Questa volta oggetto delle critiche della Repubblica Islamica, relate per mezzo di un'intervista di Amani al quotidiano Al-Masri Al-Youm, é stata la pretesa "notizia" dell'arresto di due cittadini iraniani al Cairo per un progettato attentato all'Ambasciatore saudita, in seguito smentita da parte egiziana e anche da fonti dell'ambasciata di Riyadh. Il punto é che alle smentite non viene mai data la rilevanza delle iniziali "bufale", con il risultato che, anche a livello di opinione pubblica popolare, la reputazione dell'Iran rischia di rimanere danneggiata e macchiata (il che é proprio quel che si profiggono gli inventori di simili fasulli 'scoop').
Altri casi simili avvenuti recentemente hanno avuto come oggetto il presunto coinvolgimento di 'agenti iraniani' in piani di contrabbando d'armamenti attraverso il Sinai. Teheran raccomanda al Governo saudita e ai suoi rappresentanti di concentrarsi piuttosto sull'appianare i gravi dissidi che sono sorti tra Riyadh e il Cairo per il 'caso' dell'attivista egiziano arrestato in Arabia Saudita; un compito certo impegnativo che toglierà ai ciambellani e ai sicofanti di Re Abdallah il tempo di dedicarsi a calunniare la Repubblica Islamica e i suoi cittadini.
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Si attendono i risultati delle elezioni siriane: cosa cambia con le riforme di Assad?

Regolarmente e con una buona affluenza ai seggi si sono tenute negli ultimi due giorni le operazioni di voto per le elezioni politiche siriane, indette dal Presidente Assad come passo fondamentale del processo di riforma istituzionale in corso in Siria dopo la fondamentale modifica della Costituzione proposta e accettata dal popolo con il Referendum confermativo di febbraio scorso e confermate anche nel momento più grave di caos e violenza dovuta all'azione dei terroristi stranieri proprio per ribadire la ferma volontà popolare di resistere a ogni tentativo di intimidazione e destabilizzazione sponsorizzata da Obama, Sarkozy, dall'Emiro Al-Thani, da Re Abdullah e da Netanyahu.
Con la rimozione degli articoli costituzionali che decretavano lo status speciale del Partito Baath come "Leader e Guida della Società Siriana" vi é stata per la prima volta la possibilità di un confronto a tutto campo tra diverse formazioni politiche tra i quali candidati si sceglieranno i membri del nuovo Parlamento. La provincia che ne eleggerà di più é Aleppo, con 32 seggi in ballo, seguita a ruota dalla capitale Damasco, con 29. Le formazioni che dovrebbero risultare più premiate dal voto dovrebbero essere i Baathisti, i Comunisti, i Socialisti della Nazione Siriana e un raggruppamento di esponenti anti-Assad ma fermamente distaccati da qualunque vicinanza ai terroristi e provocatori stranieri, le cui azioni hanno stigmatizzato a più riprese.
Che l'aria sia cambiata in Siria é evidente fin dai seggi: in anni passati vi stazionavano regolarmente e apertamente emissari dei più influenti mercanti e affaristi della città o della provincia, pronti ad accostarsi a elettori giovani o indigenti per convincerli a vendere il loro voto per una manciata di lire siriane; adesso tali mezzani sono scomparsi, non solo, per calmierare il potere economico dei candidati più ricchi o dotati di più aderenze tra la comunità degli imprenditori e dei ricchi commercianti il Governo ha fatto rispettare un limite alle spese elettorali di tre milioni di lire siriane per ciascun candidato. I risultati delle elezioni saranno resi noti dal Ministero dell'Interno nei prossimi giorni.
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L'imprenditore dell'omicidio Tarik al-Hashemi ricercato anche dall'Interpol!

Dopo mesi di sfacciata latitanza e di sostegno e complicità ottenuta in Kurdistan, Qatar, Arabia Saudita e Turchia l'Ex-vicepresidente irakeno Tarik al-Hashemi, rappresentante del partito sunnita filoamericano Al-Irakyia e responsabile dell'organizzazione di dozzine di omicidi e di numerosi attacchi terroristici esplosivi é stato inserito dall'Interpol nelle sue liste di ricercati: da questo momento in poi tutti i 190 stati membri dell'organizzazione avranno il dovere morale di contribuire a localizzarlo e arrestarlo.

Ci chiediamo che cosa si inventerà ora Hashemi, che aveva replicato alle richieste di estradizione del Tribunale di Bagdad con accuse e insulti ai giudici e con la pretesa di essere vittima di 'complotti'; probabilmente accuserà l'organizzazione di polizia internazionale di essere al servizio dell'Iran o di prendere ordini da Nouri al-Maliki, il Primo Ministro sciita che lui aveva cercato di uccidere con un attentato esplosivo nel novembre 2011, circa un mese prima di essere colpito dal mandato di cattura spiccato contro di lui il 19 dicembre 2011, esattamente un giorno dopo il termine del ritiro delle truppe americane dalla Mesopotamia.
Il Segretario Generale dell'Interpol, Ronald Noble, ha dichiarato in un comunicato rilasicato martedì di augurarsi che a seguito dell'azione internazionale "la capacità del latitante Hashemi di muoversi e viaggiare internazionalmente sia decisamente limitata e questo lo convinca a consegnarsi e subire il giudizio per i suoi crimini".
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martedì 8 maggio 2012

Scandaloso! Armi per i terroristi wahabiti sequestrate dai Libanesi su una nave dell'armatore Grimaldi!

Le Forze di Sicurezza e i Servizi Segreti Militari libanesi hanno sequestrato una enorme quantità di armi in una nave italiana della compagnia armatoriale Grimaldi nel porto di Tripoli Siriaca in un vero e proprio "bis" del 'colpo' della Lutfallah II, bloccata pochi giorni orsono sempre nel Nord del paese, zona in cui prevale la setta sunnita e in cui il mezzo-saudita Saad Hariri, il 'Renzo Bossi libanese', burattino di Washington, Riyadh e Tel Aviv ha la sua roccaforte elettorale e il suo serbatoio di voti.

Le fonti libanesi confermano che tra gli arrestati nell'operazione anti-contrabbando e anti-terrorismo vi sono molte figure collegabili alla coalizione 14 marzo e ai partiti di riferimento di essa (specialmente il Movimento Futuro). La nave dell'armatore Grimaldi era partita dalla Germania, dove la compagnia di navigazione italiana ha una delle sue principali sedi operative europee e aveva fatto scalo ad Alessandria d'Egitto, quartier generale invece per il Mediterraneo meridionale, particolare interessante visto che sempre ad Alessandria aveva fatto scalo anche la Lutfallah II. 

Le armi e le munizioni erano nascoste in due veicoli, trasportati a bordo della nave, che sono stati presi e trasferiti alla base militare di Al-Qubbeh per accurati e approfonditi rilevamenti. Questi sequestri fanno capire quanto sia importante prevenire a ogni costo qualunque avanzata elettorale della coaliazione 14 marzo che se mai tornasse al potere trasformerebbe il Libano in un nuovo Pachistan esattamente come il Pachistan é stato distrutto dal suo status di 'retrofronte' per l'aggressione imperialista occidentale all'Afghanistan così il Paese dei Cedri sarebbe distrutto, sacrifcato sull'altare della nuova aggressione imperialista alla Siria.

Anche i Libanesi di sentimenti conservatori o di fede sunnita devono aprire gli occhi e rendersene conto: se continueranno a votare Hariri il fato della loro nazione é segnato e non sarà differente di quello di Peshawar, Lahore e delle altre città e province Pachistane devastate dai droni di Obama e asservite all'occupazione NATO.
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Arrivato a 71 giorni di digiuno volontario Thaer Halahleh smette persino di bere acqua! Quanto gli resta da vivere?

Siamo ormai all'ultimo atto; dopo 70 giorni di ininterrotto digiuno il prigioniero politico palestinese Thaer Halahleh ha smesso persino di bere liquidi e assumere medicinali, come confermato oggi dalla sua stessa famiglia. Con l'immensa dignità che già fu di Bobby Sands, questo Eroe della Resistenza ha vestito il sudario del martire e senza rimpianti né tentennamenti si appresta a darsi la morte piuttosto che cedere ai ricatti e alle lusinghe sioniste. Da lunedì il prigioniero é stato trasferito in ospedale e pare ormai certo che non lo lascerà da vivo.
Il Movimento per la Jihad Islamica in Palestina ha dichiarato che il respingimento della mozione di appello per Halahleh e Dhiab si trasformerà in un pericolosissimo 'boomerang' per Israele, visto che nessuno dei due detenuti sembra disposto a interrompere il proprio digiuno e che nessuno sforzo sarà tralasciato dai sostenitori della Resistenza e della Causa palestinese per fare sì che il regime ebraico ne subisca in pieno tutte le conseguenze.
Bisogna sempre e comunque ricordare che lo sciopero della fame di Dhiab e Talhalheh non mira solo alla loro liberazione individuale e anche qualora questa venisse garantita essi non lo interromperebbero: tra le loro richieste vi sono lo "stop" indefinito alle procedure di detenzione amministrativa, la fine dell'isolamento per tutti i prigionieri politici sottoposti all'inumana misura e il ripristino del diritto di visita dei familiari a tutti i detenuti palestinesi.
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Ahmad Sadaat si rifiuta di rompere il fronte dello sciopero della fame, mentre i servi di Fatah minacciano i prigionieri che vi prendono parte!

Il Segretario Generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina Ahmad Saadat, impegnato nello sciopero della fame a oltranza iniziato il 17 aprile da migliaia di prigionieri politici palestinesi ha rifiutato la richiesta delle autorità carcerarie sioniste (lo Shabas) di 'negoziare', riferendo che egli non riveste alcuna posizione di preminenza nella protesta in questione, che un Comitato di prigionieri già esiste e che solo esso é autorizzato ad avere trattative coi carcerieri.
E' evidente il tentativo di Sion di spezzare il fronte della protesta separando un'organizzazione minoritaria ma importante come il PFLP dal resto del movimento, ma Saadat, pur provato dallo sciopero e ancor più dagli anni di detenzione in isolamento non si é mostrato disposto a facilitare questo piano israeliano. Sadaat ha rivelato l'approccio sionista nel suo incontro di garanzia con un avvocato dell'associazione umanitaria Addameer, nella giornata scorsa.
ovviamente tutt'altra musica si suona dalle parti dell'Anp e di Fatah, movimento dirottato da cacicchi servili e indegni, i quali, panciuti e satolli come sono, subito hanno "aperto un canale di dialogo" con lo Shabas, cercando di scavalcare il Comitato dei prigionieri: come se un consiglio di burocrati in doppio petto, tra una "colazione di lavoro" e una "cena di gala" potesse prendere decisione a nome di migliaia di persone che, private della libertà personale da mesi, anni, in qualche caso decenni, non hanno esitato un secondo a privarsi anche del cibo, trasformando i loro corpi in campi di battaglia per dire "basta!" alle disumane pratiche detentive sioniste.
I burocrati di Fatah, vigliacchi come sempre, hanno minacciato di interrompere i pagamenti degli assegni versati dall'organizzazione alle famiglie dei detenuti (spesso necessari per la loro stessa sopravvivenza), se gli aderenti al partito in carcere non interromperanno il loro sciopero della fame; sembra che 65 detenuti lo abbiano già fatto.
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